Gentile redazione, la prego di pubblicare questa lettera, per me è importante. Sono un ragazzo di 29 anni, libero professioonista, ottimo aspetto fisico, ottima cultura. Una persona da rispettare insomma, se non fosse per un piccolo 'handicap' che mi perseguita sin dalla nascita: sono gay. Ho una storia che dura da un anno e mezzo, sono monogamo e innamorato, fuori dalle associazioni LGBT e dalla politica. Non ho mai esternato le mie inclinazioni personali in pubblico, un po' per timidezza, un po' per timore delle reazioni altrui.
Questo quanto mi è accaduto oggi: passeggiavo per i Fori Imperiali, decido di dare la mano al mio ragazzo. Intorno a me file di ragazzini, famiglie e gente varia. Risolini, sguardi imbarazzati. E tutto questo per tutta la durata del giro. Quando decidiamo di andare a bere qualcosa io propongo di andare in un locale della cosiddetta 'GayStreet', il Mybar proprio perché magari, dove i locali vivono della 'movida' omosessuale, mi sento meno giudicato e posso baciare il mio amato ragazzo. Senza esagerare, come da mio stile pacato.
Indovini un po', gentile direttore, cosa succede dopo qualche minuto di effusioni? Si avvicina un cameriere e chiede a me e al mio ragazzo di smettere perché stiamo importunando le altre persone presenti... Lì per lì non rispondo, mi sembra uno scherzo, visto che ci troviamo in un locale e in una via moltro frequentati dalla comunità gay. Quando mi rendo conto di essere stato vittima di un atto di intolleranza (penso: se due ragazzi carini e giovani come noi, ma eterosessuali, si fossero baciati, non sarebbe successo nulla) mi rivolgo a quello che si identifica come il direttore del bar, che si allontana senza una parola dopo avere ascoltato. Nessuno mi chiede scusa. Né lui né il cameriere.
Torno a casa frustrato e deluso, con la voglia di fare le valigie verso un paese più civile, magari l'Ecuador o il Sud Africa dove i miei diritti sono riconosciuti e rispettati. Io non me la prendo col cameriere, o con i ragazzini o col direttore. La mia rabbia si indirizza verso chi sta in 'alto', verso i politici che dovrebbero legiferare con urgenza per riconoscere i diritti delle coppie gay, così che dall'alto si potesse dare una spinta di rinnovamento alla società italiana, più 'italietta' oggi che negli anni '50 ed eliminare le differenze tra gay ed etero. Fino a quando il Ministro delle Pari Opportunità dirà (come ha fatto di recente) che il Gay Pride è inopportuno a Roma in quanto 'capitale del cattolicesimo', dimenticando che Roma è 'città aperta', capitale dello stato italiano, laico e ugualitario, le cose non possono che peggiorare verso atti di intolleranza anche grave, come accaduto di recente nei confronti del disabile gay di Pordenone.
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