Anno di fondazione dell'ASR
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05/01/2023 20:16:34
uno di noi
Harry: "William e Kate mi consigliarono di indossare l'uniforme nazista | E confessa: "A 17 anni presi cocaina"
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07/03/2018 11:19:35
UNO DI NOI
Balotelli s'indigna per il senatore nero leghista: "Ma vergogna!"
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08/07/2016 16:08:37
UNO DI NOI
218309
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02/03/2016 10:06:59
UNO DI NOI
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12/11/2015 08:30:28
UNO DI NOI
L’ex abate di Montecassino
«Hotel di lusso ed ecstasy, i viaggi del vescovo con i soldi dell’8 per mille»L’ex abate di Montecassino
«Hotel di lusso ed ecstasy, i viaggi del vescovo con i soldi dell’8 per mille»
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09/10/2015 20:07:23
marino uno di noi
Il sindaco: “Per farmi fuori mancava soltanto la coca in tasca”
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04/09/2015 01:27:13
Froome uno di noi
214806
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05/07/2015 11:50:27
UNO DI NOI (ex campagna elettorale)
Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del Censis: «Non voterei. Fossi greco, sarei arrabbiato con chi me lo chiede»
214758
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01/07/2015 09:11:28
UNO DI NOI
Papa Francesco: "Ho voglia di masticare foglie di coca"



212204
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22/01/2015 13:37:29
salah uno di noi
Per rilanciare la Roma, Garcia pensa a una novità tattica: forse già domenica a Firenze spazio a un 4-3-1-2 anziché il solito 4 3-3, almeno finché non tornerà Gervinho o arriverà un'ala: Konoplyanka, ucraino del Dnipro, o Salah, egiziano del Chelsea che non strinse la mano a giocatori israeliani, e per questo già contestato da un consigliere dell'Unione comunità ebraiche: "Non possiamo tifare per un antisemita ".
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17/11/2014 19:05:15
Uno di noi
Pur rappresentando lo stereotipo dell'impiegato servile ed incapace di ogni scatto d'orgoglio al momento giusto, Fantozzi in tutta la saga compie una serie di atti configurabili come reati anche molto gravi, tra cui i principali: omicidio colposo (tipicamente colpendo qualcuno che poi cade da grandi altezze); custodia incautelata di armi da fuoco (tiene una pistola in un cassetto, facilmente accessibile a persone inabili al suo maneggio come la moglie o la nipote); disastro navale (colpendo per errore una nave facendola esplodere); lesioni volontarie (tipicamente calci e pugni ad una vecchia o ad una suora); lesioni colpose (gettando un pesce spada dalla finestra ferisce i glutei di una persona, gettando un carretto siciliano dalle scale travolge 2 anziani; rubando un auto con caravan fa tagliare la faccia all' occupante intento a radersi); atti di teppismo (imbrattamento di muri, percosse ai passeggeri di un treno); frode sportiva (assunzione di una forte dose di stimolanti molti dei quali illeciti come la cocaina per vincere una gara ciclistica aziendale); incendio (di un motorino che credeva fosse quello della nipote); maltrattamenti in famiglia (percuote selvaggiamente la figlia con una sedia quando rimane incinta); sequestro di persona e tortura ai danni del prof. Riccardelli ne Il secondo tragico Fantozzi quando guida la rivolta dei suoi colleghi, estenuati dall'ennesima replica de La corazzata Kotiomkin; furto d'auto; guida in stato d'ebbrezza ed eccesso di velocità per seminare un Dobermann di nome Ivan il terribile XXXII; banda armata (durante la battuta di caccia con Filini o durante gli scontri prima e durante la partita Italia-Scozia); interruzione di pubblico servizio quando tenta inutilmente di prendere l'autobus al volo o ne distrugge uno tentando il suicidio; atti di estorsione, tangenti, corruzione e ricatti (in Fantozzi alla Riscossa, quando era mega direttore), simulazione di reato (per far credere di aver rubato uno stereo in un negozio); tentato abbandono di animali (il suo San Bernardo); rapina (alla megaditta); concorso in danneggiamento (di un pullman scozzese e di un caravan), intralcio alle indagini (autoaccusandosi di attentati dinamitardi e di alcuni efferati omicidi)
210646
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30/10/2014 11:59:07
UNO DI NOI
210312
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18/10/2014 15:59:14
Uno di noi
206829
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02/06/2014 09:26:20
destro uno di noi!
finalmente uno che si fa rodere il culo e non si sottomette a quel viscido unto di merda!
altro che DDR che sta a dire che chiellini è giusto sia stato convocato e che prandelli adotta un codice etico chiaro e coerente!
a DDR fai ride mortacci tua magari mori!
205326
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22/04/2014 15:39:09
UNO DI NOI
Prepara strisce di cocaina, la foto fa dimettere consigliere comunale
L’esponente del partito popolare: «Immagine fuori contesto, era uno scherzo»
201954
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22/01/2014 15:08:53
GIANNINI UNO DI NOI
(Il Messaggero – M.Allegri) - Nelle strade della Capitale è conosciuto come “Il Principe”, l’indimenticato ex capitano giallorosso Giuseppe Giannini, che ha vestito la maglia della Roma per ben quindici anni prima di dedicarsi alla carriera da allenatore. Un soprannome regale, che gli era stato affibbiato per la sua tecnica raffinata di gioco. Per quell’eleganza che lo contraddistingueva quando sfiorava il pallone sul campo di calcio. Un’eleganza che Giannini, almeno in un’occasione, avrebbe decisamente lasciato da parte: attaccate le scarpette al chiodo e diventato preparatore tecnico della Sambenedettese, aveva minacciato e preso a pugni l’allora patron della squadra marchigiana Alberto Soldini, per una questione di soldi.

Ne era scaturita una lite furibonda, che si è appena risolta sul banco degli imputati del Tribunale di Roma dove, ieri, il Principe è stato condannato a sei mesi di reclusione con l’accusa di lesioni e minacce, su richiesta del pubblico ministero Gianluca Mazzei. Mandato a giudizio con citazione diretta dal pubblico ministero Marcello Cascini, Giannini è accusato di avere «minacciato di morte Soldini Alberto», si legge nelle carte della Procura, e di averlo massacrato di botte, colpendolo con una raffica di calci, pugni, testate e investendolo «con una sportellata della sua autovettura». Una vera e propria spedizione punitiva, insomma, che il Principe aveva organizzato insieme ad un suo amico di nome Pietro, che non è mai stato identificato.



L’AGGUATO
Tutto era successo il 17 ottobre del 2006. Alberto Soldini all’epoca era presidente della Sambenedettese calcio, una squadra di serie C di San Benedetto del Tronto che Giannini aveva allenato per poco tempo: da dicembre a febbraio. Il club marchigiano navigava in cattive acque, e il Principe non aveva percepito gli ultimi mesi di stipendio. Così, secondo l’accusa, avrebbe deciso di recuperare i soldi per conto suo, presentandosi sotto casa del patron per battere cassa. Soldini aveva raccontato di essere stato vittima di un agguato: era uscito di casa alle nove di mattina accompagnato dalla moglie e, proprio di fronte al cancello della sua villa a Roma Nord, era stato intercettato da Giannini. Il Principe lo stava aspettando a bordo del suo fuoristrada grigio metallizzato, parcheggiato nel vialetto d’ingresso. Insieme a Giannini c’era un uomo di nome Pietro, che Soldini non aveva mai visto. I due, avevano messo subito le cose in chiaro: si erano presentati per reclamare il denaro e non erano disposti ad aspettare. Il presidente aveva spiegato che la Sambenedettese era prossima al fallimento, che c’era una curatela in atto e che per il momento quei soldi non potevano essere recuperati.



L’AGGRESSIONE
Le spiegazioni erano state inutili: «Dammi i soldi sennò ti ammazzo», avrebbe gridato Giannini. Poi, era partita una testata e Soldini era caduto in terra ed era stato preso a calci e pugni. Pietro gli aveva anche afferrato la cravatta «tirandola a mo’ di cappio», si legge nelle carte della Procura. Infine, il Principe aveva dato al presidente il colpo di grazia, investendolo con una sportellata del suo fuoristrada. «Oggi ti sei salvato, ma domani mattina sto qua e t’ammazzo», aveva sentenziato Giannini prima di andarsene. Dopo l’aggressione, Soldini aveva sporto denuncia al commissariato di Polizia, ed era stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, dove gli erano state diagnosticate lesioni guaribili in trenta giorni: «Contusioni, abrasioni multiple del volto e frattura del terzo distale del V metacarpo».
Soddisfatto per la sentenza l’avvocato Antonio Moriconi, difensore di Soldini: «Giannini era stato riconosciuto da testimoni attendibili, era difficile sbagliarsi perché è un personaggio molto noto». Oltre ai sei mesi di condanna, il Principe, che ha ottenuto le attenuanti generiche e la sospensione della pena, dovrà anche liquidare a Soldini una provvisionale immediatamente esecutiva di circa seimila euro.
199434
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25/11/2013 14:33:13
amadei uno di noi
L’ultima fiammata arriva con l’accesso alla semifinale di Coppa Italia contro il Torino di capitan Valentino Mazzola. Il 23 maggio 1943, durante la gara disputata a Torino, si accende un parapiglia. Mornese e Ferraris II vengono espulsi, e quando l’arbitro Massironi si reca a parlare con il guardalinee Massironi, questo viene colpito alle spalle da un calcio. L’arbitro, alla ricerca di un capro espiatorio, espelle l’innocente Amadei. Si mette a questo punto in moto un meccanismo perverso.

Su Amadei, astro del calcio italiano, vengono fatte enormi pressioni. Convocato alla presenza delle autorità della Federazione e del partito gli viene chiesto di fare un nome, quello di un colpevole qualsiasi, per toglierci d’impaccio. Amadei si rifiuta e va incontro a un destino durissimo. Dopo mesi di confuse inchieste, di rinvii e di archiviazioni promesse a mezza bocca, a gennaio del 1944, arriva il verdetto di squalifica a vita. La Roma ad aprile completa un esposto che appellandosi all’articolo 16 chiede di tenere conto che vista la situazione di guerra la Società non aveva potuto trasmettere tutti gli atti di difesa del proprio tesserato. Si chiede di sospendere la pena. Per Amadei, che ha avuto il forno bombardato ed è appena diventato padre, è un momento drammatico. Un’amnistia gli renderà il diritto di giocare e nel dopoguerra, fino al 1948, sarà la guida e il capitano della sua Roma.Roma che sarà poi costretta a cederlo per risanare il bilancio e continuare a vivere.


*BISL*
198480
BOC User
04/11/2013 08:31:51
UNO DI NOI
Il sindaco ripreso mentre fuma crack
«Mi scuso per gli errori ma non lascio»
197162
BOC User
09/10/2013 19:08:11
Giuliacci uno di noi
..........In fondo, però, c'è anche chi prova a scherzarci sopra come il meteorologo televisivo Giuliacci: «Ma se dico che domani al Nord è freddo e piovoso e invece al Sud bello e caldo, mi chiudono lo studio per discriminazione territoriale?».

(ANSA)
195782
BOC User
19/09/2013 11:57:15
gabriele uno di noi!
Il Legia Varsavia nel mirino, il derby con la Roma all’orizzonte. La settimana biancoceleste si fa intensa e ricca di appuntamenti, anche se a Formello la pratica più in voga è bandire l’argomento stracittadina dai discorsi, almeno fino a venerdì. L’impegno europeo da onorare, con l’incognita polacchi da bypassare. Tutto sulla gara infrasettimanale insomma, prima di resettare ogni cosa e pensare alla nuova Roma di Garcia. Petkovic è stato chiaro nelle segrete stanze di Formello. “Voglio concentrazione massima per la sfida al Legia, poi penseremo a domenica…”. Nel cuore a tinte laziali, la sfida che viaggia sul filo della rivalità cittadina resta ben radicata, anche se i fari puntati rimangono indirizzati altrove. Giusta l’attenzione che lo staff tecnico sta indirizzando agli impegni della settimana, ma altrettanto corretta dovrebbe essere l’applicazione verso “le subdole e devastanti distrazioni”. Professionalità e applicazione sgombrano il campo da eccessi mondani e vita extra calcio. La Lazio, questa Lazio, è fatta di uomini veri e l’amore per il loro mestiere non è certo messo in discussione. Qualcosa però in questa compagine ancora non convince. L’ingranaggio vincente che trascinò Petko ei suoi al successo, nella sfida più importante della città, da l’idea di non girare per il verso giusto. La dose di ossigeno fornita dalla schiacciante vittoria casalinga sul Chievo Verona, rischia di diventare un depistante palliativo, se non seguita dalla ripresa di una marcia costante. “Mentalità operaia e lotta quotidiana”, per scalare centimetro dopo centimetro la vetta dei successi, per ambire al massimo. I risultati importanti passano dall’umiltà e dallo spirito di corpo. I Tre moschettieri incrociavano le spade al motto di “uno per tutti e tutti per uno”, la Lazio di Petkovic non meno di qualche mese fa riuscì ad emularli sul campo, sostituendo la logica dei singoli con quella del gruppo. Si vince vogando insieme per superare le onde di un mare in tempesta. L’aiuto apparentemente più marginale nel contesto di una difficoltà, rischia di trasformarsi in fondamentale. Ecco perché alle 19.27 di quella storica finale Lulic riuscì a far gol, concretizzando e materializzando, gli sforzi di un intero gruppo nella vittoria finale. Lui, Senand, l’eroe biancoceleste, il divo di maggio, non è un è dunque il Dio sceso in terra, ma il naturale sunto di una missione globale. Quel 26 di maggio ha incoronato la Lazio regina di Roma, e l’ha fatta salire nell’Olimpo biancoceleste della capitale. Dalle vittorie nasce la consapevolezza. Dai successi l’autostima, ma a volte rischia di trasformarsi anche in un pericolosissimo boomerang. La coda di festeggiamenti post-26 maggio infatti, hanno rischiato di trasformare un successo storico, in una meta per cui compiacersi. Specchiarsi, invece di ripartire. Esaltarsi anziché lottare. I presupposti che hanno mosso Klose e compagni in queste ore ricordano più i sintomi di un appagamento, che non la verve di chi vuol scalare posizioni. Mens sana in corpore sano, recitava la satira di Giovenale, e da questa massima dovrebbe ripartire la Lazio di Petkovic. Battere il Chievo per dimenticare il doppio passo falso con la Juventus è stato senza dubbio un buon punto di inizio, ma non basta. La Lazio deve evitare l’eccesso di ottimismo. Perché la Roma non è il Chievo e il derby è una partita complicata. A Trigoria intanto la squadra giallorossa cova rabbia. Il calcio è sport, è gara, è sfida, ma anche rivalsa. L’occasione ripassa per tutti e nella logica della sfera a scacchi seppur con “importanza differente” e in momenti emotivamente diversi, la rivincita ripassa sempre. Questa per la Roma è l’occasione per pareggiare i conti o almeno per provarci. È indubbio che la finale di coppa vinta dalla Lazio per peso nella storia della stracittadina attualmente non ha eguali, ma i giallorossi (secondo indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione) hanno in serbo una sorpresa per soverchiare il recente passato. Riscrivere la storia degli ultimi derby. Oscurare una Coppa Italia persa davanti alla Lazio, sfoggiando l’asso nella manica di una roboante vittoria. Umiliare Klose e compagni è l’imperativo, per riabilitarsi agli occhi dei propri tifosi. Stracciare la sconfitta di maggio con una vittoria che deve avere un sapore speciale. A Trigoria il patto è pronto da settimane e a siglarlo e marchiarlo a fuoco ci ha pensato lo stratega Garcia. La Roma ci crede, la Roma è disperatamente arrabbiata. La Roma è pronta a lanciare il guanto di sfida, anzi l’ha già lanciato. Il derby c’è ed esiste ancora. Sta alla Lazio, alla nostra Lazio raccogliere il guanto e vincere di nuovo. Batterli per eliminarli dalla contesa calcistica cittadina. Vincere per mandarli al KO ancora!!