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15/04/2012 14:48:02 |
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ONORE A MARCO STRONZI
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Io dico solo una cosa: Stamattina sono passato sotto casa di Luciano Palle e ho beccato la nostra Lady BOC ktulu che con una bomboletta spray scriveva questa dedica su una saracinesca, lei appena mi ha visto ha cercato di coprirsi il volto ed è scappata in sella alla sua Renault 5 Rally targata NA ma io l'ho riconosciuta ugualmente.
Fermare il calcio per Morosini è una cosa giusta ma vorrei richiamare la sensibilità della BOC anche sulla situazione in cui verte oggi il povero Marco Stronzi. Vilipeso, cornificato e umiliato dalla regina della mossa partenopea.
KTULU MALAFEMMENA
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05/04/2012 17:57:30 |
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onore a giuly
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Ludovic Giuly, ex giallorosso, ha così parlato alla trasmissione 'I signori del calcio' della sua esperienza nella capitale:
Spalletti
Spalletti mi chiamò dicendo che avrebbe voluto portarmi a Roma, io telefonai a Mexes e lui mi disse che sarebbe stato bellissimo e che mi avrebbe aiutato ad inserirmi. Ero felice di andare dove mi desideravano, trovai uno stile di allenamento completamente diverso rispetto alla Spagna, dove usavamo quasi solo il pallone. A Roma facevamo molta palestra, soffrivo la preparazione fisica e dopo ogni allenamento ero davvero stanco. Il mese di agosto fu molto complicato, non ero sicuro di adattarmi al meglio ma per fortuna Mexes mi è stato vicino. Spalletti è un allenatore con molto carattere, quando arrivai a Roma non ne sapevo molto di tattica, lui me l'ha fatta studiare a fondo per tre mesi. All'inizio rimasi scioccato perché tutti facevano la stessa cosa e io mi sentivo quasi incapace di giocare a calcio, mi sembrava di vivere in un videogioco che si ripeteva identico ogni mattina. Poi però durante le partite si notava che il lavoro fatto in settimana aveva un senso, tutti sapevano alla perfezione cosa fare. Spalletti è molto preparato tatticamente, così come Puel, un altro allenatore col quale ho lavorato che vive talmente intensamente il suo lavoro da essere quasi brusco quando si relaziona con un giocatore. Spalletti era troppo diretto, non ti metteva a tuo agio e non accettava che si mettessero in discussione le sue idee, per questo ho avuto qualche problema con lui. In ogni caso abbiamo avuto un buon rapporto, mi ha insegnato tanto e ha fatto grandi cose per la Roma così come sta lavorando molto bene adesso allo Zenit.
Totti e De Rossi
Vedendo De Rossi e Totti ho capito cosa significa essere una bandiera in Italia, dove spesso un giocatore diventa il simbolo di una squadra, come è successo anche a Maldini e Del Piero. E' stato interessante entrare nel loro mondo e spesso gli chiedevo perché non avessero mai accettato di lasciare la Roma. Sono troppo italiani, amano la loro città, la maglia, la squadra con la quale giocano da sempre e quindi non possono andarsene, per loro sarebbe drammatico. Io avrei voluto fare lo stesso al Monaco, ma De Rossi e Totti sono diversi, la Roma gli scorre nelle vene, iniziavano a parlare del derby quindici giorni prima dicendo che perdere sarebbe stata la fine del mondo. Questi valori oggi nel calcio sono molto rari, senza Totti e De Rossi la Roma non sarebbe la stessa cosa. Totti in fondo è ancora un ragazzino, l'ho frequentato anche fuori dal campo ed è un tipo divertentissimo. Con noi poteva essere se stesso e dimenticare la pressione che viveva ogni giorno, gli faceva bene passare il tempo insieme a noi perché non doveva fare attenzione a tutto quello che diceva o faceva. In uno spogliatoio può sentirsi libero. Come giocatore all'inizio mi sembrava buono ma non eccezionale, poi mi sono reso conto che difficilmente sbaglia una giocata, è sempre al posto giusto e ha una visione di gioco incredibile in rapporto a tutti i gol che ha segnato. Mi impressionava perché nelle partite importanti potevamo sempre contare su di lui, contro la Juve, il Milan era presente. Forse contro squadre più piccole si impegnava un po' meno, ma è un grande giocatore con qualità straordinarie e un bravissimo ragazzo.
I tifosi giallorossi
I tifosi a Roma sono diversi rispetto a quelli francesi o di Barcellona, quando le cose non vanno sono sempre pronti a farsi sentire. Totti e De Rossi, per esempio, sono prima di tutto due tifosi, uguali a quelli che vanno allo stadio. All'inizio questa situazione mi scioccava, al ristorante sconosciuti si sedevano al mio tavolo per parlare di calcio e io non capivo cosa volessero. Per loro però funziona così: se giochi nella loro squadra si sentono in diritto di venirti a salutare, disturbarti se sei con la tua famiglia o in riunione. Ho imparato ad apprezzare tutto questo, anche se quando i risultati non arrivavano la situazione diventava meno simpatica. Lo spettacolo allo stadio però era fantastico.
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16/03/2012 12:57:39 |
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onore a zigoni
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A Radio Sport 24 è intervenuto Gianfranco Zigoni, ex calciatore della Juventus e della Roma, che ha parlato di calcio a tutto tondo, anche se ormai segue poco la serie A: “Ora mi occupo dell’Avellino (dove gioca suo figlio Gianmarco, ndr), le grandi squadre non le guardo molto”.
Ma un personaggio come lui regala sempre degli spunti interessanti e divertenti, di certo mai banali. Si parla innanzitutto della Juventus, una delle sue ex squadre, e del silenzio stampa che ha iniziato in protesta contro gli arbitri: “Da un certo punto di vista sono d’accordo con Conte, perché secondo me stanno mancando un po’ di rispetto alla Juve. E’ un momento difficile, quando giocavo io la Juve non era fra le favorite, ma adesso è forte e credo sia un peccato se poi viene penalizzata”.
Suo figlio Gianmarco adesso gioca nell’Avellino, ma è di proprietà del Milan, e sarebbe bellissimo se potesse affermarsi con quei colori: “E’ logico che il Milan sia il sogno di ogni calciatore, lui vorrebbe affermarsi con la maglia rossonera, ora sta giocando all’Avellino e si trova molto bene, ma è naturale che l’obiettivo sia quello di tornare in rossonero e diventare grande con loro”.
Ha giocato nella Juventus, nel Verona e nella Roma, ma fra i suoi amori ne è rimasto uno in particolare: “Io tifo per la Roma, seguo con passione le partite dei giallorossi. Secondo me non dovrebbero mai lasciar andare via Luis Enrique, è il miglior allenatore che abbiamo adesso in Italia. Quando gioca la Roma mi diverto sempre, anche se perde, perché ha un gioco ambizioso e innovativo per il calcio italiano”.
Zigoni, simpatico guascone, si è paragonato spesso a Maradona e Pelè. In merito alla diatriba fra i due e sul paragone fra Messi e il Pibe de Oro ha le idee molto chiare: “Secondo me molto di ciò che si dicono è anche scena, per far scrivere qualcosa ai giornali. Io comunque stravedo per Diego, quello che faceva lui col pallone poteva farlo soltanto Dio. Anche Messi è ancora lontano da quel livello, penso che ne debba mangiare ancora tanta di pastasciutta prima di potersi paragonare a Maradona”.
Ma Messi è più forte di Zigoni? E chi è il suo erede attuale? Colui che è stato definito il George Best italiano regala un’altra perla: “Non scherziamo, Messi è un professionista impeccabile. Io bevevo, fumavo, non mi allenavo mai, ero un pazzo, e probabilmente lo sono ancora. Il nuovo Zigoni? Secondo me attualmente non esiste, io mi divertivo soltanto, ora non è più così. No, neanche Balotelli, lui è uno che gioca per i soldi, io non ci ho mai pensato”.
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06/03/2012 10:40:47 |
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onore a marito
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e al suo ghiacciolo al gusto violetta
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01/03/2012 10:44:45 |
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onore a Osvaldo
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A volte abbassa la voce. E pure lo sguardo. Perché a dispetto dell’atteggiamento sprezzante e dell’aspetto da star del rock, Pablo Daniel Osvaldo è un ragazzo educato, semplice, persino timido.
Un tipo pronto alla battuta e all’autocritica, capace di parlare di Cigarini e Che Guevara, di Maradona e Rolling Stones, con lo stesso interesse e la stessa leggerezza appassionata. E’ uno che dice le cose, Osvaldo, avendo l’intelligenza per capire che a volte non è conveniente, soprattutto in un ambiente ipocrita come il mondo. Ma non per questo ha intenzione di cambiare «perché io sono così» . E allora, che piaccia o no, che convinca o deluda, questo è. Un calciatore provocatorio, tra magliette ed esultanze, un attaccante efficace, tra i sette gol e le corse sulle fasce, un uomo contento, diviso tra la famiglia e la Roma. Adora Luis Enrique al punto di criticarlo per la decisione di rinunciare a De Rossi, costata forse la sconfitta contro l’Atalanta e probabilmente la Champions League. L’abbiamo incontrato a Trigoria, nella stanza dove la società organizza le lezioni per i calciatori stranieri, affacciati sul campo in sintetico appena intitolato ad Agostino Di Bartolomei, a due passi dall’ufficio personale di Totti. (...)
Osvaldo, cominciamo dal derby? «Non mi ci fate pensare. Mi dispiace tantissimo non giocarlo. Anzi mi rode, come si dice a Roma. Non ci sarò per un’ingiustizia: non meritavo l’espulsione a Bergamo».
Le immagini non hanno chiarito il suo contatto con Cigarini. «Se era da cartellino rosso il mio fallo, il mio avversario meritava un rosso e mezzo. Purtroppo è andata così: pazienza».
Ha la sensazione che la sua fama di ragazzo turbolento incida sulle decisioni degli arbitri? «Sicuramente. A volte sembra ce l’abbiano con me. Purtroppo nel calcio questo tipo di condizionamenti c’è sempre stato: certi giocatori fanno il triplo delle cose che faccio io eppure non vengono puniti. Dovrò stare più attento: se non avessi commesso un fallo, non saremmo qui a commentare un’espulsione».
Come spiega la nomea di attaccante attaccabrighe? «L’avete creata voi giornalisti. Sono sempre stato dipinto come una persona litigiosa, ma non lo sono. Odio stare al centro delle polemiche. Vorrei fare notizia per qualcosa di positivo. In ogni caso, mi interessa poco quello che si dice».
Senza Osvaldo come finisce il derby? (ride) «Uguale. Anzi, forse è meglio per la Roma. La mia assenza non influirà sulla squadra, che ha tanti giocatori bravi. Ma non chiedetemi un pronostico perché sono troppo incavolato. Speriamo bene».
L’espulsione le ha fatto perdere anche la Nazionale. E’ una punizione corretta? «Sì. La presenza di un codice etico fa crescere una squadra. E va applicato. Naturalmente poi mi dispiace che sia toccato a me restare fuori».
Contro la Lazio intanto rientra De Rossi dopo la squalifica... di Luis Enrique. «L’allenatore ha fatto una scelta, non vorrei entrare nel merito (si prende una pausa, ndr) ... Anzi sì, esprimo il mio parere, perché non riesco a non dire quello che penso: io non l’avrei lasciato fuori per un ritardo».
Forse è proprio questa sua sincerità scomoda a non piacere a tutti... «Non posso farci niente, non so stare zitto. Ho un carattere di merda. Ma è anche grazie a questo carattere che sono arrivato alla Roma. Sono un lottatore».
In questo modo ha conquistato i tifosi. «Con loro mi sono trovato bene da subito. La gente è fantastica, unica, sa emozionarti: allo stadio ogni volta che ascolto l’inno mi viene la pelle d’oca».
La chiamano “er Cipolla” per via del modo in cui lega i capelli. Le piace? «No, ma mi fa ridere. Non puoi che ridere davanti ai soprannomi che ti danno i romani».
Eppure all’inizio c’era scetticismo sul suo conto, perché in Italia ricordavamo un altro Osvaldo. «Chiaro. Anche io prima di essere un calciatore sono stato un tifoso. Non mi conoscevate, perché quando sono andato all’Espanyol venivo da un periodo difficile. E’ stata anche colpa mia: non ero un grande professionista, ero un ragazzino che sbagliava molto, che non si comportava bene». (...)
Cosa manca a Osvaldo per diventare un calciatore top a livello internazionale? «La continuità. Non sono mai riuscito a giocare una stagione intera ad alti livelli. Nemmeno lo scorso anno all’Espanyol: ero partito forte, poi mi sono dovuto operare agli adduttori. Sicuramente posso dare di più».
Nella Roma ha impiegato poche settimane per essere decisivo. «E ho anche cambiato ruolo, adattandomi alle esigenze di Luis Enrique. Non lo dico per fare polemica, anzi ringrazio l’allenatore perché mi ha insegnato un nuovo modo di giocare che mi ha fatto raggiungere la maglia azzurra, ma è un dato di fatto: a me piace giocare centravanti, per essere sempre vicino alla porta. Invece così è più difficile».
Luis Enrique l’ha voluta a tutti i costi alla Roma. E’ stato un suggerimento di De La Peña? «Sì. Ivan mi conosceva essendo stato il mio capitano, un grande capitano. Luis Enrique l’ho conosciuto l’anno scorso, quando è venuto a vedere una partita dell’Espanyol. Sapevo di piacergli, poi le società hanno trovato un accordo». E Totti che capitano è? «Il numero uno. Mi ha sorpreso come persona: la sua semplicità è unica. In campo non ti rimprovera mai anche se sbagli mille passaggi. Io invece mando sempre qualcuno a quel paese...».
E tra i calciatori, chi l’ha sorpresa? «Pjanic. Non pensavo fosse così forte perché non lo conoscevo. Del resto, a casa non guardo le partite. Altrimenti mia moglie mi caccia di casa».
A proposito di tecnici, a chi deve di più? «Zeman, che mi ha insegnato a Lecce dei movimenti offensivi incredibili. Gli auguro di salire in A con il Pescara. Ci sentiamo ancora, attraverso un amico comune: Filippo Fusco, una specie di secondo manager dopo il mio secondo padre, Dario Decoud. E poi dico grazie a Pochettino, che all’Espanyol mi ha preso dal Bologna senza nemmeno conoscermi di persona. Se avessi sbagliato quell’occasione, sarei tornato in Argentina. Invece mi sono rilanciato: merito anche della fiducia che lui mi ha dato. Infine cito Luis Enrique, che ci sta trasmettendo una mentalità stile Barcellona: vincente. Credo e spero che rimarrà a lungo alla Roma».
E Osvaldo che progetti ha? «Fermarmi qua. Volevo provare l’esperienza in Spagna e l’ho provata. Ora voglio vincere tanto a Roma».
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28/01/2012 12:57:55 |
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ONORE A LUIS ENRIQUE
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Visto l'episidio di Lamela a Torino, ha pensato di dargli un turno di stop?
No, gli ho detto che non si fa. Ma penso che sarà titolare, farà due gol e farà tremare l'Olimpico, poi pagherà una cena a tutti
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18/01/2012 18:14:17 |
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ONORE A CHI SI RIBELLA
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LA RIVOLUZIONE CONTAGIA LA CALABRIA.
La “Forza d’Urto” dei nuovi vespri siciliani é sempre più incontenibile. Gli argini isolani hanno da poco ceduto. La Rivoluzione é ora in Calabria. Il fervore popolare ha attraversato lo stretto ed ha raggiunto la punta dello Stivale. Chissà se riuscirà ad abbracciare tutta la Patria. Forse, a quel punto, i telegiornali finalmente ne parleranno.
La rivolta popolare é comunque, ad oggi, ancora in fase embrionale. Sta a tutti noi italiani fare in modo che non si esaurisca. In queste ore, sono gli autotrasportatori calabresi che stanno facendo la loro parte. A Villa San Giovanni, importante crocevia della viabilità italica, luogo d’attracco dei traghetti da e per la Sicilia, snodo strategico in cui le merci vengono messe su ruota e smistate in tutta la nazione, tutto é fermo.
É la gente comune che fa l’Italia, la gente semplice, quella che lavora nelle raffinerie siciliane o sulle autostrade calabresi. Chi governa forse non ha ben compreso che senza di loro, senza di noi, l’Italia non esiste. Senza la preziosa manovalanza la società italiana si paralizza. E allora perché la si bastona con pesantissime tasse, perché le si nega la pensione e un posto di lavoro sicuro? L’economia va rilanciata, non repressa: la gente va aiutata, non spremuta come un limone e poi gettata via.
Monti sta accondiscendendo ad ogni richiesta dell’Europa, siamo ricattati, ci stanno facendo credere che senza il potere economico della BCE o del FMI l’Italia fallirà. Sempre più soldi verranno chiesti agli italiani. Vorrei davvero però sapere in quanti credono ancora nel progetto Euro. Quanti italiani sono veramente disposti a tutti questi sacrifici per mantenere in piedi l’idea di una moneta unica, di un Europa Unita. Nessuno ce l’ha chiesto, la voce del popolo italiano é stata messa a tacere, ci hanno imposto un governo tecnico che sta decidendo per noi, che ha già deciso di “dissanguarci e delacrimarci” tutti.
Siciliani e calabresi sono i primi di tanti esasperati. Ora serve anche l’apporto dei fabbricanti veneti, dei mercanti liguri, dei commercianti romani, dei negozianti napoletani, degli imprenditori milanesi: Tutti insieme recapiteremo a Monti e ai suoi commensali d’Europa un bel messaggio: “Giù le mani dall’Italia. Gli italiani non ce la fanno più a dover pagare per i vostri errori. Ridateci la nostra patria, la nostra sovranità.”
In Europa, storicamente, tutti i tentativi di super-agglomerazione di stati sono miseramente falliti: ne se qualcosa Cesare, Alessandro Magno, Ottone, Napoleone, quello psicopatico di Hitler. Prima le invasioni erano militarizzate: i popoli si sottomettevano con le guerre, con il terrore. Poi ci hanno provato con la “diplomazia politica”, con la creazione a tavolino della Jugoslavia e dell’URSS. Altri tentativi miseramente falliti. Non sono io a dirlo, é la storia.
Ora c’è solo un modo per compattare tutta l’Europa sotto una bandiera: l’invasione dei mercati, le speculazioni finanziarie e la compravendita dei debiti pubblici delle nazioni.
Le grandi banche lo possono fare, lo stanno facendo. Ci stanno compattando tutti per vampirizzarci più facilmente.
L’Italia però non ci sta, o meglio, ad oggi, siciliani e calabresi non ci stanno.
“SE UN UOMO CAMMINA CON LA SCHIENA RICURVA, LA SCHIENA SI STORCE. SE E’ UN POPOLO INTERO A FARLO, SI STORCE LA STORIA”.
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17/01/2012 14:40:54 |
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ONORE A CHI SI RIBELLA
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Presidi anche in Calabria da Catanzaro a Reggio, lungo l'A1 e ai traghetti
Sciopero dei tir in Sicilia
Con l'inizio della settimana, è scattato lo sciopero dei trasporti in Sicilia "Operazione vespri siciliani". La protesta, promossa da "Forza d'urto" - il movimento nato da Autotrasportatori Aias, Movimento dei Forconi, pescatori, imprenditori agricoli e da altre organizzazioni - durerà cinque giorni, e si concluderà alla mezzanotte di venerdì prossimo. A Palermo blocchi al porto e nel primo tratto della A19 fino a Villabate. Blocchi anche nell'agrigentino. Code agli ingressi in autostrada
PALERMO -Blocco totale del trasporto in Sicilia dalla mezzanotte di lunedì. L'iniziativa di protesta, che si concluderà alle 24 di venerdì prossimo, è stata promossa da numerose aziende di trasporto, strutturate e non strutturate, che hanno aderito al movimento "Forza d'Urto" che vedeva già la partecipazione degli autotrasportatori dell'Aias, del "Movimento dei Forconi, degli imprenditori del settore agricolo, dei pescatori e di diverse altre categorie. All'origine della protesta il caro carburanti che penalizza l'economia. Rallentamenti del traffico si sono registrati sulla strada statale 624 Palermo-Sciacca e sulla statale 121 tra Bolognetta e Palermo. Presidi di autotrasportatori sono stati istituiti al porto di Palermo ed a Termini Imerese. Disagi allo svincolo di San Gregorio, a Catania, e in quello di Acireale, con una lunga fila di tir fermi. Presidi sulla strada che collega Francofonte a Catania e sulla 417 per Gela. Della ventina di blocchi previsti dal Movimento, molti si concentrano nel catanese. Dal porto del capoluogo si è mosso verso la Prefettura il corteo dei pescatori aderenti al Apmp (Associazione pescatori marittimi professionali). Pesanti disagi anche nel nisseno a causa dello sciopero. I distributori di carburante del capoluogo hanno esaurito le scorte di benzina e gasolio a causa del blocco delle vie d'accesso alla città. Ieri mattina già a partire dalle 9 il traffico in entrata e uscita da Caltanissetta è andato in tilt a causa di blocchi stradali che hanno paralizzato la strada statale 640, sia nel tratto della bretella che collega l'autostrada A19 con Caltanissetta, sia all'imbocco per Agrigento. In tutta la regione già da domenica le prime file ai distributori di carburante a causa del fermo. La protesta corre anche su social network come twitter: tra gli ashtag per seguire in diretta i blocchi, #fermosicilia e #forconi.
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Sciopero in Sicilia.Secondo giorno: Bloccate le autostrade ed i caselli
Poche righe sparse ma la notizia della protesta si diffonde col passaparola. Quasi nulla l’informazione negli organi di stampa Di Salvatore Costanzo
CATANIA – Forse perché la notizia non è stata reputata degna d’attenzione o forse perché offuscata dal disastro della Costa Concordia, che ha attirato nelle ultime 36 ore l’attenzione di tutto il mondo, è passato in secondo piano lo sciopero degli autotrasportatori in Sicilia. Un blocco di 5 giorni che potrebbe mettere l’isola in ginocchio.
Con poca attenzione a livello locale e totale silenzio a livello nazionale, sono poche le testate giornalistiche che hanno affrontato l’argomento, sia per cercare di capirne i motivi della protesta, sia per chiarire quali possano essere i disagi nell’isola. Già perchè trattandosi di un’isola, la Sicilia difficilmente ha modo di difendersi da uno sciopero che potrebbe fare mancare in 5 giorni anche alcuni beni di prima necessità. Vero è che rimangono garantiti i servizi primari, ma è altrettanto vero che solo grazie al passaparola alcuni eletti sono potuti arrivare a fare carburante nella tarda serata di domenica, carburante che appunto nei prossimi giorni potrebbe iniziare a scarseggiare se non addirittura a mancare del tutto. Nel frattempo alcune aziende siciliane (caseifici, latteifici etc…), hanno bloccano la produzione perchè mancanti dei contenitori che sarebbero dovuti arrivare da fuori.
Che ci sia una volontà politica (e quindi dell’editoria che l’appoggia) di far passare la protesta nel silenzio?
Nel frattempo inizia il secondo giorno di sciopero. Bloccati alcuni punti nevralgici come l’autostrada Palermo-Catania A19 all’altezza di Villabate e il casello di ingresso a Catania. Grandi disagi a Modica e in tutto il ragusano e siracusano. A Gela, durante alcuni tafferugli, spaccata in frantumi la vetrina di una tabaccheria. Il tutto mentre il governatore Lombardo tace, e con lui i telegiornali nazionali, troppo presi dal commentare dopo la sciagura del Giglio, il declassamento dell’Italia, come se non ci fossimo già accorti ,per essere attuali, di un paese che naviga sugli scogli.
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09/01/2012 15:34:12 |
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onore a L.E. cor kefiah!!!
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http://www.corrieredellosport.it/foto/calcio/serie_a/roma/2012/01/09-38915_7/Felicit%C3%A0+Totti%3A+risate+e+scherzi+con+Buffon%2C+Ranieri+e+Di+Natale
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01/01/2012 13:13:12 |
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ONORE A BERGOMUM
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E AL SUO MESSAGGIO PROTETTORE DI POCHI MINUTI PRIMA DELLA MEZZANOTTE!
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