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>Chi, per rimanere padrone di ciò che possiede, deve contare sulla mancanza di volontà di altri, abusa dell’inazione come cosa di questi altri, così come il padrone è una cosa fatta dal servo. Se venisse meno la sottomissione, il padrone cesserebbe d’essere…Similmente non si è degni di avere ciò che ci si lascia prendere per debolezza; non se ne è degni perché non se ne è capaci. Io appunto non rivendico diritti perciò non ne devo riconoscere alcuno. Ciò che posso prendere con la forza, con la forza lo prendo; a quello che non posso ottenere con la forza non ho nessun diritto, e non mi dò arie, né mi consolo parlando dei miei imperscrutabili diritti. Non m’interessa quindi se ho diritto o no a una data cosa, se sono autorizzato o no a fare questo o quello; quando ho il potere, diritti e autorizzazioni me li prendo da solo, e non ho bisogno che me li riconosca un altro. D’altronde ciò che agogno soltanto, senza prenderlo, resterà quel che era prima: un “diritto meritatamente acquisito” di chi ha il provilegio di godere. Resterà un suo diritto, così come diventerebbe mio se lo prendessi e lo difendessi. Ebbene, fintanto tu credi alla verità od alla validità delle cose, tu non credi a te stesso e sei un servo ossia un uomo religioso. Tu solo invece sei la verità e la validità o, piuttosto, tu sei più esse, le quali senza di te non sono proprio niente. Che cosa sono allora l’ideale o l’immagine di sé se non l’io di cui si va in cerca e che resta sempre lontano? Si cerca se stessi, perciò non si ha ancora se stessi. Si aspira a ciò che si dev’essere, perciò non si è. Viviamo nello struggimento: per secoli si è vissuto in esso ma ben altra sarà la vita di chi vive nel piacere. Chi deve di fatto logorarsi la vita per sopravvivere vagando in cerca di sé non l’ha ancora e quindi non può goderla nemmeno: è un povero. La rivolta ci porta pertanto a non lasciarci più amministrare ma ad amministrare da soli. La rivolta non attende le meraviglie delle istituzioni future. Essa sarà una lotta contro ciò che esiste. Una volta riuscita, ciò che esiste crolla da solo. Essa non fa che liberare il mio Me dallo stato di cose esistente, il quale, dal momento in cui me ne congedo, viene meno e cade in putrefazione! Così chi si sente spirito libero non è oppresso o angustiato dalle cose di questo mondo, perché non le considera visto che se uno ne sente ancora il loro peso, vuol dire che è tanto limitato da dar lui stesso peso a quelle cose. Difatti solo quando sono sicuro di me non vado più in cerca di niente né di me stesso e sono veramente mia proprietà: io ho me stesso, per questo faccio uso e godo e giubilo di me…Però non posso mai rallegrarmi di me, di converso, finché penso che devo ancora trovare il mio vero io e che chi vive in me non sono io, ma è qualche altro io fantasma. Io dico : liberati quanto puoi e avrai fatto ciò che sta in tuo potere; infatti non è dato a tutti di superare ogni barriera, ossia, per parlare più chiaramente non per tutti è una barriera ciò che lo è per alcuni. Dunque non preoccuparti delle barriere degli altri: è sufficiente che tu abbatta le tue. Diversamente, aggiro l’ostacolo di una roccia finché non ho abbastanza polvere per farla saltare in aria e aggiro l’ostacolo delle leggi di un popolo finché non ho raccolto l’energia sufficiente per rovesciarle non considerandomi qualcosa di particolare giacché mi considero unico. Ogni essere superiore a me stesso, sia Dio o l’uomo, indebolisce in realtà il sentimento del mio Uno e impallidisce appena risplende il sole di questa mia consapevolezza. Se io fondo la mia causa su di me, l’Unico,essa poggia sull’effimero, mortale creatore di sé, che se stesso consuma.E posso dire: ho fondato la mia causa sul nulla<
STIRNERISMO
p.s. alla bergamasca della lettera scriverei che sta vita demmerda che fa abortire i probabili nascenti, che fa nascere uomini nella monnezza, che è dominata dalle mafie, E TUTTI MUTI ed a fare compromessi e coi tagli alla sanità anche ( ma è il meno ) anche pé vedé 22 stonzi correre, ebbene farei presente che se non se ripija la situazione non sarà il virus ad ammazzarci ( sempre se no sia nato all'uopo ) ma la fame. E se scoppia la guera che solo allora gli italjani farebbero, io me divertirò a crepà volentieri. LO SAPPISCA.
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