Anno di fondazione dell'ASR
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BOC User
26/12/2011 16:35:28
ONORE A GIORGIO BOCCA
"Durante i miei viaggi – al sud – c'era sempre questo contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un'umanità repellente».
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BOC User
22/12/2011 13:57:51
G'E' SOLO UN DRAVESDIDO, ONORE A LUI, FEROLA TEMOGRISDIANO
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BOC User
13/12/2011 16:46:30
ONORE A MR MAGOO SIMBOLO IMMORTALE
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BOC User
03/12/2011 17:15:07
ONORE A FRANCO BALDINI
Un paio di Marlboro, un caffé, qualche sorsata d’acqua, i jingle di “Grazie Roma” che arrivano da Trigoria nel suo cellulare e quasi tre ore, che definirei molto generose e per nulla reticenti. Lui è Franco Baldini.

Non lo vedevo da tempo, dai funerali di Pietro Calabrese. Lo trovo in una forma notevole, per nulla intaccata dall’aver dovuto trovare un parcheggio plausibile per la sua Volvo a due passi da piazza del Popolo. Con noi, l’avvocato Mauro Baldissoni, l’avvocato che ha assistito DiBenedetto e soci in una trattativa che avrebbe spossato anche la Penelope omerica. Siamo al posto giusto e forse anche nel momento giusto, terzo piano dello studio Tonucci, dov’è nata di fatto la nuova Roma. Vado all’appuntamento con l’eccitante certezza di dovermi confrontare con un uomo intelligente, che ha il piacere dell’argomentazione e non disdegna le domande brutali. Meglio così, ne ho parecchie da fargli. Voglio sapere tutto, non solo su Luis Enrique, Osvaldo, De Rossi, Totti e contratti vari, ma anche e soprattutto su quanto è lontana la Roma di oggi da quella che lui ha immaginato e quanto è lontano lui da quello che la Roma, in senso lato e alto, i tifosi, la città, si aspettano da lui. La città sembra divisa, non so se equamente, tra innamorati fideisti, dubbiosi e scettici a prescindere. Baldini risponde a tutto e mostra solo un po’ di apatia quando si parla del passato. Lo consegno stremato a Trigoria, ma ne valeva la pena. Subito la notizia. Il suo contratto. « Ho firmato per quattro anni ».

Parliamo di cifre?
«Seicentomila euro l’anno. Per adesso merito questo».

E’ quanto ti hanno offerto gli americani?
«Loro mi avevano offerto un milione, ma ho risposto che era troppo».

E’ così incredibile che ci credo
«Ho rinunciato solo momentaneamente. Vorrà dire che meriterò di guadagnare di più nel tempo».

Guadagnavi di più in Inghilterra?
«Lo stesso, ma ho rinunciato ad altre offerte molto più vantaggiose. Un nome? Il Tottenham».

Pentito?
«Non più di quanto sapevo che lo sarei stato. Quanto sta accadendo è in linea con le mie aspettative. Ti dirò di più: la considerazione che ho dell’allenatore va oltre le mie speranze, cresce ogni giorno di più».

Su Luis Enrique ci torniamo. Hanno creato molto allarme le ultime dichiarazioni di Fenucci
«Incomprensibilmente. Un amministratore delegato può parlare solo di prospettive legate ai numeri. E lì Fenucci si è correttamente fermato. Non è da lui che possiamo sentir parlare di sogni da coltivare. Ho sentito invece speculazioni assurde, come se avesse dichiarato che la Roma non ha una lira, che non terremo De Rossi e che il progetto non esiste».

E invece?
«Il fabbisogno della Roma è coperto per i prossimi tre anni, la società investirà e su De Rossi stiamo lavorando».

Deludente questo misconoscimento da parte di qualcuno?
«Sinceramente un po’ me l’aspettavo. L’ambiente lo conosco...».

Da quanto dice lo stesso Fenucci avete ereditato una situazione che definire pesante è un eufemismo generoso. Forse questo andava spiegato meglio
«E’ vero, non è emersa bene questa cosa. Colpa mia. Il fatto è che quando vedo i governanti riferire al passato le proprie miserie la trovo una cosa odiosa. Chiamiamolo un errore di comunicazione».

Come rimediamo? Avete spiegato bene dove volete andare ma non da dove venite
«Mi basta dire questo: che tutti coloro che oggi scrivono o parlano in malafede di questa Roma dovrebbero quanto meno pensare che, non fosse stato per gli americani, oggi non potrebbero nemmeno scrivere o parlare di Roma».

La Roma ha rischiato davvero il fallimento?
«Vuoi una definizione sul passato? E’ passato».

Una cosa voglio dirla. A fronte di un’attesa messianica, la presenza di Baldini in questa Roma risulta ancora impalpabile. Una tua scelta?
«Sono entusiasta delle persone che stanno lavorando da sei mesi e più su questa cosa, ecco chiamiamola cosa. Non è che uno arriva e pretende subito di alterare gli equilibri esistenti. Ho fatto un po’ da spettatore ma mi rendo conto, a partire da oggi, da questa intervista, che è venuto il tempo di riprendermi la Roma. Questa è la mia Roma, gli americani mi hanno dato carta bianca e ne devo rispondere. Mi devo esporre».

Non so se il romanista è il miglior tifoso del mondo, certo è il più sentimentale. Baldini che lascia la Londra glamour e sceglie di tornare nelle viscere di Roma, della Roma, ha acceso forti sentimenti
«Ne sono tanto consapevole che mi sono ritrovato a farlo, pur sapendo che la qualità della vita mi si sarebbe complicata».

Un esempio di questa complicazione?
«Che non penso ad altro. Che non ce la faccio più a ritagliarmi un mio spazio per godere di altro. Mi sono sempre salvato dal calcio, grazie a questo. Da un mese e mezzo non ho un pensiero che non sia la Roma».

Cos’è che non sta funzionando?
«Non funziona che ogni tanto perdiamo. Cioè quello che era normale accadesse. Metti in moto una cosa difficile, nuova, ragazzi giovani che devono sposarsi con calciatori più anziani, allenamenti, percezioni diverse, tutto è cambiato».

E’ un campionato scadente, perché non pensare a vincere subito?
«No, non è un campionato scarso. Non c’è l’Inter di turno che ammazza il torneo, ma ci sono quattro o cinque squadre che possono battere chiunque. Questo anno ci serve per consolidare il gruppo e un’identità di gioco. Di sicuro vogliamo arrivare ai vertici del calcio internazionale. Non sono venuto qui per vedere la Roma vivacchiare».

Il caso Osvaldo. Dissento su come è stato trattato. Il dogma che prevale sulla flessibilità. La squadra si è ricompattata. Tornare indietro non sempre è segno di debolezza
«Luis Enrique è un hombre vertical . Lui è convinto che il gruppo si crea nel rispetto e nella dedizione al lavoro. Vale per tutti, dai calciatori ai magazzinieri. I giocatori sono viziati dall’ambiente, vivono in un mondo dove diecimila persone ti vezzeggiano. Sbagli, una pacca sulle spalle e passa tutto».

Non bastava la multa?
«La multa non serve più di tanto. Giochi, segni un gol, diventi un eroe, la gravità del tuo gesto sparisce. Funziona così nel calcio. Voglio dirti questo: proprio perché Osvaldo sarebbe stato importante a Firenze per noi, per questo era giusto escluderlo, per far passare meglio il messaggio».

Questa Roma è un’impresa ambiziosa. Se un gruppo di samurai s’impegna in un’impresa non m’interessa sapere quante zuffe ci sono dietro tra loro
«Ti sfugge che per un allenatore i comportamenti dei giocatori sono più importanti di qualsiasi altra cosa. La dedizione alla causa comune è centrale per un uomo come Luis Enrique».

La sua intransigenza non scatena l’effetto opposto?
«Giuro di no. Tutti riconoscono in Luis Enrique un’autorità dal punto di vista morale. Contenti o no, tutti gli riconoscono la profonda onestà».

Nel comunicato avete ribadito tre volte che è stata una scelta dell’allenatore
«Quello è stato un errore, sottolinearlo così tanto. Volevamo semplicemente rimarcare che il gestore del gruppo è lui. La scelta è condivisa da tutti noi».

Si dice che non doveva uscire dallo spogliatoio
«Ecco le logiche del vecchio calcio che non sopporto. E poi, una volta che lui ha deciso che non l’avrebbe fatto giocare, come fai a non dirlo? Come fai a punire qualcuno e non dire perché lo fai?».

Lo stesso Osvaldo, tapiro in mano, ha detto che non doveva uscire dallo spogliatoio
«A Osvaldo queste cose sono già capitate in passato. Una multa, la pacca sulla spalle e la tendenza rimane lì latente. Oggi ha la possibilità di non ripeterle più».

Com’è andata la cosa?
«Io l’ho saputo solo sabato sera, quando mi ha chiamato Luis Enrique. “ Ho deciso di metterlo fuori “, mi ha detto. “ Vuoi ripensarci? “ “ No “. “ Allora, lo comunichiamo “. L‘abbiamo decisa io e lui questa cosa».

Non solo Osvaldo. Cicinho, Heinze, gli stessi Bojan e Borriello. Altri precedenti disciplinari?
«Non si possono accomunare questi episodi. Luis Enrique non deroga dai suoi principi. Ha un rapporto franco e diretto con i calciatori. Gli piace che le cose gli vengano dette in faccia, come fa lui con tutti. Qualcosa ci sarà stata, ma lui non esclude mai un giocatore per problemi interpersonali. Con Osvaldo è diverso, era un problema di gruppo».

Cicinho sparito di colpo nel nulla fa impressione
«Quello che è preponderante in Luis Enrique è come si allenano i giocatori in settimana».

L’intransigenza di Luis Enrique serve a tenere in piedi l’impresa Roma che ha ancora le gambe malferme o rischia di affondarla?
«Se non hai questa intransigenza, Roma è un posto che ti si mangia in tre secondi».

Quando ho scritto di Luis Enrique alieno, lo intendevo come un complimento
«Lo è anche per me. Volevo un alieno. Estraneo alle logiche di questa città. Non c’entrano la Spagna o il Barcellona. Volevo uno che avesse una visione, un sistema di principi, al di là di mettere insieme undici calciatori»

. Canovi si è lamentato. Dice che Luis Enrique fu una sua idea e non l’avete riconosciuto. Hai letto?
«Tristemente. E’ una cosa tipica dei procuratori, ti fanno ventimila nomi, poi se capita un nome tra quelli, se lo attribuiscono».

Che cosa ti entusiasma davvero di Luis Enrique?
«Il calcio che vuole proporre e l’uomo. La dedizione e la passione. Tutto. Lui ha sempre in testa uno scopo didattico, non c’è mai in lui una convenienza del fare o del non fare. Questo lo percepiscono anche i giocatori. I risultati? Verranno anche quelli e sarà una grande festa».

Più grande del 2001?
«Vincere è bello, ma come hai vinto è ancora più importante. Vincere o perdere oggi ci condiziona troppo, un giorno vinci e il mondo è bello, l’altro perdi e il mondo è un posto da dove scappare. Voglio portare questa Roma a un punto in cui vincere sarà una costante».

Sarà bello anche ricordando le tribolazioni della partenza
«Chi le dimenticherà, sarà la gente intorno a noi. Noi no di certo».

Dove può e deve migliorare Luis Enrique?
«Mi verrebbe da dire nel fare compromessi con l’ambiente, ma azzererei tutto quello che ho detto fin qui. Lui è un uomo estremamente intelligente. Se dovrà rinunciare a qualcuno dei suoi principi perché è utile alla squadra non avrà problemi a farlo».

Che è successo realmente con De La Pena?
«La moglie non voleva trasferirsi a Roma e lui è dovuto tornare a Barcellona. Una grossa perdita. Parliamo di un ragazzo molto intelligente, carismatico. Poteva essere quell’elemento di flessibilità, un mediatore culturale tra l’allenatore e l’ambiente».

Che personaggio è Walter Sabatini e che contributo sta dando all’impresa Roma?
«Uomo di una passione smodata, calato nelle cose del calcio dalla testa ai piedi, venticinque ore al giorno, che persegue ferocemente il bene della Roma».

Cosa ti senti di dire agli impazienti?
«Che l’impazienza di vincere è la maniera sicura di perdere. Che il Manchester di Ferguson ci ha messo degli anni ad affermarsi e che Sacchi con il suo Milan ha rischiato di affondare il primo anno. Scelgo esempi importanti non perché sono megalomane ma per ribadire che sono tornato qui a Roma sognando, io e tutto lo staff, il massimo per questa Roma».

Fenucci ha escluso investimenti importanti
«Tutte le volte che gli americani riterranno opportuno intervenire lo faranno».

Parliamo anche di nomi eccelsi?
«Sì, quando ci saranno i presupposti. Avendo la sensazione che sarà giusto fare un sacrificio, lo faranno».

Anche prima del 2014? Stiamo smentendo Fenucci
«Fenucci ha fatto benissimo a dire le cose che ha detto, a partire dai numeri che ha a disposizione. Io mi sento autorizzato ad ammettere possibilità che vadano anche al di là della stretta logica dei numeri».

Si parla di ritardi negli stipendi
«Sintomo di ostilità in un certo ambiente. Stiamo parlando di dieci, quindici giorni. Niente, se confrontato ai cinque, sei mesi del passato».

I cinesi arrivano?
«Non so nulla dei cinesi ma so che gli americani non hanno preso la Roma per speculare. Lo capirebbe anche uno sprovveduto che comprare la Roma, a partire dalla situazione in cui era, non è certo un business. Sono uomini di successo, tutti di origine italiana, che cercano in questa avventura una gratificazione personale. In quest’ottica, ben vengano altri soggetti da coinvolgere per arrivare prima a certi obiettivi».

Sempre convinti della scelta fatta?
«Registrano certe difficoltà dell’ambiente, si fanno domande, ma senza subire contraccolpi. Hanno investito decine di milioni per acquisire la Roma. Non solo si sono accollati lo stato di sofferenza di prima, ma hanno fatto investimenti importanti sul mercato, senza i soldi della Champions».

Anche qui il riconoscimento latita
«Attenzione, c’è da fare una distinzione importante. Abbiamo trovato più difficoltà dove ne aspettavamo di meno e meno dove ne aspettavamo di più. La vera, grande sorpresa per me è stata nell’ atteggiamento dei tifosi. Una sorpresa talmente bella che la tratteremo come merita».

Che significa?
«Fargli vedere che non sbagliavano a darci fiducia».

Lo striscione della Sud. “Mai schiavi del risultato”.
«Sono romantico nell’animo. Quella visione lì, in questo momento non facile, mi ha reso un uomo felice».

Possiamo dire che il peccato originale di questa squadra è una certa leggerezza, al limite del difetto di personalità? Il calcio italiano è duro, fangoso
«Può darsi. Interverremo nel mercato per colmare questa carenza strutturale. Cercheremo i “duri” della situazione. Ma è giusto dire che, se vogliamo fare un certo tipo di calcio, le farfalle sono indispensabili».

Sabatini vuole una Roma arrogante
«Condivido. Ma questa è già una Roma diversa da quella scolastica dell’inizio. Quella stava ancora imparando la lingua, faceva la traduzione mentale, ora comincia a pensare in quella lingua. Dobbiamo anche considerare che i giocatori stranieri, giovani per di più, non sono abituati a certe pressioni. Senza la pazienza, gente come Platini e Falcao sarebbe stata rispedita al mittente».

Lamela e Pjanic hanno la scintilla del campione?
«L’investimento che abbiamo fatto per loro dimostra quanto ci crediamo. Sono due nati per giocare al calcio».

Capitolo spinoso. Il contratto di De Rossi.
«Se ne parla troppo e dobbiamo imparare a tacere. Ti dico solo che, sia come calciatore, ma soprattutto come persona, lui è il tipo di cui abbiamo bisogno».

Perché tante difficoltà? A un certo punto sembrava vicina la firma?
«Parliamo di un giocatore appetito da tutto il mondo e che aveva solo sei mesi di contratto. Un uomo intelligente all’apice della carriera, tentato da mille prospettive, non solo economiche, tutte legittime. Questa è la difficoltà».

Sarebbe rispettabile anche la scelta di andarsene?
«Ci mancherebbe altro. Lui sta legittimamente valutando tutte le prospettive della questione. Posso sperare solo che non faccia quella scelta».

Sarebbe un grosso contraccolpo per la vostra impresa in costruzione?
«Posso aggiungere solo questo su Daniele: nel caso non dovessimo riuscire, sarà perché avrà prevalso in lui una diversa prospettiva. Noi gli stiamo testimoniando quanto è importante per noi. Da qui in poi ne parleremo solo per dare la risposta definitiva. Contratto si fa o non si fa, non se ne parla».

Si fa?
«La situazione è totalmente aperta, si può fare e no».

Lo stipendio di DiBenedetto. C’è chi grida allo scandalo. Interviene Baldissoni
«Lo scandalo è di chi ne parla... Di compenso non si è ancora parlato. Saranno i soci a stabilirlo. C’è una delibera dell’assemblea che ha stanziato la stessa cifra dell’anno prima come tetto massimo».

Lo stadio resta centrale per lo sviluppo di questa Roma
«Lo stadio è la possibilità di avere risorse in più da dedicare alla Roma. Non è l’obiettivo, ma il mezzo per fare più grande la squadra, con l’aumento dei ricavi».

Quanto siamo lontani? (risponde Baldissoni)
«Vista la confusione che si è creata sull’argomento, attorno a presunti accordi con costruttori, la società ha deciso di proseguire nella questione a fari spenti, incaricando una società del settore immobiliare di fare tutte le ricognizioni del caso, tecniche e scientifiche».

Uno squarcio dal passato, Capello a Trigoria
«Che all’allenatore dell’ultimo scudetto fosse preclusa la possibilità di tornare a Trigoria era inaccettabile».

Di questo si trattava?«Se tu sai di non essere bene accetto in un posto, non ci vai. Mi è sembrato giusto invitarlo a Trigoria, un posto dove Capello ha lasciato una grande traccia».

Me ne parlava anche Pradè dell’importanza di Capello. A proposito, che ne è stato di Pradè?«Sta studiando l’inglese, mi risulta. Non c’era nella Roma il ruolo per lui. Lui pensava legittimamente se stesso come direttore sportivo e io in quel ruolo avevo scelto Sabatini».

Qualcosa che nessuno sa o sospetta di Capello?
«Che ama Roma e che avrebbe voluto frequentarla più spesso e più a lungo».

Il giocatore più importante di quello scudetto?
«Gioca ancora nella Roma di oggi».

A parte Totti?
«Faccio un nome: l’attuale presidente del sindacato calciatori, Damiano Tommasi».

Incidente chiuso con Francesco. Sta seguendo i tuoi consigli?
«Non erano consigli, ma solo un mio punto di vista. Totti lo vedo sereno e coinvolto. Lui è un bravo ragazzo che mi riconosce la buona fede. Se preferisco non parlare di lui è perché voglio tenere il focus sulla squadra».

Enrique “Zichichi” è una sua invenzione?
«A Roma c’è il gusto dei soprannomi. In “Zichichi” non c’è sarcasmo cattivo ma, anzi, percepisco l’ammirazione di fondo per un allenatore che vive il calcio come una scienza. E una passione, aggiungo io».

Sei in macchina bloccato nel traffico. Accendi la radio, cosa ascolti?
«Radio Subasio. Ho pochi momenti di relax e, tra una telefonata e l’altra, cerco la musica per rilassarmi. E poi ogni ora c’è il notiziario, quei due, tre minuti, per rendermi conto che esiste un mondo al di fuori della Roma».

Non sei avido di conoscere la voce dei tifosi?
«Quella l’ascolto la domenica allo stadio o leggendo striscioni meravigliosi come quello della Sud. Non leggere o ascoltare tutto, in una città come Roma, è anche istinto di sopravvivenza».

La musica che ti dà pace?
«La musica autoriale. Fin da piccolino sono malato di Battisti, Lo conosco a memoria. Lui, De Andrè e Gaber mi hanno condizionato la vita. Aggiungerei De Gregori, se non si turba a essere accostato a tre defunti».

Sai già che, se le cose non andranno, te ne diranno di tutti i colori. Che sei un radical chic che si è scagliato un giorno contro il campione popolare in cui la città s’identifica
«Vengo da Reggello, la provincia più remota. La mia storia è molto più simile a quella di Totti che a quella di un radical chic ».

Da esteta, il gol annullato a Osvaldo
«Nessuno ce lo può togliere. Non c’è guardalinee che possa cancellarlo».

Burdisso stampellato, una grave perdita?
«Assolutamente. Lui è un altro come De Rossi. La qualità della persona spesso eccede quella del calciatore».

Hai esultato in cuor tuo per la sentenza su Moggi?«Non sono carogna abbastanza da esultare per una sentenza ai danni di nessuno, chiunque sia. Moggi l’ho confinato nel passato».

Tavolo della pace. Che roba è?
«Non so bene. Se parliamo di pace vuol dire che c’è una guerra. Cos’è una guerra del Coni? Di che guerra parliamo? Dico che qualsiasi iniziativa che porti distensione nei rapporti è auspicabile. Non so se questa lo sia».

L’asse Roma-Napoli?
«Non c’è nessun asse, ma solo fantasie di De Laurentiis che stiamo ascoltando».

Fratelli di sangue al di là del sangue?«Li ho persi quasi tutti per strada. Simona, la regista della mia compagnia teatrale a Reggello, altri, nessuno legato al mondo del calcio».

La compagna inglese che dice della tua totale immersione nel calcio romano?
«Non ho mai parlato delle mie cose private. Nemmeno quando mi perseguitava la leggenda che ero diventato importante nella Roma perché avevo una relazione con Rosella Sensi, con cui al massimo posso aver preso il caffè. Posso solo dire che a Londra, tra le cose belle, ho trovato anche i miei affetti».

Ancelotti e Spalletti fanno sapere che tornerebbero volentieri a Roma.
«Mi lusinga. Individuano nella Roma un bel posto dove lavorare».

Legato indissolubilmente a Luis Enrique?
«L’abbiamo scelto e ne siamo sempre più convinti. Certo se lui un giorno dovesse arrendersi, ne dovrei prendere atto».

Ed entrare in un mondo parallelo
«Vale anche per me. Nel salvaschermo del mio cellulare c’è scritto: “Ricordati di avere sempre un altro posto in cui andare”. Il giorno in cui sarò inseguito e insultato dalla gente che mi vorrà cacciare, ne prenderò atto. Non c’è nulla di definitivo. Anzi no, una cosa c’è e te la voglio dire, così mi costringo a mantenerla. Credo talmente tanto in questo percorso che per me la storia del calcio italiano si chiude con la Roma. Non andrò mai in nessun altro club italiano. Inizio e finisco con la Roma. Non avrò altro Dio».
154817
BOC User
29/11/2011 13:24:21
onore a osvardo
Se in casa giallorossa la situazione non sembra delle migliori nonostante una rosa rivoluzionata, neanche gli ex romanisti partiti nell'ultimo mercato sembrano aver cambiato atteggiamento.

Come riporta il quotidiano francese, infatti, Jeremy Menez, passato dalla Roma al Psg nello scorso luglio, avrebbe avuto un battibecco con il compagno André Ayew che gli chiedeva: "Perché te non corri per niente?" dopo la sconfitta contro il Marsiglia. Semplice, la motivazione di Menez: "Tocca agli altri correre. Io sono qui per giocare in attacco". Una cosa è certa: l'autocontrollo di Ayew è di tutt'altra pasta rispetto a quello di Osvaldo.
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BOC User
24/11/2011 00:41:13
RIBADISCO: ONORE A "IL ROMANISTA"
PERCHE' CHI SI SCHIERA DALLA PARTE DELLA GENTE, MERITA RISPETTO.

"ERAVAMO RE, SIAMO TRONISTI"
di Tonino Cagnucci

A volte mancano le parole. Quand’è così è dura.
Capita di fronte a un’ingiustizia talmente
sfacciata che non sai come e dove iniziare per
affermare quello che pure ti sembra doveroso,
logico, semplice, elementare. Un’ingiustizia
sfacciata può riguardare anche una cosa
apparentemente piccola, semplice e persino
elementare: quand’è così nella gran parte
dei casi vuol dire che stai trattando questioni
di principio, e in questo tempo dove conta solo
il fine (l’opportunità, il risultato, la riuscita,
la carriera, lo spread fra te e un altro) sarebbe
meglio proprio non iniziare. Ma in questi
tempi c’è ancora chi invece di pensare all’utile,
al conveniente, a stare a casa davanti
alle televisioni, spendere i soldi nel week end
per andare in discoteca o per una gitarella alla
moda, preferisce stare con altri simili in
carne e ossa, magari al freddo, in un posto semivuoto
come è ormai lo stadio Olimpico,
tanto più e tanto meno per un Roma-Lecce
qualsiasi, di domenica sera alle 20.45, preparare
clandestinamente uno spettacolo che
non gli porterà né soldi, né riconoscimenti,
né scatti di carriera, ma, anzi, niente altro che
il rischio di farlo, la gioia di averlo fatto, l’emozione
di averlo espresso. Per niente se non
per spiazzare. Per dire un sentimento. Una
volta quei ragazzi, in quello stesso posto, lo
hanno proprio detto: ti amo. Anche quando è
così mancano le parole. Tutto questo adesso,
da un po’ di tempo, da quando il tempo dei colori
e delle stagioni lo hanno fermato i signori
del Casms o come Casms si chiama, è vietato.
Domenica sera in Curva Sud hanno fermato
dei ragazzi, gli hanno detto che "no, non
si può fare", "non si può entrare", "verboten"
come a dire "i cani qua non entrano", li hanno
multati e gli hanno promesso che gliela faranno
pagare, con un bel daspo. E vogliono
pure le ricevute. A qualcuno di quei ragazzi
sono mancate le parole. Di fronte a una cosa
simile si potrebbe rispondere facilmente che
invece di fermare o magari arrestare i cosiddetti
famigerati "ultrà" si potrebbe pensare di
arrestare chi uccide, chi inquina le prove, chi
fa saltare i mercati, chi mistifica le verità, chi
tradisce, chi fa affari sporchi, chi non paga le
tasse, chi parla al cinema, chi fa telefonate false,
chi parcheggia sui posti degli handicappati...
Quelli intelligenti e preparati alla dialettica,
pronti a tutto e con il loro cinismo capaci
solo di smontare e non di preparare scenografie,
direbbero che questo è "benaltrismo".
Fa fico, significa che stai semplicemente dicendo
che "i problemi sono ben altri" e con
questa scusa uno si dà alibi e non affronta le
questioni. Pensa un po’ è vero: la questione è
proprio un cartoncino in Curva Sud.
SEGUE A PAGINA 16
154250
BOC User
16/11/2011 14:49:30
ONORE A OC 1980, MAESTRO DI VITA

Foto scattata allo Sporting Club Nuovo Laurentino nel maggio 2010
(Notate sullo sfondo un aitante pallino che si dà da fare senza raccogliere il meritato successo)
152090
BOC User
05/10/2011 20:50:42
ONORE A RENATINO
ROMPIJE ER CULO E FALLA PIAGNE CHE JE PIACE !
152022
BOC User
04/10/2011 17:32:41
onore a osvardo
La rivoluzione che c’è. La Roma di Luis Enrique in queste prime partite di campionato sta completando la transizione verso un nuovo modo di vedere il calcio. Dopo molte difficoltà, errori e incomprensioni il tecnico asturiano, sono i numeri che parlano per lui, ha trasformato la squadra giallorossa. Come i serpenti la Roma ha quasi completato il cambio di pelle mostrando in campo caratteristiche ben precise.


La squadra giallorossa senza dubbio, soprattutto nelle prime gare casalinghe contro Cagliari e Siena, è andata in difficoltà nella produzione di gioco offensivo ma, in queste prime cinque partite, Totti e soci sono stati sempre in testa per tiri fatti.


TIRO AL BERSAGLIO - Dopo sei giornate infatti la Roma è la squadra che ha fatto più tiri verso la porta (84) centrando lo specchio in 26 occasioni (il 30,95% dei tiri totali). Quest’ultimo è il dato più preoccupante, infatti la squadra giallorossa ha una percentuale bassa rispetto a Juventus (36,8%), Lazio (35%) e Milan (35,2%). Rimangono dietro Napoli (30,1%) e Inter (28,5%).


Totti e Osvaldo sono i giocatori giallorossi che più hanno tirato in porta: rispettivamente 22 e 15 volte. Seguono Pjanic (10) e Borini (8). Osvaldo è anche quello che ha centrato di più l’obiettivo (8) seguito dal capitano (6) e Bojan (3).
151949
BOC User
04/10/2011 10:25:18
ONORE A PROUD ULTRAS
A NOI DE PAPPARELLI
NON CE NE FREGA UN CAZZO
SCONTRI SCONTRI SCONTRI!
151852
BOC User
03/10/2011 09:57:26
ONORE A PROUD ULTRAS
A NOI DE PAPPARELLI
NON CE NE FREGA UN CAZZO
SCONTRI SCONTRI SCONTRI!
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BOC User
02/10/2011 20:17:27
ONORE A PROUD ULTRAS
A NOI DE PAPPARELLI
NON CE NE FREGA UN CAZZO
SCONTRI SCONTRI SCONTRI
151827
BOC User
02/10/2011 20:17:22
ONORE A PROUD ULTRAS
A NOI DE PAPPARELLI
NON CE NE FREGA UN CAZZO
SCONTRI SCONTRI SCONTRI
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BOC User
27/09/2011 21:39:55
ONORE A STA NUOVA SOCIETA'! CONTRO TUTTO E CONTRO TUTTI! DAJE ROMA!
In relazione alle più recenti determinazioni dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e del C.A.S.M.S., il Consiglio di AS Roma ha ribadito che l'iniziativa assunta in merito al cosiddetto "special card 16 gare", come già dalla società ampiamente illustrato in diverse occasioni, rispetta tutti i requisiti di sicurezza e organizzativi caratteristici del programma "Tessera del Tifoso", nonché tutte le norme inerenti al tema.
L'iniziativa, benché descritta ed elaborata anche attraverso numerosi incontri con tutti gli organi competenti, tra cui l'Osservatorio, la Questura, l'Ufficio del Ministro degli Interni, risulta essere ancora oggetto di approfondimenti ritenuti necessari da parte dell'Osservatorio.
Il Consiglio di AS Roma ha pertanto invitato i propri dirigenti ad attivarsi nei confronti delle Istituzioni sportive, delle Leghe professionistiche e degli altri Club, ed a rendersi immediatamente disponibili per fornire tutte le informazioni e spiegazioni eventualmente ancora necessarie agli Organi competenti, auspicando che ciò possa finalmente condurre ad una utile condivisione dell'iniziativa.
Nell'ipotesi in cui, nonostante i successivi chiarimenti, l'iniziativa non venisse recepita, l'AS Roma si vedrebbe costretta a riconsiderare drasticamente la strategia di fidelizzazione alla base del programma "Tessera del Tifoso". (asroma.it)
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BOC User
27/09/2011 21:16:53
STA PUTTANA COLLA MINICAR! ONORE A JOSE ANGEL!!!
Riceviamo e pubblichiamo una email ricevuta in redazione dalla ragazza coinvolta nell'incidente stradale capitato oggi pomeriggio all'Eur ai giocatori della Roma Bojan e Josè Angel.

Salve Signor Limiti, sono Martha Gismondi, la ragazza che ha subito l'incidente accaduto oggi nel quartiere Eur.



Le volevo far notare che alcuni dettagli del suo articolo sono fortemente sbagliati:

1 - io non stavo in un motorino , ma stavo in una minicar
2 - io sono ferita e dovrò portare un collare per ben due settimane
3 - alla guida della mini cooper non c'era il giocatore Bojan, ma la sua ragazza
4 - io ho inveito contro il giocatore Josè Angel dato che lui mi ha insultato con una pesante parolaccia.

Con ciò volevo riferirle solo alcune correzioni che spero lei apporterà al suo articolo.

Cordiali saluti

Martha Gismondi

E COMUNQUE LE DONNE DEVONO GUIDARE SOLO ER CAZZO VERSO LA BOCCA
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BOC User
23/09/2011 14:07:48
Chinellato - Onore a Carmen Russo
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BOC User
13/09/2011 14:14:19
onore a idetoshi nakata!!!!
13 settembre 1974: l'Armata Rossa Giapponese assalta l'ambasciata francese a l'Aja

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E' il 13 settembre 1974 quando all'Ambasciata francese all'Aja irrompe l' Armata Rossa Giapponese, assaltandola.

L'Armata Rossa Giapponese è un gruppo, fondato nel 1971 da Fusako Shigenobu e che, distaccatosi dalla Lega Comunista Giapponese, ha per anni messo in campo azioni con l'obiettivo di rovesciare la monarchia giapponese e di dare il via ad una rivoluzione a livello mondiale. L'ARG è considerato uno dei più famosi gruppi armati comunisti, e ha da tempo intrecciato uno stretto legame con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

Il gruppo è conosciuto anche sotto i nomi di: Brigata Internazionale Anti Imperialista, Nippon Sekigun, Nihon Sekigun, la Brigata della Guerra Santa e il Fronte Democratico contro la Guerra.

L'assalto del 13 settembre 1974 all'ambasciata francese viene organizzato per sostenere la causa palestinese e per richiedera la scarcerazione di un militante dell'ARG, Yatsuka Furuya.

Tre componenti dell' ARG, dopo aver fatto irruzione all'interno del palazzo governativo, trattano la liberazione del proprio compagno in cambio della libertà delle persone presenti all' interno, l'ambasciatore e altri dieci impiegati.
Inizia immediatamente il lungo assedio della polizia, che riesce a contattare e trattare con militanti dell'ARG attraverso un sistema di comunicazione interno alla sede diplomatica: sul posto vi sono infatti due interpreti della delegazione giapponese.
Durante l'operazione di polizia, un' agente resta ferita alla schiena ma, i
n seguito a lunghi negoziati avviene il rilascio degli ostaggi in cambio di Yatsuka Furuya (membro dell'ARG imprigionato), di 300.000 dollari e dell'uso di un aeroplano per giungere fino ad Aden, nello Yemen meridionale, dove i mililanti vorrebbero fermarsi .

Lo Yemen non permette ai tre di fermarsi, e quindi sono costretti a raggiungere la Siria e a consegnare il riscatto, in quanto la Siria non riconosce i rapimenti a scopo di riscatto come azioni rivoluzionarie.

Sin dai primi anni '80, l'ARG smise le attività in Giappone preferendo appoggiarsi al Fronte Nazionale per i finanziamenti, l'addestramento ed il rifornimento di armi.
La Nihon Sekigun si renderà protagonista, tra gli anni '70 e '80, di molte azioni rivoluzionarie, tra cui dirottamenti aerei, sequestri di persone, guida di azioni in collaborazione ed appoggio ai guerriglieri palestinesi.

Fusako Shigenobu, leader e fondatrice del gruppo, nonchè ideatrice delle azioni più importanti dell'Armata Rossa Giapponese, tra cui l'assalto all'aeroporto di Tel Aviv e numerosissimi attacchi a sedi diplomatiche di tutto il mondo, sarà per anni considerata la "terrorista donna più temuta del mondo", verrà infine arrestata in Giappone nel 2000, e nel 2006 verrà condannata a 20 anni di carcere.

L'organizzazione si scioglierà il 14 Aprile 2001.

150122
BOC User
04/09/2011 10:18:50
onore a DDR
«Io non ho seguito la conferenza, ero molto concentrato su questa partita, non so cosa ha detto Sabatini, però insomma... il contratto insomma lo gestiremo. Lo discueteremo, io, lui, il mio procuratore e chi in società avrà questo compito. Però il contratto qual è la tipologia non la so, anche quella vecchia andava bene, è abbastanza semplice, poi è normale che si lotta e si combatta per guadagnare un po’ di più e loro per spendere un po’ di meno, Questo è il calcio, e ogni lavoro funziona così e chi vi dice altre cose vi racconta le favole.

Il problema Totti uccide la Roma? Ma io prima vorrei sentire la conferenza e sentire quello che ha detto, perché magari riportare una frase così all’interno di una conferenza credo molto lunga e commentarla potrebbe essere controproducente.
Io credo che abbiamo delle fortune importanti in questa squadra, nella mia squadra di club, una dei quali è Francesco, forse la più grande, uno dei giocatori più forti negli ultimi non lo so, da quando sono nato io mi ricordo Baggio e pochi altri del suo livello. Abbiamo anche la fortuna di aver trovato un allenatore in gamba, leale e molto preparato. Abbiamo anche una grossa sfortuna però, non abbiamo ancora iniziato il campionato e già la nostra città è in subbuglio: prima il mercato era disastroso, poi in due giorni siamo la regina del mercato e si creano delle fazioni, chi è per Luis Enrique, chi per Totti, chi per Baldini, chi per Sabatini, invece vorrei vedere tutti quanti tifosi della Roma, come ho visto contro lo Slovan. Cinquantamila tutti quanti a fare il tifo e con un unico obiettivo, cercare di spegnere le polemiche non alimentarle per qualche piccolo tornaconto di qualcuno che crea un caso ogni volta.

Io finché sono stato lì ho visto, ho visto i compagni di squadra molto tranquilli e sereni, certo arrabbiati per le cose che non andavano benissimo, soprattutto Francesco e i suoi atteggiamenti sono stati quelli degli altri compagni. Poi accettare più volentieri o meno una sostituzione dipende dall’indole di ognuno di noi. Si può sempre migliorare, ma dovessi dire che lui crea problemi dentro lo spogliatoio direi una bugia».
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BOC User
19/08/2011 10:38:46
onore a Ken il corriere

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BOC User
10/08/2011 14:36:41
ONORE A QUESTO GRANDE UOMO
il caso
«Batigol fa fatica a stare in piedi»
Il giornalista Luca Calamai racconta in un'intervista che l'ex bomber viola fatica a camminare per le infiltrazioni alle ginocchia. Ma il medico rassicura

FIRENZE - La notizia arriva come una bomba, raccontata in un'intervista a Calciomercato.com dal giornalista Luca Calamai, fiorentino, una vita alla Gazzetta dello Sport: Gabriel Omar Batistuta, 42 anni, il Batigol della Fiorentina, uno dei calciatori più amati in città, non sta bene. «Ho avuto la fortuna di diventare amico di Gabriel Omar Batistuta - dice Calamai - all'inizio si sentiva osteggiato dalla coppia Branca-Borgonovo, che gli fecero la guerra. E ho vissuto quel periodo insieme a lui. Poi quando Batistuta segnò il gol alla Juve mi inventai di far mandare sms al giocatore. E il fax della redazione di Firenze della Gazzetta andò in tilt! In due giorni, 3.000 fax. Poi da lì decollò tutto. Ora purtroppo Batistuta fatica a camminare e gira il mondo cercando il sole. Non può stare in piedi più di mezzora per problemi alle ginocchia. Le infiltrazioni che ha subito gli hanno sbriciolato i tendini».

Sotto accusa ci sono le infiltrazioni a cui si è sottoposto per alleviare dolori e abbreviare i tempi di recupero dagli infortuni. Il più grave il 7 febbraio ’99, quando l’attaccante che festeggiava i gol col gesto della mitraglia si fece male in Fiorentina-Milan: stette fuori per oltre un mese. Batistuta ha smesso di giocare nel marzo 2005, dopo tre partite nella sua seconda stagione in Qatar con l’Al Arabi, proprio dopo un infortunio a una caviglia. Ma l'allarme sarebbe già stato ridimensionato - secondo quanto riporta La Nazione - dall'ultimo medico che ha curato Batistuta, operato alle caviglie un anno e mezzo fa: adesso Batistuta gira il mondo, e non disdegna di giocare a tennis e polo. Pochi giorni fa il neo ct della nazionale argentina, Sabella, ha annunciato che avrebbe contattato come collaboratori Batistuta e l’ex difensore Ayala.

A metà luglio, dall'Argentina, Batistuta, oltre a rilasciare alcuni commenti sull'edizione della Coppa America parò anche del suo rapporto con Firenze: «Quando sento il bisogno di un bagno d'affetto vado sempre a Firenze». A settembre Batigol è atteso in città dove dovrebbe risiedere per almeno un paio di settimane, dopo aver già fatto una scappata a luglio.