Allarme atomico evacuato Giannino di Marco Travaglio, il Fatto quotidiano, 16 marzo 2011
Prima vittima italiana del disastro nucleare giapponese: da cinque giorni non si hanno più notizie di Oscar Giannino, editorialista di Panorama, Messaggero, Gazzettino, Mattino, Radio 24. Precisamente da sabato, quando sulla prima pagina del quotidiano romano del costruttore Caltagirone è apparso un suo commento dal titolo definitivo: "Nucleare sicuro, è la prova del nove". Sdegnato contro chi osava "diffondere e amplificare notizie sull'allarme nucleare", il variopinto esperto sentenziava: "Orbene, se allo stato degli atti una prima cosa si può dire, è che proprio la terribile intensità del fenomeno abbattutosi sul Giappone ci consegna una nuova conferma del fatto che, in materia di sicurezza di impianti nucleari, i passi in avanti compiuti negli ultimi decenni sono stati notevolissimi, tali da reggere nella realtà dei fatti, senza creare pericoli per ambienti e popolazioni" ecc.
Insomma "le procedure automatiche d'arresto dei reattori si sono subitaneamente attivate" e "le centrali hanno tenuto". Ergo "tentare di dimostrare che il nucleare non possiamo permettercelo è dimostrazione di crassa ignoranza tecnologica". Purtroppo quel crasso ignorante tecnologico del premier Naoto Kan non legge il Messaggero: infatti ha intimato ai residenti nel raggio di 30 km da Fukushima di evacuare di corsa o di barricarsi in casa. Nel frattempo il Giannino ha fatto perdere le sue tracce: fonti non confermate lo segnalano tutto fosforescente col costumino fucsia nel reattore 2, mentre fa l'aerosol e i tuffi nella vasca di raffreddamento. Il Messaggero lo rimpiazza prontamente con Alberto Clò ("Dal nucleare non si può prescindere") ed Ennio Di Nolfo (guai a "trarre conclusioni frettolose e improvvisate. Sarebbe un esercizio futile"). Questi giganti del pensiero andrebbero spediti immantinente in Giappone come motivatori delle popolazioni in fuga. Uno abita sotto una centrale, la sente esplodere tre volte a notte, vede uscirne simpatici funghi atomici e sarebbe quasi tentato di turarsi il naso e darsela a gambe.
Ma ecco sull'uscio il professor Di Nolfo, giunto appositamente dall'Italia per ammonirlo: "Alt! Niente frettolose o improvvisate conclusioni, sarebbe esercizio futile. Faccia un bel respiro e si rilassi col Messaggero". Dove si segnalano altri titoli memorabili: "Le emozioni influenzano le scelte dell'Occidente", "Un incidente che frena il Rinascimento Nucleare". Già, perché al confronto la Firenze di Lorenzo il Magnifico era Neanderthal. Del resto, rassicurano gli esperti del Messaggero, le centrali italiane prossime venture avranno "un sistema ridondante di sicurezza", con ben "quattro sistemi di raffreddamento" (più Oscar Giannino che succhia la mentina e soffia aria fresca); "il rischio che la nube giapponese arrivi in Italia è davvero remoto, vista la distanza molto elevata" (ma va?); e comunque anche in Giappone è tutto sotto controllo, anche se il governo giapponese non lo sa: "Nessuna fuoriuscita dal nocciolo, solo fughe radioattive di lieve entità", per giunta "indotte dai tecnici degli impianti per far uscire il vapore in eccesso". Due scoreggine, non di più. Intanto il Pompiere della Sera, che ha tra i suoi azionisti i costruttori Ligresti e Toti, ci regala un ardito calcolo di Massimo Nava: "È scientifico che il rischio zero non esista. Ma in Francia nessun grave incidente è avvenuto in 1450 anni (dato ottenuto moltiplicando 58 reattori per 25 anni di funzionamento medio ciascuno)".
Moltiplicando poi per Pi greco, si può desumere che nessun grave incidente nucleare s'è verificato in 4553 anni, a partire dal 2542 a.C., quando i fenici s'insediarono nel Mediterraneo. Sono soddisfazioni. Del resto Il Tempo del costruttore Bonifaci – "non possiamo chiudere tutte le centrali francesi" che stanno a due passi da noi: dunque tanto vale farcene qualcuna in casa. È logica pura: siccome ho un vicino piromane che potrebbe incendiare la casa, la incendio prima io. Così lo frego.
CORSPORT (P. TORRI) - Si dice, si mormora, si sussurra che tutto stia filando liscio come l’olio. Tutti sarebbero d’accordo sul futuro americano della Roma. Anzi no. Perché la dottoressa Rosella Sensi pare che non sia troppo convinta della scelta caduta sulla cordata americana capitanata da mister Thomas DiBenedetto che se arriverà a dama concluderà l’era Sensi dopo quasi diciotto anni di monopolio. Non sarebbe d’accordo più che altro per una questione di prezzo. Non vogliamo credere che l’insoddisfazione dell’attuale presidente della Roma, sia determinata dal fatto che, pure con l’offerta degli uomini born in Usa, non ci sarà nessun cinque per cento (sopra i cento milioni) per Italpetroli. Del resto le altre offerte che sono state presentate erano tutte inferiori ( alcune largamente) come cash, quindi c’è poco da fare. Forse l’insoddisfazione è determinata da qualche ricordo, come soprattutto i 283 milioni del fondo di George Soros o, pure, dai 201 di Vinicio Fioranelli, poi rivelatosi, anche a Italpetroli che con l’agente Fifa italo-svizzero ha trattato per mesi, un truffatore, almeno a dar retta al mandato di cattura (eseguito) partito dalla Procura di Roma.
Ma torniamo al presente. C’è solo da attendere, massimo una settimana, poi si dovrebbe passare alla fase in esclusiva che si concluderà con la cessione della società giallorossa a mister Di Benedetto e soci. Ieri ci dicono che il possibile nuovo presidente della Roma, ha seguito in diretta la partita di San Siro, insieme ad alcuni dei soci che lo affiancheranno nell’avventura romana. In questa settimana dall’altra parte dell’Atlantico è previsto l’invio delle ulteriori integrazioni richieste da Unicredit. Integrazioni che riguardano anche un dettagliato identikit degli altri quattro soci. Il tutto dovrebbe arrivare entro la fine di questa settimana e, quindi, c’è da supporre che solo all’inizio della prossima, si passerà alla fase conclusiva di tutta l’operazione. Una volta arrivate le risposte richieste, una fase in cui tutto si può fare via mail, ci sarà bisogno che le parti tornino a incontrarsi se non altro per mettere materialmente le firme. Non è stato ancora fissato dove, ma tutto fa ritenere che il momento del brindisi sarà nella capitale con mister Di-Benedetto che si presenterà ( probabilmente entro la fine di questo mese) per la prima volta nel ruolo di nuovo presidente della Roma. A quel punto mancheranno un paio di obblighi, cioè la richiesta di autorizzazione all’antitrust e, soprattutto, il lancio dell’Opa per il trentatrè per cento in Borsa della società giallorossa.
Sempre che non compaia qualche altro arabo con un cammello a tre gobbe, l’iter è partito ed è destinato a concludersi entro il mese di aprile (anche se le firme ci saranno prima). In pratica quasi in coincidenza con la conclusione della stagione agonistica. I tifosi giallorossi pare che abbiano gradito. Mai viste tante bandiere americane in giro. Pure qui, a San Siro, ieri sera. Lo zio americano piace e convince.
20.14 - Sono cinque, secondo quanto apprende l'Adnkronos da fonti vicine a studi legali interessati alla trattativa, le offerte pervenute all'advisor Rothschild per l'acquisto dell'As Roma. Oltre a quella del fondo Aabar è pervenuta un'altra offerta araba.
"Sono due discorsi diversi. Adriano è stato per due anni il più forte centravanti al mondo. Quando è tornato in Brasile ha perso un pò e dobbiamo capire che gli serve più tempo. Per Doni non c'è nulla da dire, solo che a é stato criticato troppo. Doni è dopo Buffon il portiere più forte che conosco. Ha giocato bene e male, a volte ha giocato infortunato. A volte qualche pappone ha parlato male di lui in radio tentando di fargli terra bruciata intorno. Ma il gruppo lo ha sempre protetto e accettato. Sono gli stessi papponi che entrano a Trigoria e fanno i padroni. Fermo restando che anche Bertagnoli sta facendo benissimo, detto questo Doni è il numero uno"