Ormai l'abbiamo capito: a Milano, di 'sti tempi, tocca girare coi guantoni da boxe. Il nuovo teatro del ring è stato il compleanno di Claudia Galanti. E considerato che doveva essere una festa a sorpresa, la sorpresa c'è stata: una bella scazzottata tra Bobo Vieri e Fabrizio Corona, nello specifico.
Ma andiamo con ordine: la bella Claudia era stata portata a Milano dal suo compagno Arnaud Mimran (con cui ormai vive a Parigi) con la scusa di impegni di lavoro. Nel frattempo invece il premuroso compagno le stava preparando una costosissima festa a sorpresa (con la complicità della pr milanese Alessandra Grillo): la suite presidenziale del Principe di Savoia come teatro per la sua festa con tutti i suoi più cari amici ad attenderla. Prima di cena Claudia arriva al Principe di Savoia.
Il compagno le ha detto che devono salutare un suo collaboratore. Lei apre la porta della suite e si trova davanti una sessantina di amici a festeggiarla. Alcuni nomi: Nicolo' Cardi, Rossano Rubicondi, Alessandro Martorana, Ana laura Ribas, Domenico Zambelli, Raffaella Zardo, Fabrizio Corona con Belen, madre e sorella (di Belen), Aida Yespica, Davide Lippi, Bobo Vieri, Alessandra Sorcinelli e molti altri amici e personaggi.
Fabrizio Corona è a detta di molti fin dall'inizio nervoso e provocatorio. Dice a molti invitati che nel prossimo numero del suo giornale ha preparato una polpetta avvelenata per Simona Ventura. A un certo punto Bobo Vieri gli si avvicina e gli fa: "Prima ero fidanzato e non potevo dirtelo. Ora sono single e posso parlare: vaffanculo!". Fabrizio replica qualcosa e Bobo rincara la dose: "Ma stai zitto che facevi i bocch... a Lele Mora!".
Fabrizio si leva la giacca e dà un pugno a Vieri che glielo restituisce con gli interessi: Corona si ritrova con un bel taglio sul viso. Intervengono degli invitati a dividerli, Belen comincia a gridare: "bastaaaa" e scappa con madre e sorella al seguito. Corona le corre dietro e che dire? Al compleanno della Galanti ospiti decisamente galanti.
“Io non sono il classico calciatore come lo intendete voi”. Voi chi? Siamo un pugno di figure professionali antiche, moderne e modernissime, accampate in una saletta di Trigoria, il campo di allenamento della Roma.
Che Daniele De Rossi calciatore lo sia eccome te ne accorgi quando nasconde tra congiuntivi e cautele il suo bell’accento romano. “Ultimamente - spiega - già stare a casa con la nutella, le patatine, le briciole che cascano sul divano a vedere un film per me è divertimento”. Quale film? “Vedo di tutto, mi piace anche il film particolare, di nicchia. Due giorni fa ho visto Of gods and men”. Sinossi breve: film francese di monaci trappisti chiusi in un convento in Algeria, assediati dai fondamentalisti islamici, alle prese col problema di andarsene di lì o restare. “Io sarei scappato”, sorride. “Di Saviano ho letto il libro e ho visto il film che hanno fatto. – non so perché poi siamo finiti a parlare di Saviano – Lui ha aperto un mondo, e lo ha fatto a suo rischio e pericolo. Mi fa pensare quanto si è spinto oltre e non può godersi niente della sua popolarità, persino dei suoi soldi, qualcosa avrà pure guadagnato… Vivere nella paura… io non ne sarei mai stato capace… non penso di essere così coraggioso da riuscire a mettere in discussione tutta la mia vita”. Una cosa poco da calciatore magari è questa. Daniele ha imparato bene la differenza che passa tra la retorica da stadio e la vita. A sue spese. Ma è sempre così.
Tifoso della Roma, romano di Ostia - la cosa conta, vedremo - comunque romano e romanista secondo il motto del Piccolo Gladiatore, coraggio ne ha vendere in campo. Scagliare il pallone dritto verso la porta da 25 metri – il suo colpo segreto – col rischio di mandarlo alle stelle di fronte a 20 telecamere e 20.000 persone, non è cosa da poco. Saltare col gomito alto e colpire un avversario, espulso, inquadrato in primo piano con la rabbia che esce come fuoco dal naso mentre chiunque a casa è capace di pontificare sul buon esempio e la lealtà bla bla, cos’è? “Il buon esempio? Tutto vero, rispettabilissimo – si fa serio - Ma la domanda è: a chi devo dare il buon esempio? Devo vincere la partita o devo dare il buon esempio? La gomitata a Srna non ci ha fatto vincere, è venuta così, non c’ho pensato, c’ho pensato mentre la stavo dando. C’era uno che mi rompeva le scatole ed è stata una cosa istintiva. La verità è che nel calcio italiano di buon esempi se ne vedono pochi. Guarda solo dove giochiamo, gli stadi sono fatiscenti, i terreni scassati”.
Sposato, separato da due anni, una figlia che adora - e per lei si è tatuato un Teletubbies sul braccio con le parole di Favola dei Modà. “Gliela cantavo per addormentarla”, aggiunge, quasi per scusarsi. Non ce n’è bisogno. Una vicenda dolorosa che, dice, lo ha cambiato, lo ha reso più chiuso e sospettoso. Il coraggio serve su un campo di calcio, nella vita c’è bisogno di tante altre qualità. “Da qualche mese abito da solo a Campo de’ Fiori, proprio sulla piazza. – dice - Volevo provare l’esperienza di vivere in centro ed è indimenticabile. Il profumo del mercato, i ragazzi dei banchi, il fornaio. Nessuno rompe le scatole, nessuno si impiccia, ma poi è normale: mi guardano come avrei guardato io da ragazzino un calciatore che veniva ad abitare vicino casa”. Ascolta gli Oasis, Mumford and sons. Da qualche tempo, aggiunge, è “andato in fissa” con Bob Dylan e con “la musica di mio padre e mia madre”. Gli brillano gli occhi quando indaghiamo sulle sue ultime playlist. Se passate da Campo de’Fiori a bere una birra, magari lo incontrate. Salutatemelo.
Il ritorno a casa la sera della partita andata male contro la Juventus lo racconta così: “Quando si vince capita di andare coi compagni nei ristoranti più movimentati, quando si perde così nessuno ha voglia. Mi hanno aspettato gli amici che erano venuti allo stadio con me, abbiamo bussato al ristorante vicino. Era tardissimo, mezzanotte passata, i tavoli uno sopra l’altro, il cuoco che bestemmiava nella sua lingua. Ho fatto l’occhietto triste dello sconfitto e c’hanno fatto mangiare”. Dopo il derby vinto con la Lazio, invece, gran colazione al bar: “Siccome lì sono tutti laziali mi ero messo la maglietta di Totti sotto il maglione. Dicevano che se giocava Totti vincevano loro… Vabbè, non si sono fatti trovare”.
un'immagine che farà male a molti..ma abbiamo il dovere morale di postarla, dopo alcuni interventi insensibili apparsi su qesto gb.
Marzo 2006: poco prima di entrare all'olimpico, mike '77 viene colto da un malore improvviso che lo strappa ai suoi cari e alla boc, forse il caldo improvviso o forse la stanchezza del lungo viaggio da foggia...per sempre nei nostri cuori.
Sebastiano Rossi arrestato a Cesena per un pugno a un carabiniere L'ex portiere del Milan entra col sigaro acceso in un locale, litiga col titolare e aggredisce il militare
MILANO - Ha colpito con un pugno al viso un maresciallo dei carabinieri in borghese in un bar del centro di Cesena, il «Mascherpa», sotto i portici di corso Garibaldi. E nei confronti dell'ex portiere del Milan Sebastiano Rossi, 47 anni il prossimo 20 luglio, è scattato l'arresto per l'aggressione e per resistenza a pubblico ufficiale. L'ex campione è stato portato in una cella di sicurezza, nella caserma della Compagnia carabinieri di Cesenatico, e lunedì sarà processato con rito direttissimo. Il sottufficiale, che è riuscito a bloccare l'ex portiere nonostante la stazza di questi, alto quasi due metri, successivamente si è fatto medicare all'ospedale: gli sono stati applicati alcuni punti di sutura alla bocca ed è stato giudicato guaribile in una settimana.
LA LITE - Secondo la ricostruzione fatta dai militari, Rossi sabato sera intorno alle 23.45 - proprio nella notte dello scudetto rossonero - è entrato nel bar con il sigaro acceso e ha ordinato un caffè. Quando però la cameriera lo ha invitato a uscire dal bar per il divieto di fumo nei locali pubblici, l'ex giocatore ha rivolto a lei e al titolare degli insulti, rifiutandosi di uscire. A quel punto è intervenuto un maresciallo dei carabinieri, libero dal servizio, che aveva assistito alla scena: dopo essersi qualificato, ha invitato Rossi ad uscire dal locale. Ma l'ex portiere rossonero non ha accolto l'invito del maresciallo, anzi lo ha prima insultato e poi minacciato. Dopo l'ennesimo invito ad abbandonare il bar, Rossi ha sferrato un pugno sulla bocca al militare, che però è poi riuscito a immobilizzare l'ex calciatore nonostante la mole di questi (è alto quasi due metri). A quel punto per l'ex campione sono scattate le manette.
«Quando ero a Roma mi hanno fatto pochissime interviste, per questo adesso sono contento di parlare con voi. Sono pronto a rispondere a tutto». A parlare così è Artur Guilherme Moraes Gusmão, noto semplicemente come Artur, portiere-meteora della Roma per due stagioni (dal 2008 al 2010) e adesso punto fermo del Braga fresco finalista di Europa League. Intervistato subito dopo la fine della semifinale col Benfica, Artur, parlando della sua esperienza romana, ha detto: «Intorno alla squadra giallorossa ci sono troppi papponi». Parole di fuoco, che hanno ripreso quelle dette da De Rossi prima di Natale e che il portiere brasiliano conferma: «Mi ricordo benissimo cosa disse Daniele dopo Milan-Roma e io ho avuto, e ho tuttora, il suo stesso pensiero». Che cosa intende per "papponi"? Persone che pensano solo al loro tornaconto, che guardano a certi interessi personali e non al futuro della Roma. E neanche al bene della squadra. Sono dichiarazioni dure. E’ quello penso, Daniele ha detto soltanto la verità. E’ per colpa di questi presunti "papponi" che lei a Roma giocava poco? Questo no, o meglio non solo, perché a Trigoria c’erano e ci sono portieri molto forti. Però la mia esperienza romana è stata condizionata da certe cose e da certe persone. Non faccio nomi, però il riferimento mi pare chiaro. Meglio comunque pensare alle cose belle, come gli amici che ho lasciato a Roma. Doni, ad esempio, con cui ha uno stretto rapporto. Lui è una persona incredibile,oltre che un numero 1. Siamo molto amici, quando vengo a Roma sto a casa sua e quando lui viene in Portogallo alloggia da me. Stiamo insieme anche con le famiglie, un paio di mesi fa siamo andati a Eurodisney. Gli voglio molto bene. Con il cambio Ranieri-Montella è tornato ad essere titolare. Se lo merita, è fortissimo e sono felice per lui. Ogni tanto però non appare impeccabile tra i pali. Capita a tutti i portieri, prima o poi. Anche per me qui a Braga non è stato facile impormi.che quando non giocavo. E adesso i miei sacrifici sono stati ripagati.
Ci racconta la sua esperienza? La Roma mi ha lasciato libero nell’estate del 2010, la società portoghese mi ha chiamato e ho deciso di accettare. I primi mesi non ero titolare poi, poco a poco, l’allenatore mi ha inserito e adesso gioco tanto. Sono felice soprattutto di una cosa. Quale? Non ho mai abbandonato i miei principi, sono sempre stato me stesso, non mi sono mai abbattuto. Mi piace parare, ho continuato ad allenarmi anche quando non giocavo. E adesso i miei sacrifici sono stati ripagati. Da quarto portiere nella Roma a titolare di una squadra che è in finale di Europa League, un bel salto. E’ vero. Sapevo che la mia squadra era buona, che era stata costruita bene, ma non mi aspettavo di arrivare in finale. Siamo stati bravi e fortunati. E adesso, col Porto, ce la giochiamo.
A Dublino troverete di fronte Villas Boas, un allenatore che piace molto alla Roma. E ci credo (ride, ndr). Lui è uno bravissimo. Fa giocare bene le sue squadre e poi è capace di gestire le pressioni. Ha vinto il campionato in anticipo, è in finale di Coppa di Portogallo e di Europa League, può vincere tutto. Anche se, ovviamente, io spero si fermi a due trofei. Potrebbe essere lui l’allenatore giusto per la Roma? Non lo so, anche Montella è bravo, me lo dicono tutti. Villas Boas è un grande, se davvero la Roma lo prendesse sarebbe un affare. Oltre a Doni, chi sente della Roma? Cinque minuti fa parlavo con Cassetti, poi sono amico di Perrotta, Simplicio, Mexes, De Rossi e anche Tonetto mi chiama spesso. Ogni volta che li sento sono felice, a Roma ho passato momenti incredibili. Sa una cosa? Prego. Io sono stato davvero orgoglioso di indossare la maglia della Roma e mi fa piacere dirlo in questa intervista (segue qualche secondo di silenzio, ndr). So che lo dicono in tanti, ma per me è stato davvero così. Quando ho iniziato col calcio non pensavo che avrei giocato in una squadra tanto prestigiosa. Ecco perché faccio sempre il tifo per loro. Quest’anno hanno reso meno di quello che potevano, credo che abbiano risentito di tutto quello che è successo in società.
Stasera vedrà la partita? Certo, sarò in ritiro col Braga e la vedrò insieme ai miei nuovi compagni. Pronostico? Dico Roma: 1-0. Gol di? Totti. Quando comincia a segnare er Capitano (testuale, ndr) non se ferma più.
ROMA, 15 aprile - Spalletti non è convinto della nuova Roma che sta nascendo, targata Usa: «No, assolutamente, non mi intriga assolutamente - dice il tecnico dello Zenit ai microfoni di Sky Sport24 - visto da fuori, non mi intriga per niente, troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli».
DIBENEDETTO - L'idea di un grande investitore straniero nel calcio italiano però è positiva: «Quello sì, ma che sia un capo con una potenzialità importante, la Roma merita un capo tipo quello del Chelsea o dello Zenit o del Manchester City. Non conosco questa cordata, la sensazione è questa, poi è chiaro che spero che venga un capo importante, che dia seguito al gran lavoro che ha fatto Franco Sensi in questa società».
ALLENATORE - Spalletti assicura che resterà in Russia, ma per la panchina della Roma sponsorizza Montella anche per il futuro: «Montella va preso in considerazione per quello che ha fatto, perché ha fatto vedere di essere un allenatore a tutti gli effetti. I miei ex collaboratori mi dicono che sia bravo sul campo e anche dal punto di vista dell'autorità nello spogliatoio, che è un fattore importante. Lui ha un vantaggio sugli altri, conosce bene l'ambiente, e la particolarità di quell'ambiente lì. Questo fattore può essere un vantaggio importante se gli si dà forza, gli si deve permettere di sbagliare anche due o tre cose, ma sarà un grande allenatore. Però non va messo ogni giorno in discussione».
UNO DEI POCHI CHE PARLA CHIARO E USA LA CAPOCCIA!!!!