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Scalata alla Lazio: la Digos spiega lo scontro tra Lotito e "Irriducibili"
ROMA (10 giugno) - «All'inizio i rapporti tra Lotito e gli "Irriducibili"erano buoni. Poi la frattura, se così si può chiamare, ci fu quando il presidente della Lazio annunciò il progetto di voler costruire un nuovo stadio. Ciò gli provocò l'accusa che questa iniziativa fosse una mera speculazione immobiliare e non rappresentasse un interesse per la società». Ad affermarlo è il dirigente della Digos Lamberto Giannini, sentito come testimone nell'ambito del processo su un fallito tentativo di scalata Lazio Calcio da parte di un fantomatico gruppo industriale ungherese. Nel processo sono nove gli imputati, tra cui Giorgio Chinaglia e quattro persone ritenute leader del gruppo degli Irriducibili, accusati, a seconda delle singole posizione, di aggiotaggio informativo, ostacolo a un'autorità di vigilanza e tentata estorsione.
Giannini, in sostanza, ha ricostruito i rapporti tra questo gruppo di tifosi del club biancoceleste e Claudio Lotito quando assume la presidenza della Lazio nell'estate 2004. «Inizialmente c'era una palese non belligeranza - ha spiegato il dirigente della Digos - Gli Irriducibili si impegnarono a portare gente sotto la sede dell'Agenzia dell'entrate quando Lotito voleva ottenere la rateizzazione del debito fiscale e a esporre striscioni contro Capitalia, quando l'istituto di credito sembrava sponsorizzare l'altro potenziale compratore del club, Tulli».
La situazione cambiò «nell'agosto 2005, quando Lotito annunciò il progetto del nuovo stadio. La contestazione fu espressa con diversi striscioni apposti durante le partite, nonché con dichiarazioni durante trasmissioni radiofoniche. Augurare la morte a Lotito perché andasse via dalla Lazio diventò una ragione di vita per alcuni ultras». La contestazione aumentò con l'avvento di Giorgio Chinaglia, che affermò di voler comprare il club per conto di un fantomatico gruppo farmaceutico ungherese. «Contemporaneamente notammo che l'attività commerciale di Original Fans - ha detto Giannini - legata agli ultrà, soffriva di una grave crisi finanziaria, proprio per la presenza di Lotito che pubblicamente si era vantato di aver tagliato, come invece avveniva con la precedenti gestioni societarie, alcuni privilegi in favore delle tifoserie».
Quando nella primavera 2006 gli Irriducibili «scoprirono che non c'era alcun gruppo ungherese intenzionato a comprare la Lazio, Toffolo e i suoi sodali, proseguirono nell'attacco al presidente accantonando la questione finanziaria e puntando solo sulle minacce e sulle intimidazioni». Nel corso del processo sono stati anche sentiti come testimoni Tommaso Cellini, ex responsabile marketing e dell'organizzazione dello stadio per il club, ed Elisabetta Cragnotti, ex amministratore delegato e vicepresidente della Lazio. I due hanno in sostanza spiegato l'esistenza di accordi tra la società e gli Irriducibili per la gestione del merchandising e delle coreografie. I due testimoni hanno anche confermato la circostanza che agli Irriducibili erano concessi diversi biglietti omaggio e a costo agevolato, ossia senza pagare la prevendita.
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