OH MADONNA...20/3/2013 GIORNO DA LIBIDINE:
1) MUORE CAPO POLIZIA 2) IL VATE DELLA B.O.C. SI PROPONE COME NOSTRO ALLENATORE
STAI A VEDERE CHE FEROLA è ETERO E IO STASERA SCOPO...
CHE FINE HA FATTO - Quante volte sfogliando i vecchi album delle figurine davanti alle immagini dei giocatori della Roma vi siete chiesti: che fine ha fatto? Sarà rimasto nel mondo del calcio o avrà virato la sua vita da ex giocatore verso altre passioni e necessità? "Che fine ha fatto", è la nuova rubrica di Romanews.eu attraverso cui soddisferemo le vostre curiosità sulle vecchie glorie del recente passato giallorosso. Il protagonista di questo primo appuntamento è Odoacre Chierico, campione d'Italia con la maglia giallorossa nel 1982-'83.
Terminata la carriera da calciatore ha intrapreso quella da allenatore (tra il 2006 e il 2008 Chierico ha guidato con alterne fortune Astrea, Guidonia, Pomezia e Potenza, ndr), si può dire che la passione per il calcio non è mai morta... "Si', ma questo si vede quando uno di 54 anni, come me, riesce ancora ad andare a giocare, andare a fare una partitella con gli amici, a fare ancora delle partite dove c'è un sano agonismo. Mi tengo in forma in questo modo. La mia passione è sempre stata questa, poi è normale che il calcio è stata la mia vita. Adesso ho un figlio, ancora piccolo, che condivide la mia stessa passione e gioca con la Roma. Per me, andarlo a vedere in partita o durante gli allenamenti è motivo di grande orgoglio. Ho la vita molto piena e già questo mi appaga molto. Spero di trovare una collocazione anche lavorativamente, perchè credo di poterla meritare. Adesso vedremo in questa Roma nuova... Ci saranno dei cambiamenti, spero di trovare posto magari anche come allenatore in una squadra giovanile della Roma".
Nell'ultimo periodo ha ricevuto delle proposte? "Proposte di squadre che a me non interessano. Tipo squadre dilettanti o serie C, dove regna incontrastata la confusione e dove regna il superficialismo: onestamente non mi interessano. Non ho mai preso in considerazione tali proposte. Preferisco magari allenare la mia squadra dove sono nato. Io giocavo nella Roma a 11 anni e mio figlio mi ha superato visto che ha solo 8 anni. Spero per lui che cresca in un ambiente sano, dove i giovani vengono ben curati".
Cosa le è rimasto dell'esperienza vissuta nella Roma? Un ricordo in particolare? "I ricordi sono tanti, ma voglio citarne solo uno: la finale di Coppa Campioni con il Liverpool. Non dimentichiamo che in quei 3-4 anni la Roma ha sfiorato veramente di vincere la Coppa. Non è un bel ricordo, però già solo ad esserci arrivati è motivo di grande soddisfazione".
Sembra che il cambio di allenatore abbia dato alla Roma la spinta giusta per una rimonta in classifica che appariva molto complicata solo qualche settimana fa. Nelle ultime sei giornate sono stati conquistati 13 punti. Dove può arrivare la squadra giallorossa? E' un azzardo parlare di zona-Champions? "Nel calcio niente è un azzardo finchè le squadre giocano in una determinata maniera. La Roma sta dimostrando di aver capito che il gioco del calcio ha un equilibrio. E' vero che con Zeman si potevano creare in partita più occasioni da gol, ma poi alla fine dei conti spesso la Roma rimaneva priva di punti. Questo per la classifica era qualcosa di nocivo. Oggi ha trovato un equilibrio diverso. Il cambio di allenatore ha portato una ventata di entusiasmo in più. Anche nella mentalità e nell'orgoglio del giocatore stesso è cambiato qualcosa. La Roma era arrivata a terra e sottoterra è più difficile andarci. Tutti insieme, con la guida di questo nuovo allenatore, si è trovato un nuovo entusiasmo. Adesso ci sono da affrontare due partite fondamentali: prima a Palermo e poi il derby. La Roma ha tutte le carte in regola per vincere a Palermo e poi affrontare il derby a viso aperto"
Il principale merito di Andreazzoli è forse quello di aver restituito la giusta fiducia a giocatori che con Zeman avevano poco spazio: emblematici i casi di De Rossi e Stekelenburg... "A mio avviso, con tutto rispetto, la gestione di Zeman è stata fallimentare. Non so per quali motivi. Credo che tante cose non andassero bene anche con tanti altri calciatori. La gestione di una squadra deve essere normale per tutti. Il giocatore sa da solo quando merita di giocare e quando non merita di giocare. E' abbastanza semplice la gestione se la bilancia è equa per tutti quanti".
Un'altra novità introdotta dal nuovo tecnico ha riguardato il cambio di modulo: si è passati ad una difesa a tre. La convince questo assetto? "Sarebbe più corretto dire che si sia passati a tre marcatori. Burdisso, Castan e Marquinhos sono tre marcatori. Se hai due esterni che sono bravi a proporre gioco e bravi anche nella fase difensiva, hai una copertura maggiore dietro. Se sei bravo a rilanciare il gioco e ripartire in contropiede, il più è fatto. Forse è proprio questo il cambio nella Roma: mentre prima si giocava sempere in attacco, alla ricerca sempre del gol, ti esponevi spessissimo ad azioni di contropiede. Oggi la Roma si difende con più uomini e ha più densità in area di rigore, conquista il pallone e poi riparte con le qualità di Totti e di tanti altri giocatori".
Nell'ultima gara De Rossi ha tagliato il traguardo delle 300 gare in serie A tutte con la maglia giallorossa. Ennesima dimostrazione che si sta parlando di un giocatore fondamentale per questa Roma... "I giocatori sono tutti fondamentali. De Rossi è un prodotto del nostro vivaio, è un prodotto di Roma ed è nato nella Roma. Normale che noi romani abbiamo un attaccamento diverso a questa maglia e a questa società. De Rossi e Totti sono degli esempi unici, giocatori che non hanno mai voluto lasciare questa squadra. Forse, anche egoisticamente per i loro bagagli e per le loro vittorie, andando in altre società più blasonate potevano guadagnare di più. Ma hanno fatto una scelta di vita: amano questa maglia e amano questa città. I 'figli di Roma' sono questi. Gli faccio ad entrambi un grandissimo in bocca al lupo. Se lo meritano davvero".
Cambiano gli allenatori ma l'importanza di Totti per questa squadra rimane immutata. Il Capitano giallorosso sta vivendo una seconda giovinezza. E un altro record è stato abbattuto: i 226 gol in serie A... "Non si può più parlare di Totti visto che sono state scritte pagine su pagine. Non condivido tante cose di Zeman, ma questo bisogna riconoscerlo: il boemo è stato veramente bravo a riportare in condizioni straordinarie Francesco Totti. Lui aveva veramente l'opportunità di battere ogni record e questo alla fine è accaduto. Merito anche di Zeman. Ma se Zeman avesse dato la giusta considerazione ad ogni giocatore e avesse pensato a un pò più di equilibrio nella squadra, probabilmente, la squadra giallorossa avrebbe lottato per lo scudetto, faccia a faccia con la Juventus"
Come vedrebbe un ritorno di Totti nella nazionale italiana? "Totti ha portato avanti una scelta ed è giusto che continui a portarla avanti. Se voleva veramente giocare in Nazionale non l'avrebbe mai lasciata. Non credo che lui possa tornare sulla sua decisione. Per me sarebbe sbagliato. E' stato proprio lui a non voler tornare".
Emanuele Tocchi
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