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.C.F. ON TOUR in Scotland
Da tempo avevamo deciso di iniziare a girare l’Europa al seguito della nazionale. Purtroppo, da quando si è costituito N.C.F., si sono presentate poche occasioni per muoverci e diversi problemi personali; pertanto, rimanevano nei ricordi solo le precedenti esperienze. Questa volta, dal momento che si trattava dell’ultima gara ufficiale in trasferta prima dell’europeo, ci siamo impegnati tutti per esserci, indipendentemente dal fatto che si giocasse in Scozia; in effetti, siamo stati quasi al completo.
Giorno 1 - Il nostro gruppo, alla partenza, è costituito da undici elementi e quindi raggiungiamo con tre diverse vetture l’aeroporto di Bergamo. Ovviamente, riusciamo ad arrivare in ritardo anche questa volta, a causa di chi ha raggiunto Brescia in pullman. Fuori dall’aeroporto troviamo il nostro amico di Alkmaar venuto a salutarci, trovandosi per altre ragioni nelle vicinanze. All’interno, dopo aver ritirato i biglietti, ci dividiamo: chi compra quotidiani di informazione economica, chi cambia i soldi facendosi fregare più di cinquanta euro, chi rivela di aver portato panini, che vengono prontamente buttati nel cestino più vicino e, soprattutto, chi ha una valigia da zingaro con la cerniera rotta, che compromette la sua partenza. Passati i controlli, scopriamo che con noi viaggeranno l’ideatore di “Striscia lo striscione” (non ricordo il nome) e anche alcuni “ragazzi” di Bari, piuttosto coloriti. Ovviamente la priorità ci fa saltare la coda all’imbarco e, una volta sull’aereo, ci rendiamo conto che tra alcuni presenti c’è chi ha un autentico terrore del volo, chi non ha mai volato e chi invece spera nel guasto. Il viaggio sembra infinito, tra birre, giornali, cori e continui richiami da parte del personale di volo. Giunti in terra scozzese veniamo accolti dal grigiore che caratterizzerà l’intero weekend. Il personale di terra è caratterizzato da parrucche e strani cappelli; probabilmente, valutando la media dei tifosi italiani, pensavano fosse un’usanza di casa nostra vestirsi così, in modo impresentabile. Dopo pochi minuti prendiamo il treno per raggiungere Glasgow. A bordo facciamo conoscenza con un tifoso scozzese che ci da’ qualche dritta su come muoverci in città e ci consiglia qualche pub; inoltre, una volta arrivati a Central Station, ci indica come raggiungere brevemente l’ostello. Da sottolineare che durante il viaggio non ha fatto altro che dormire e bere lattine di birra alla goccia. Appena entrati all’ostello c’è subito da discutere con il personale per riuscire a pernottare lì entrambe le notti e, dopo mezz’ora di trattative, raggiungiamo la nostra stanza. Giusto il tempo per depositare le valigie che subito scendiamo al pub interno e iniziamo a bere. Attendiamo un amico di Verona, che starà con noi fino a dopo la partita, prima di muoverci per le vie della città e dare inizio alla serata, nonostante sia ancora pomeriggio. Andiamo subito al pub indicatoci dal ragazzo del treno, dove alcuni di noi cenano, tra birre e musica. Da ora in poi posso affermare che perdiamo letteralmente la cognizione del tempo. Dopo poco lasciamo il locale, non considerandolo all’altezza, e ci dirigiamo per le vie del centro, entrando in un pub dove alcuni di noi passeranno gran parte della serata. Qui ci dividiamo: alcuni, ormai sotto l’effetto delle numerose birre che non mollano dall’arrivo, conoscono un gruppo di scozzesi con i quali assaggiano ogni tipo di alcolico disponibile, tra cori, insulti verso inglesi e francesi, e dimostrazioni che sotto il kilt non indossano nulla; altri, invece, vanno a cena in posti di classe; infine, un gruppetto, non conoscendo la cultura locale, mangia interiora di pecora. Ci ricompattiamo all’esterno del pub: chi era andato nel posto di classe si ritrova davanti agli occhi scene pietose: persone che urinano nei vicoli, altri che ballano con vecchie ciccione con due birre in mano. Da lì ci muoviamo in diversi locali; da sottolineare che un paio di noi, che non conoscono affatto l’inglese e parlano a mala pena l’italiano, si sono seduti in una pizzeria, dove hanno vomitato l’anima poco dopo aver ordinato, non si saprà mai cosa. In seguito decidiamo di far visita al night, ma, a causa di uno zingaro che non è riuscito a darsi un tono presentabile, non ci fanno entrare, notando il suo evidente stato di ubriachezza. Quindi entriamo in un locale notturno dove stiamo per un po’, continuando a bere, vedendo persone strane e due vecchi ubriachi particolarmente curiosi. Nuovamente ci separiamo. Un paio di noi vanno in una discoteca, mentre gli altri, che non sono stati fatti entrare per ubriachezza molesta, tornano verso l’ostello. In camera ovviamente non si dorme: ci picchiamo tra di noi, ci insultiamo, c’è chi vomita, chi si fa la doccia, chi prende il materasso e decide di accomodarsi in bagno. Dopo diverse ore, non so come, ci addormentiamo.
Giorno 2 – Trascorse non più di quattro ore di sonno ci svegliamo per iniziare quello che sarà il giorno più lungo e pieno di avvenimenti. Facciamo colazione all’ostello, tra negri e zingari (quasi tutti italiani, chiaramente!) ma, visto che non soddisfa tutti, ci si dirige verso altri locali. Alcuni di noi fanno colazione in un pub vicino all’ostello, mentre altri spendono venti sterline a testa per farla in un posto altolocato, senza chiaramente mangiare nulla di ciò che hanno ordinato. Fuori da questo locale, in orario mattutino, notiamo una troia nuda che vuole farsi fotografare; ovviamente non esitiamo dall’esaudire il suo desiderio. Alcuni di noi fanno qualche piccola spesa, mentre decidiamo di prendere posto in un pub, aspettando l’ora di partire per lo stadio. Lo facciamo in stazione dove dall’alto osserviamo una situazione alquanto emblematica. Tra birre e hamburger, notiamo quanto gli italiani, o meglio gli italioti, siano un popolo genericamente rozzo, sporco, mal vestito. Tra questi spicca un gruppo di baresi che porta alto l’onore della città d’origine anche in Scozia. Dopo quasi tre ore trascorse ad osservare lo squallido panorama salutiamo chi non ha il biglietto dello stadio, in quanto preferisce stare in giro a bere e chi ci raggiungerà più tardi e prediamo il treno. Solo un quarto d’ora di viaggio e raggiungiamo la stazione; poi, a piedi, allo sbando, raggiungiamo l’impianto un paio d’ore prima della partita con i cancelli ancora chiusi. Siamo quindi tra i primi ad entrare. Subito attacchiamo il tricolore della nostra città, anche con il benestare di chi, pur senza ufficialità, gestisce il tifo al seguito della nazionale ormai da anni. Dopo circa mezz’ora in cui le altre città discutono sulle rispettive pezze, arrivano altri ragazzi bresciani. Non entro nel merito della polemica nata, in quanto non credo sia la sede opportuna, ma mi sembra giusto menzionarla, perché ritengo giusto evidenziare la situazione attuale della nostra città, anche al di fuori delle tradizionali divisioni tra gruppi ultras. Un plauso, invece, voglio farlo all’organizzazione locale: per la prima volta ho visto le istituzioni, sia la polizia che gli stewards, lavorare ed attivarsi per far sì che la permanenza all’interno dello stadio sia ottimale per tutti, ultras (che non è un termine che mi piace usare) compresi. Il calore del pubblico scozzese è un qualcosa di indescrivibile. Alcuni di noi avevano già assistito ad una partita insieme ai tifosi del Celtic l’anno scorso, ma quello che offre il pubblico di casa in onore della nazionale è davvero unico ed ammirabile. Ad inizio partita si decide di non cantare per i primi quindici minuti, nel ricordo di Gabriele. Apprezzabilissimo lo striscione scozzese in memoria del ragazzo ucciso due domeniche fa. Ovviamente, il silenzio programmato viene rotto più volte dai soliti parrucconi, che non si accontentano del loro aspetto antiestetico e dei loro striscioni da pizzaioli. Tuttavia il tifo italiano non decolla mai, probabilmente anche a causa della scarsità di tifosi giunti per cantare per la nazionale. Incredibile il pubblico di casa, con cori cantati da tutto lo stadio e il delirio al gol del momentaneo pareggio. Da lodare il fatto che, nonostante la sconfitta, solo pochissime persone abbandonano lo stadio a fine partita. Quasi nessuno si alza dalla sedia prima che i giocatori scozzesi non abbiano ultimato il giro del campo. Noi, all’interno dello stadio, non riusciamo a stare tutti uniti a causa dei controlli effettuati dalla polizia sull’effettiva occupazione del posti a sedere. Dopo la partita lasciamo lo stadio insieme ad altri italiani e torniamo verso il centro. Nell’ostello, per la seconda notte, veniamo sistemati in una camerata da trenta persone insieme a gente di Cosenza (accampati su un paio di divani) e ragazzi di Milano e Como. Lasciamo anche stasera dopo poco l’ostello per cercare un posto dove poter mangiare. Qui vediamo una delle scene più schifose descrivibili del viaggio: oltre agli sporchi che lavoravano dentro il fast food, di cui uno deformato, notiamo un esemplare di semi dawn addobbato con una bandiera indipendentista scozzese, il quale scivola sul pavimento cadendo di faccia e restando per un minuto in terra come un sacco di merda. Dopo essersi rialzato, ha rimesso nel vassoio tutto ciò che gli era caduto e si è seduto da solo a mangiare patatine condite con coca cola. Schifati lo ignoriamo. Dopo la cena torniamo in ostello, visto che il clima che si respira in città non è più quello goliardico del giorno precedente e restiamo al pub di casa nostra. Ma il bello della serata è quasi tutto in stanza, dove si vedono le scene più pazze che si possano immaginare che, per rispetto dei vostri stomaci, non racconto. Posso solo dire che, tra gente che dormiva nel letto vestita ancora con gli anfibi ai piedi, c’erano due scozzesi in kilt che dormivano in un letto di mezza piazza sotto uno dei nostri. Stanotte, forse perché stremati, riusciamo a dormire più della sera precedente, anche se in realtà un paio di noi stanno fino all’alba a bere con i ragazzi di Como.
Giorno 3 – Dopo la nottata ci svegliamo e abbandoniamo definitivamente l’ostello. Entriamo nel primo pub e facciamo una colazione tipica scozzese. Con nostra sorpresa non vendono alcolici fino a mezzogiorno, quindi un po’ schifati ordiniamo succo d’arancia. C’è chi si lava nei bagni del pub non avendo potuto farlo nei bagni della camerata, ridotti ad un ammasso di vomito ed altro. Ci dirigiamo in stazione e compriamo i biglietti per il ritorno, sistemandoci ancora in un pub attendendo di partire. Sul treno del ritorno succede un po’ di tutto. Tra chi ci prova con una bionda ma perde l’occasione a causa dei comportamenti beceri degli altri e chi, con la caduta della sua valigia, rischia di ammazzare una vecchia seduta. In aeroporto finalmente possiamo mangiare, ma soprattutto bere birra, che torna a scorrere per l’ultima volta in terra scozzese. Forse a causa degli effetti della birra uno di noi spende quasi cento sterline in whisky, ricevendo insulti un po’ da tutti. In aereo, infine, succede inaspettatamente il delirio. A parte la conoscenza e l’intenso rapporto con le hostess che inizialmente abbiamo scambiato per scozzesi e in realtà erano di Bergamo, blocchiamo il carrello con il cibo all’altezza dei nostri posti a sedere, dove compriamo ogni cosa possibile, spendendo tutto, per il solo gusto di ordinare esclusivamente le cose più care. Arrivati in aeroporto recuperiamo i bagagli e ci salutiamo. Sono stati tre giorni intensi, lunghi ed indimenticabili. Chiaramente non si è potuto riportare tutto, per ovvi motivi. Un ringraziamento a tutti i presenti, dandoci appuntamento a sabato alla volta di Treviso
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