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06/09/2013 10:12:23 |
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Onore ar Capitano
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 NO alla discarica di via Ardeatina (Falcognanna, che non c'entra quasi un cazzo col Santuario che sta vicino al Raccordo...lì il business sò le case...)
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04/01/2013 11:18:31 |
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ONORE AR GB GRATIS E SENZA PUBBLICITA'
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È UNA SCOMMESSA da 20 dollari l'anno, quella di Andrew Sullivan. Blogger politico di lungo corso e di alto profilo, ha deciso che il suo blog The Dish lascerà Daily Beast, il sito che l'ha ospitato negli ultimi anni, per lanciarsi in una nuova avventura, senza pubblicità e pagata dagli utenti stessi con un abbonamento Quarantove anni, conservatore e dichiaratamente omosessuale, Sullivan è un ex redattore di New Republic e autore di diversi libri. Perché, come dice in maniera molto schietta lo stesso Sullivan, "io e i miei colleghi ci facciamo il culo. E ci meritiamo di essere pagati".
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31/01/2012 21:28:05 |
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onore ar notaro
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Stop sodomize sheeps! Start sodomize sardinian!
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16/01/2012 10:15:22 |
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onore ar canaro
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Cocainomane e pregiudicato, De Negri era stato, secondo quanto riferì, complice di Ricci in una rapina, che tuttavia aveva portato al suo solo arresto, mentre il pugile aveva dilapidato l'intero bottino. Continuamente angariato dall'ex sodale, che gli forniva la droga e gli imponeva il pagamento di tangenti a suon di minacce e percosse, il Canaro aveva subìto le prepotenze di Ricci sin quando questi gli aveva rubato uno stereo, pretendendo poi per la restituzione la somma di duecentomila lire.
Il 18 febbraio 1988 De Negri attrasse Ricci nel proprio negozio con la scusa di rapinare uno spacciatore di cocaina che attendeva nell'esercizio; lo convinse poi a nascondersi in una gabbia per cani, apparentemente in esecuzione del piano, ma a questo punto lo sorprese e lo chiuse dentro. Mezz'ora dopo, alle 15, il Canaro, che aveva assunto droga per tutta la notte, intraprese una spietata sevizia di sette ore nei confronti della sua vittima.
Dapprima gli incendiò il volto con della benzina, quindi lo stordì con una bastonata. Ebbe cura d'alzare lo stereo al massimo per coprire le grida, forte del fatto che si trattava d'una sua nota abitudine, poi trasse la vittima dalla gabbia e la legò a un tavolo, amputandole i pollici e gli indici d'entrambe le mani con delle tronchesi. Cauterizzate le ferite con l'aiuto della benzina incendiata, di modo che la vittima non morisse troppo presto per dissanguamento, De Negri iniziò a schernire Ricci che nel frattempo era rinvenuto, e intorno alle 16 si concesse anche il tempo d'andare a riprendere la figlioletta a scuola per condurla a casa da sua madre.
All'apice della tortura, il Canaro mutilò l'ex pugile di naso e orecchie, e infine della lingua e dei genitali. Poi introdusse le parti amputate nella bocca di Ricci aiutandosi con una tenaglia e provocandone la morte per asfissia. Al termine dell'operazione prese ad accanirsi sul cadavere, rompendogli i denti e infilandogli le dita recise nell'ano e negli occhi; quindi gli aprì la scatola cranica per lavargli il cervello con lo shampoo per cani.
A notte, intorno alle 22, De Negri si sbarazzò del corpo. Dopo averlo legato e avvolto in un sacco di plastica, lo trasportò sulla propria auto sino alla discarica di via Cruciani Alibrandi nel Portuense, dove lo cosparse di benzina e lo incendiò, preoccupandosi di lasciare intatti i polpastrelli e permettere così l'identificazione.
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31/10/2011 21:23:45 |
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onore ar roscio
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Dopo il forfait di Totti e De Rossi sono ex compagni di squadra del capitano giallorosso a sfilare al festival del film di Roma per la proiezione del documentario '11 metri'. Oltre ai familiari (la moglie Marisa, i figli Luca e Gianmarco) e ad un tifoso d'eccezione come il regista Carlo Verdone hanno presenziato alla proiezione Ubaldo Righetti, Roberto Pruzzo e Odoacre Chierico
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21/10/2011 13:00:59 |
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Onore ar pusher
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Un maestro di marketing.
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15/09/2011 18:56:50 |
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Onore ar pjanic der 54' ao' ao' ao'
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Bonatti, l’uomo che ha scalato l’ingiustizia (Massimo Gramellini). 15/09/2011 di triskel182 Muore a 81 anni un mito dell’alpinismo: accusato e assolto per l’impresa del K2.
C’è una storia che contiene tutte le storie del nostro Paese: il pasticcio del K2. La scomparsa di un italiano immenso come Walter Bonatti ci obbliga ancora una volta a ripassarla per ricordarci chi eravamo, chi siamo e che cosa non dovremo più essere, se vorremo scalare le pareti ghiacciate del futuro.
Nel 1954 l’Italia è una nazione che arranca verso il benessere e ha fame di personaggi positivi e imprese da sogno. Gli altri popoli ci riconoscono estro individuale, ma non credono nelle nostre capacità di lavoro di squadra. Quando la spedizione guidata dal geologo Ardito Desio decide di assaltare la più alta montagna inviolata del mondo, sono in pochi a scommettere sull’esito vittorioso dell’impresa.
E invece il 31 luglio i giornali annunciano a titoli di scatola la conquista del K2. Non è solo un evento sportivo. E’ lo spot della rinascita. Di colpo l’Italia diventa di moda e si comincia ad associarne il nome a una parolina magica: boom. Desio e i suoi ragazzi tornano in patria accolti come eroi. Le luci della ribalta investono soprattutto l’uomo che per primo ha raggiunto la vetta: Achille Compagnoni. Alpinista di buon livello ma – per restare in tema non una cima. Il vero fuoriclasse della spedizione si chiama Walter Bonatti, però ha solo ventitré anni e nell’Italia di allora (di allora?) il talento e la gioventù fanno paura, specie quando sono riuniti nella stessa persona. Nonostante Bonatti fosse di gran lunga il più fresco e il più forte, Desio ha affidato l’onore dell’ultimo tratto di ascesa a Compagnoni: affidabile, fedele. E i capi italiani di allora (di allora?) tendono a preferire la fedeltà al talento.
L’episodio di mobbing resterebbe confinato al piccolo mondo dei rifugi alpini, se non subentrasse un’altra consuetudine nostrana: quella di farci del male da soli. Vengono alla luce i particolari: Bonatti si è dovuto accontentare del compito gregario di portare le bombole d’ossigeno per Compagnoni all’ultimo campo. Verso sera si è presentato puntuale all’appuntamento, ma Compagnoni non c’era. Senza avvertirlo, aveva spostato il bivacco centocinquanta metri più in alto. Ormai era buio: Bonatti non poteva più raggiungerlo e neanche tornare indietro. Era stato costretto a sopravvivere a una notte non raccontabile, trascorsa in parete a quaranta gradi sotto zero, senza tende né sacchi a pelo. La guida pakistana che era con lui ci aveva rimesso alcune dita delle mani e dei piedi.
Bonatti ha subìto uno sgarbo mortale, ma è un signore. Alla vigilia della spedizione ha firmato un contratto che lo obbliga al silenzio per due anni e non parla. Non ancora. Non prima che un giornalista lo accusi di essersi salvato la vita, in quella notte da streghe, attingendo alle bombole destinate a Compagnoni, il quale lamenta di averle trovate mezze vuote e di essere arrivato in vetta al K2 senza più ossigeno.
L’accusato si indigna e querela. E così la verità taciuta da tutti emerge nelle aule di tribunale. Bonatti non può aver utilizzato l’ossigeno per la semplice ragione che gli mancava la maschera per respirarlo. E Compagnoni, con la decisione scriteriata di spostare l’ultimo campo più in alto, ha messo a repentaglio la vita del collega-rivale per paura che costui lo sorpassasse, arrivando in cima per primo al posto suo. Soltanto Desio difende ancora il proprio pupillo, forse per difendere se stesso. Ma Bonatti adesso pretende tutta la verità. La spedizione del K2 è stata finanziata da soldi pubblici e quindi occorre renderne conto ai contribuenti, sostiene quel moralista romantico.
Gli ci sono voluti cinquantaquattro anni di lotte e di magoni prima che nel 2008 il Cai (Club Alpino Italiano) cancellasse dai libri sacri della montagna la versione di Desio e vi iscrivesse la sua. Bonatti ha passato la vita a combattere contro un’ingiustizia palese, ma nemmeno l’ingratitudine di tanti ha potuto impedirgli di realizzare i suoi sogni di alpinista, di uomo d’avventura, di uomo. Ed è stato tutto questo, e molto altro, a renderlo così poco e così meravigliosamente italiano.
je tocca a pjanic, je deve da porta' l'osiggeno
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02/01/2010 11:07:03 |
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onore ar Capitano
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ROMA - Francesco Totti deve aver capito che il miglior modo di prevedere il futuro è quello di costruirlo. Sarà per questa ragione che qui a Trigoria ha un ufficio nello stesso corridoio dei manager della società. Il numero 17. È l'unico giocatore della Roma a possederlo.
Immagino sia il solo calciatore al mondo ancora in attività che ha il suo nome su una targhetta in ottone avvitata a una porta. Nell'ufficio ci sono una scrivania, un computer, un televisore, le sue fotografie e le maglie scambiate con gli avversari appese alle pareti. Sulla soglia penzolano dal muro disegni di bambini, lettere di ragazzine, dediche come questa: "Al nostro unico capitano, come esempio da seguire, i pulcini del '96". Ci sono giorni, racconta, in cui riceve dalle venti alle quaranta persone. Altri in cui fugge attraverso scale a lui solo conosciute per trovare un po' di pace. Francesco Totti, si sa, è un fenomeno. Si sono studiati i suoi piedi. Mai il resto. L'ha sempre impedito, a costo di apparire vuoto. Eppure ha un'intelligenza che è un misto tra quella selvaggia del ragazzo allevato nella foresta dai lupi e quella degli elettricisti di Paolo Conte. La luce dell'artigiano geniale e furbo. Inoltre ti fa ridere, che non è poco. Ma tutto questo arriva dopo quasi due ore di conversazione. All'inizio c'è un giovane uomo in scarpe da ginnastica e braghette corte, con le ginocchia enormi per i muscoli e solcate di cicatrici arrossate, con una fede e una fedina d'oro bianco all'anulare sinistro. Un ragazzone che sembra avere poco interesse all'impegno e molta fretta di andarsene.
Sono stato avvertito: parlare con Totti di qualcosa che non sia il calcio, mi è stato detto, è quasi impossibile. Si esprimerà a monosillabi. Sono prevenuto e preferisco dirglielo subito. "Si vede che i suoi informatori credono di conoscermi bene... Non sono un filosofo. Forse sono ignorante, ma non stupido".
Lei parla pochissimo, tranne che nelle pubblicità. Perché? "Non riesco a esternare i miei sentimenti con chi non conosco, a chi non sta nei miei affetti. Anzi, non mi interessa proprio farlo".
E' ciò che si chiama pudore? "Pudore? Forse sì. Io conosco la parola carattere. Lo chiamo così".
Me lo descriva. "Sono molto fisico, romantico. Mi piace toccare le persone, abbracciare gli amici, mettergli una mano sulle spalle e stringere. So quali sono le cose importanti, a loro cerco di dare tutto me stesso. Lo faccio con i miei figli, con Ilary. Pochi altri".
E con i giornali come va? "Dipende. Ad ascoltare voi, dovrei fare tre interviste la settimana. E mi chiedono sempre le stesse cose. Non mi va più. Lo dico. Dico sempre quello che penso. Senza peli sulla lingua, ho la coscienza a posto".
Quanti libri ha letto fin qui? "Uno solo. Il Piccolo Principe. Ero poco più che un bambino. Mi è piaciuto. Ogni tanto ci riprovo con qualcos'altro, mi metto lì, leggo le prime pagine, poi mi stanco. Forse non li so scegliere, i libri".
Legge fiabe a Chanel e Christian per farli addormentare? "Non ancora, sono troppo piccoli. Oddio, forse lo fa Ilary quando non ci sono. Vorrà dire che io lo farò più avanti".
Lei dorme bene? "Sì, e faccio molti sogni. Quando mi sveglio non ne ricordo uno".
Mai una paura? "Due. Perdere la mia famiglia e morire".
La morte è la sola cosa certa della vita. "Va beh, io spero che ci sia qualcosa dopo la morte. Voglio fortemente un aldilà, con le stesse persone che sono con me adesso. Voglio incontrarle ancora. Ne parlo spesso, nessuno mi sa dare una risposta precisa. Qualcuno mi dice di sì, altri che non saremo più nulla. Lei che ne pensa?".
Non posso aiutarla in questo. Crede in Dio? "Sì. Ho avuto molta fortuna, penso di doverla in parte, in gran parte, a qualcuno più grande di me. A dodici, tredici anni ero una mezza sega, un nanetto, mangiavo mangiavo e non mi irrobustivo mai, stavo sempre dai dottori, mi chiamavano Gnomo. Di colpo, sono cresciuto. Il destino, Dio credo. Sono stato chierichetto, prego ogni sera. Il padre nostro, l'ave maria".
Da Gnomo a er Pupone, il bamboccione perfetto. "Sì, ma ora basta. Ora sono un uomo".
Le dà fastidio invecchiare? "No. Mi immagino già con le carte, tra gli amici".
Quanto giocherà ancora in serie A? "Cinque anni, se non mi spacco. Ne ho trentatré, non sono vecchio né finito. Voglio un altro scudetto qui".
Andrà ai mondiali in Sudafrica? "Deciderò ad aprile. Se Lippi mi chiama, se sto bene e se il gruppo mi vorrà ci vado. Credo che ai giovani farebbe piacere. Con Lippi ho un rapporto che va oltre il calcio. Non dimenticherò mai quello che ha fatto per me in Germania. Non mi conosceva personalmente, ero sempre stato un suo nemico sul campo quando lui stava alla Juve, mi ha aspettato, mi ha dato fiducia. Non lo dimentico, proprio no".
Che farà dopo il pallone? "Non l'allenatore. Non ne sono capace e sono troppo buono. Vorrei fare il dirigente. Alla Roma".
Roma, la Roma. Perché non si è mai mosso dalla culla? "Amore e pigrizia. Sono molto pigro. Al Real Madrid o al Barcellona avrei vinto di più, ma sono felice di avere avuto una sola maglia. Ho vinto una scommessa con me stesso. Per i tifosi sono un fratello, per strada mi salutano, mi baciano, si inginocchiano. Pazzesco no? Esagerano, eppure mi piace. So distinguere tra chi mi cerca perché sono Totti e chi invece vuole semplicemente conoscere Francesco".
Nel calcio chi sono i suoi amici? "Ho pochi veri amici in assoluto. Nell'ambiente De Rossi, Buffon, Gattuso, Di Vaio, Vito Scala naturalmente. Ho un buon rapporto con Del Piero, nonostante la rivalità sportiva".
Non più Cassano? "Non più. Abbiamo fatto pace ma non ci sentiamo più. Peccato, era un ragazzo d'oro".
Che è successo tra voi? "Ha fatto tutto lui, spesso Antonio va dove lo porta il vento".
Cassano ha scritto di essere stato con seicento donne. Le condivideva con lei? "No. E le consiglio di dividere quel numero per dieci... Scherzo, lasciamo perdere".
Sa che si sussurra che sarebbe emerso il suo nome attorno al caso dell'ex presidente del Lazio Marrazzo? Alcune trans avrebbero detto ai magistrati che da via Gradoli ci passava anche Totti. "Lo so, ci mancava pure questa. Sono tranquillo, ci metto tutt'e due le mani sul fuoco. Mai stato con una trans, in passato con qualche mignotta forse sì. Può succedere, no?".
Segue la politica? "No, non mi interessa. Non ne parlo mai neppure con mia moglie".
Però lei va a votare. Se non sbaglio ha detto che l'ultima volta ha scelto Veltroni. "Sì, ma solo perché è un amico. Però, è vero, ho sempre votato la sinistra".
A Hammamet è andato sulla tomba di Bettino Craxi. Ha firmato persino il registro dei visitatori. Lo ammirava? "No, conosco a mala pena la sua vicenda. Eravamo là con la squadra. Ci sono andato per curiosità, come entrare in un museo. Le sembra strano? A me no".
Chi le ha insegnato di più nella vita e sul campo? "La mia famiglia, poi Zeman e Mazzone. Sono stato bene con Capello e Spalletti, mi piaceva Prandelli anche se è rimasto con noi solo un mese, sono stato malissimo con Carlos Bianchi. Ce l'aveva a morte con Roma e i romani, voleva mandarmi via. Sono ancora qui, per fortuna".
Quanto guadagna all'anno? "Non so, devo pensarci su. Tra gli otto e i dieci milioni di euro, credo".
Che ne fa? "Li metto in banca, investo, compro case soprattutto. Il mattone non si consuma mai. Faccio beneficenza, ma di questo non voglio parlare".
I calciatori guadagnano troppo? "Tanto, non troppo. E' tutto il mondo del pallone che è ricco. Si è cominciato con Lentini, poi con Vieri. Spetta alle società, se vogliono, cambiare strada. Non credo sia un processo facile".
I calciatori sono ancora stupidi, come si diceva un tempo? "Siamo troppo al centro dell'attenzione e siamo molto soli, facciamo fatica a maturare. Ho conosciuto giornalisti stupidi, avvocati stupidi, dirigenti stupidi, commercianti stupidi. Ce n'è per tutte le categorie".
Quali sono i fuoriclasse del suo tempo? "Ronaldo, il più grande. Poi Zidane, Messi, Kakà e Cristiano Ronaldo".
Non Totti? "Lascio agli altri giudicare se sono un campione. Qualche numero c'è...".
Jorge Valdano ha scritto che più che per un gol o un assist si gode per un gesto con la palla. Il modo di sfiorarla, di colpirla, di sentirla un prolungamento di sé, del proprio corpo. Se è così anche per lei, mi dica che cosa le dà più piacere. "Il lancio al volo con le spalle girate all'azione, immaginando il compagno senza vederlo. E il colpo di tacco".
Ho sempre pensato che lei non sia un "professionista" del calcio e neppure semplicemente un giocatore atipico, intendendo che non la vedo studiare gli avversari in cassetta, i portieri sui rigori, i moduli degli allenatori. Se le devo affibbiare un metodo le do quello della follia. E' vero? "Sono un istintivo, in campo faccio solo ciò che mi diverte. Sono un animale, non mi annoio mai. Gli infortuni, tuttavia, mi hanno insegnato e costretto a seguire alcune regole, se non l'avessi fatto non mi sarei ripreso".
Ha rimpianti? "Sono stato alcune volte tradito, anche da famigliari. Il rimpianto è non essere riuscito a recuperare i rapporti perduti".
Rimorsi? "Lo sputo a Poulsen in Portogallo. Non ci siamo mai spiegati".
Desideri? "Voglio altri due figli. Ancora una coppia, un maschio e una femmina".
Se le mando un libro da leggere per muovere un po' la classifica, lo accetta? "Certo, basta che non sia troppo spesso".
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120400
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01/12/2009 14:08:51 |
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onore ar banner
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delle palle de merda!!!
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120005
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23/11/2009 21:38:01 |
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ONORE AR BOEMO!
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«Totti è l'unico fuoriclasse del calcio italiano. Non mi stupisce che a 33 anni giochi ancora a questi livelli». Zdenek Zeman elogia Totti a Castelfranco Veneto nel corso del "Radicchio d'Orò", riconoscimento che quest'anno, oltre che all'ex tecnico della Roma, è andato all'attaccante del Parma Alberto Paloschi, al campione del mondo di nuoto di fondo Valerio Cleri, alla pallavolista Jenny Barazza ed alla nazionale femminile di spada. «Anche Baggio, nonostante gli infortuni, era riuscito a fare grandi cose nella parte finale della carriera».
Ma Totti è sempre stato così bravo? Nel suo diventare fuoriclasse c'è anche qualche merito di Zeman? «Totti era bravo anche prima che arrivassi io, anche se non giocava con continuità perchè era troppo giovane. Ma per dire che è un fuoriclasse io non avevo bisogno di vederlo segnare i tre gol di ieri al Bari».
Capitolo Nazionale: Lippi deve richiamarlo in azzurro per Sudafrica 2010? «Ripeto che il concetto che per me Totti è l'unico fuoriclasse del nostro calcio. Poi è chiaro che un selezionatore forma la sua squadra secondo le proprie convinzioni».
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27/07/2009 14:00:49 |
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onore ar parucchiere
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http://www.youtube.com/watch?v=m1nCPOj6r1o
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06/09/2008 18:16:40 |
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onore ar Capitano
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Questa sera ci sarà il tanto atteso concerto di Madonna allo stadio Olimpico, dove sono previste più di 60 mila persone. Ma non è il primo concerto che la popstar fa nella Capitale. Due anni fa, fra i tanti ospiti presenti nel party esclusivo organizzato dalla cantante dopo il concerto, c'erano anche Francesco Totti e la moglie Ilary. Una presenza che Madonna apprezzò particolarmente, tanto da avvicinarsi al numero 10 giallorosso e dirgli: "Quanto sei bello, vieni a sederti vicino a me". Il tutto fra l'imbarazzo della moglie.
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26/02/2008 08:37:13 |
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ONORE AR CICLOPE
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Traianos Dellas, ex difensore giallorosso attualmente all’Aek Atene, torna a parlare della Roma, dal sito internet barforzalupi.it. "La Roma? Può ancora riprendere l’Inter e a Madrid deve andare senza timori”. Il difensore dell'Aek Atene continua, poi, parlando di arbitri: “La speranza è che siano sempre imparziali, ma la storia ha dimostrato che non è sempre così”; poi, dà un giudizio su Calciopoli: "Anche in Grecia stiamo aspettando che vengano fuori certe cose strane, come accaduto in Italia”. Prosegue commentando le proteste sui (presunti) torti subìti dalla Juventus: “Parla di arbitri inadeguati e di campionato irregolare, perché evidentemente sa come funzionano certe cose”. Poi apre il capitolo Euro 2008: "Con la Grecia ci andiamo da campioni, ma sarà difficile ripeterci". Traianos, in Austria e Svizzera, troverà il suo ex tecnico Fabio Capello, ora ct dell’Inghilterra: “Saprà dare la giusta organizzazione agli inglesi, sistemando quelle due o tre cose che non vanno”. Il ragazzo di Monastiri, poi, elogia Totti: “Un punto di riferimento e di qualità” e fa una previsione su Cassano: “Se mette a posto il cervello, può fare miracoli con il pallone”. Infine, l'ex numero 31 giallorosso saluta i tifosi della romanisti e ribadisce che “i tre anni trascorsi a Roma sono stati i più belli della mia vita”.
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