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28/10/2005 10:10:12 |
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ONORE AL PIBE DE ORO!
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Maradona: "Castro è un dio Bush soltanto un assassino"
Maradona e Fidel Castro
L'AVANA - "Per me il comandante è un Dio". Bush invece "è un assassino". Parola di Diego Armando Maradona. Il più grande calciatore di tutti i tempi in un programma speciale della tv cubana in compagnia di Fidel Castro è esploso in durissime accuse politiche. Il Pibe de oro già in passato si era scagliato contro il presidente Usa. Nel 2002, dopo aver condannato il terrorismo, il campione sottolineò però che "gli USA fanno terrorismo contro Cuba da sempre" e che l'embargo imposto all'isola causava la morte di uomini, donne e soprattutto bambini. Poi aveva detto che era "meglio mille volte la Cuba di Fidel Castro che l'America di Bush". Questa volta ha rincarato la dose.
Maradona era arrivato ieri all'Avana per intervistare il Leader Maximo e trasmettere la conversazione all'interno del suo programma "La noche del 10", che sta conducendo in Argentina.
Intervistato e intervistatore hanno dunque animato la serata dei palinsesti televisivi cubani. Oltre a chiamare Castro "un dio", Maradona ha promesso che guiderà la marcia anti-Bush che si svolgerà a Mar del Plata, contemporaneamente al vertice delle Americhe del 4 novembre, che quest'anno si terrà in Argentina.
Quindi l'affondo contro George W.Bush: "Per me è un assassino - ha detto davanti alle telecamere cubane e accanto a Castro - Gli argentini devono rifiutarsi che venga nel nostro Paese. Guiderò la marcia che si terrà in terra argentina", ha dunque annunciato.
Parteciperà alla marcia, ha assicurato El Pibe, "perché se lo prometto al mio comandante lo faccio". Poi un altro attacco a Bush: "Ci disprezza, ci vuole ai suoi piedi. Noi argentini abbiamo molti difetti, ma la dignità la manteniamo sempre".
Intervistare Castro, ha aggiunto Maradona, "è un sogno" ed "il massimo che può desiderare chiunque si trova a condurre un programma".
L'intervista di Maradona a Fidel Castro andrà in onda lunedì e si aprirà con un abbraccio tra il presidente cubano e l'ex campione, che indosserà una maglietta con il volto di Ernesto Che Guevara. "Questo è l'abbraccio più grande della mia vita", ha detto Maradona, rivedendo dopo la trasmissione di ieri le immagini della tv cubana.
El Pibe ha dichiarato all'Avana di sentirsi bene e recuperato: "Dico che per avere il presente di oggi ho dovuto passare tutto quello che ho passato, per ricordarmi che niente è definitivo e che se uno tocca il fondo e non può più andare avanti non può che risalire".
Maradona conosce bene Cuba, dove andò per la prima volta dieci anni fa e dove lo scorso anno ha trascorso un periodo di disintossicazione in una clinica specialistica per curarsi dalla dipendenza della droga.
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27/10/2005 14:35:16 |
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ONORE 2
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27/10/2005 06:46:01 |
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onore ar Canaro
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Fu condannato a 24 anni per aver torturato in maniera terribile fino ad ucciderlo un ex pugile. Affidato ai servizi sociali Roma, libero dopo 16 anni il "canaro" della Magliana
Pietro De Negri, il "canaro" della Magliana ROMA - Il "canaro della Magliana" torna in libertà. Dopo 16 anni Pietro De Negri è stato scarcerato. Era stato condannato a 24 anni di carcere per aver ucciso il 18 febbraio 1988 a Roma, dopo averlo torturato a lungo, l'ex pugile Giancarlo Ricci. La sua storia finì anche in un libro. Fu una vicenda che fece scalpore nella capitale e non solo.
Pietro De Negri oggi ha 49 anni, negli anni ottanta lavorava in una toilette per cani, da qui il suo soprannome, nel popolare quartiere della Magliana. Quel giorno di 17 anni fa decise di farla finita con i soprusi a lungo subiti dall'ex pugile che arrivò ad uccidergli il cane.
Il cadavere di Giancarlo Ricci fu trovato carbonizzato in una discarica al Portuense dopo quindici giorni dalla denuncia dei familiari. Gli inquirenti seguirono in un primo momento la pista del regolamento di conti tra esponenti della malavita organizzata.
Poi venne ascoltato Pietro De Negri e il "canaro" confessò di essere lui l'assassino. Il suo racconto fu raccapricciante: dopo aver assunto una dose ingente di cocaina De Negri, con un tranello attirò nel suo locale l'ex pugile e dopo averlo tramortito e chiuso in una gabbia lo seviziò per ore fino a farlo morire.
De Negri, dopo essere stato dichiarato "non socialmente pericoloso", ottenne la libertà provvisoria, ma un successivo mandato di cattura dispose il suo internamento nel manicomio di Montelupo fiorentino.
In primo grado Pietro De Negri, venne condannato a 20 anni di reclusione, pena aumentata di quattro anni dalla corte d'Appello, cui il "canaro" fece pervenire un memoriale dove affermava di non essersi pentito di aver ucciso Ricci. Il 2 aprile 1993 la condanna divenne definitiva, quando la V sezione penale della corte di Cassazione, respinse il ricorso presentato dai difensori contro la sentenza della corte d'Appello.
Ora è stato affidato ai servizi sociali e dovrà osservare alcune prescrizioni imposte dai giudici. In particolare non può uscire di casa dalle 7 alle 21, non può frequentare pregiudicati e luoghi di ritrovo come le osterie e le bische e non può uscire dalla provincia senza autorizzazione.
Nel '97 uscì il libro di Vincenzo Cerami, "Fattacci", quello del "canaro" era uno dei quattro delitti romani raccontati. Nella presentazione lo scrittore riporta il commento degli investigatori che indagarono sul caso: "Abbiamo visto di tutto. Teste mozzate; donne fatte a pezzi e bollite nei pentoloni del sapone; cadaveri martoriati e poi carbonizzati; giovinastri con i piedi murati nel cemento e gettati nel lago. Ne abbiamo viste di tutti i colori, ma una storia come questa non ci era mai capitata!".
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26/10/2005 17:18:14 |
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ONORE A EOLO CAPACCI
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24:15 Sport:Ciakgol a cura di Eolo Capacci
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25/10/2005 12:43:04 |
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ONORE A BALDINI!
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Totti: paghiamo errori del passato
"Certa gente ci ha penalizzato"
Francesco Totti, dopo la delusione del derby, è tornato a parlare sulle colonne del Corriere dello Sport, con un articolo scritto di suo pugno, nel quale non manca di tirare una frecciatina all'ex ds Franco Baldini. "Mi spiace che ci troviamo in questa situazione di classifica - scrive Totti -. Stiamo pagando errori dirigenziali del passato, gente che con il suo operato ha penalizzato noi, la proprietà, l'allenatore".
Il capitano giallorosso non fa il nome di Franco Baldini, ma pare chiaro, leggendo tra le righe, che si riferisca all'ex direttore sportivo della Roma. "Spesso qui da noi si è portati a santificare certe persone - ha aggiunto Totti, - ma poi all'atto pratico i risultati dimostrano che non si è operato bene nelle strategie societarie. Per questo adesso dico che è prematuro dare giudizi sui giocatori, tecnico e dirigenti attuali, si rischia di ricadere nell'errore di celebrare personaggi che con i loro errori hanno contribuito a creare la difficile situazione he oggi vive la Roma". Il "Pupone" non manca neppure di tornare sulla delusione del derby finito in parità: "E' un peccato che sia andata a finire così - ha scritto - avevamo preparato il derby per vincerlo e c'eravamo quasi riusciti. E' stato un derby vero, combattuto sul campo senza colpi proibiti. Paparesta è stato all'altezza della situazione". E da quasi papà giustifica la sua esultanza dopo il gol del momentaneo vantaggio romanista, quando sulla pista dell'Olimpico ha mimato un parto, facendo uscire un pallone da sotto la maglia. "E' stata qualcosa di spontaneo - ha dichiarato Totti - credo di non aver offeso nessuno. Il fatto che Ilary fosse allo stadio mi ha dato tranquillità, mi ha fatto felice. Aspetto con serenità la nascita di mio figlio, l'importante è che ci sia rispetto per la nostra privacy. In questi giorni si sono accavallate voci cha hanno creato solo confusione". Conclude con uno sguardo al match con l'Inter a San Siro: "A Milano ci attende un'altra gara difficile, però non dobbiamo sentirci battuti in partenza".
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24/10/2005 13:03:56 |
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ONORE A CRUYFF!
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CALCIO, CRUYFF: POSSO INSEGNARE A MOURINHO COME SI GIOCA E VINCE
Londra, 14:33 Dalle colonne del quotidiano 'La Vanguardia', Johann Cruyff replica al tecnico del Chelsea Mourinho: ''Posso insegnare a Mourinho come si gioca bene a calcio. Come facevano l'Ajax degli anni '70 ed il Barcellona degli anni '90. Ma non è tutto: potrei insegnarli anche come si conquista il rispetto di tutto il mondo. Una piccola squadra -ha spiegato Cruyff- deve provare a difendersi come può e come sa. Una grande squadra, con grandi giocatori, deve dare sempre qualcosa in più, per il bene del calcio. Per questo non sono in sintonia con quegli allenatori che pensano solo al risultato senza preoccuparsi del bel gioco''.
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19/10/2005 15:15:10 |
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ONORE A GIACOMINO LOSI!
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«È stata una prestazione vergognosa, questi non sono degni di vestire la maglia giallorossa. La dovrebbero sentire addosso come una seconda pelle, e invece vestono quella maglia come fosse una camicetta qualunque. E io mi incazzo da morire...». Non usa mezzi termini e non fa sconti Giacomo Losi, core de Roma, 15 anni con la Roma e mai un passo indietro quando stava in campo. È intervenuto ieri a "Tutta la vita": «Dopo una vittoria parlano di scudetto, si vergognino. Ieri hanno perso una partita contro una squadra di... pizza e fichi. Con tutto il rispetto non esiste che la Roma si faccia maltrattare da Siena ed Empoli, avendo la superiorità numerica, per giunta».
E allora? «La società deve intervenire. Io li avrei portati subito in ritiro. Ai miei tempi si faceva, perchè ora no? In campo i giocatori devono dimostrare attaccamento e voglia di giocare. Diamo qualcosa a questi tifosi che fanno sacrifici e affrontano tutte le trasferte per andare a vedere questa squadra. Se io fossi andato ad Empoli sarei tornato a Roma imbufalito. La partita si può anche perdere ma almeno bisogna giocarsela, invece sembrava che stessero in campo per farci un piacere».
Salva qualcuno tra quelli che sono scesi in campo ad Empoli? «Nessuno, non ho visto un giocatore all'altezza. Ecco perché dico che la società deve intervenire. Paga questi ragazzi come grandi campioni e non riceve niente in cambio. Qui non si parla di una partita andata male: lo scorso anno è stato vergognoso e quest'anno sembra indirizzato nello stesso verso. Hanno imbroccato due partite e ne hanno fallite cinque. Questo andazzo deve finire. Questi giocatori dovrebbero sentire il peso e la responsabilità della maglia che portano. Appena arrivano a Roma invece si sentono onnipotenti, strapagati, serviti e riveriti da tutti».
Forse a gennaio bisognerà pensare a vendere... «Più di qualcuno non è più degno di stare a Roma. Una volta lontano, forse rimpiangerà squadra, città e tifosi. Il tempo dell'attesa è finito. Basta con il buonismo, basta con i complimenti e col farli sentire idoli dopo una partita o un pezzo di partita o una giocata. Sento sempre parlare di fenomeni. Ma dove stanno? Qui di fenomenale c'è solo lo stipendio che percepiscono».
Sbaglia anche la tifoseria,quindi? «In un certo senso sì. E io mi metto tra loro, perché della Roma sono stratifoso. Dobbiamo considerare i giocatori per quello che sono oggi: atleti che non rendono. Gli è rimasto solo il nome... Perché poi in campo vincono gli altri. Fanno ridere i polli».
Come dice Montella, sono sopravvalutati? «Montella pensi a tornare a segnare, perché ad Empoli non l'ha toccata mai. Eccetto qualcuno, e sappiamo a chi mi riferisco, gli altri non hanno dimostrato niente nella loro carriera. Devono ancora farne tanta di strada prima di essere definiti grandi. Mi sembra di tornare agli anni '60, ai tempi di Angelillo, Da Costa... Vincevamo tre partite e finiva lì. Si sentivano fenomeni e solo in due o tre tiravamo la carretta».
Arriva il derby, cosa accadrebbe in caso di sconfitta? «Sarebbe il caos, un disastro. Guai a perdere il derby. Io non dico che bisogna vincere per forza, ma bisogna per forza scendere in campo con la giusta mentalità. Poi, se gli avversari sono più forti meriteranno loro, ma io non credo che la Lazio sia più forte della Roma... E allora niente scuse e tirino fuori cuore e anima».
Sembra ci sia quasi paura di giocare. Il derby è una paura in più? «Se è così peggio mi sento. Questo mi farebbe più paura... della paura. Se temono di afffrontare il derby allora significa che sono davvero una piccola squadra composta da piccoli uomini, non degni di rappresentare questa città. Roma merita un'altra mentalità».
Dovrebbero sentirla i giocatori della Roma. «Magari invece di caricarsi si offenderebbero. Ma non me ne frega niente. Dico quel che penso. Quando vado a Trigoria e mi incontrano neanche mi salutano, figurati che mi frega dei giocatori della Roma, io non cerco sorrisi, io provo a difendere la dignità di noi tifosi, che non meritiamo le delusioni che ci stanno regalando questi ragazzi. Dovrebbero fare il loro dovere fino in fondo, e invece vedendo certe partite inizio a pensare che non lo stanno facendo... Ma li vedete come vanno in campo? Sembra che non gliene importi niente. Qui non è un reparto che non va, qui manca tutto. Questa squadra così com'è non ha né capo né coda. È allo sbando. Lo ammetto, sono molto depresso. La società intervenga. Per tutelare i suoi interessi. Per tutelare i suoi tifosi»
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