Anno di fondazione dell'ASR
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BOC User
09/05/2017 14:21:00
Onore a Zibì (pure se vinse nella mattanza di Brusselles buttandosi 3 metri fuori area)
http://www.toronews.net/tn-out-news/boniek-tweet-al-veleno-contro-la-juve-meglio-davids-vero-soprattutto-con-lo-shampoo-dopante/?refresh_ce-cp
218174
BOC User
22/02/2016 10:34:53
onore a Lupus
217759
BOC User
19/01/2016 14:53:30
ONORE A CRIMSON 217741!!!
LELE LELE VAFFANCULO!
211250
BOC User
02/12/2014 00:22:25
ONORE A MARCATORI AS ROMA
...ci fai rivivere la nostra storia
209625
BOC User
22/09/2014 00:41:44
onore a gnafo
che stasera stava allo studio della trasmissione
a gnà, m'hai fatto tajà quando te sei incazzato co quello vicino mentre facevano la dimostrazione della machinetta che depura l'acqua
209242
BOC User
09/09/2014 11:35:11
onore a maico x king b
A cojone leggi mejo i mess precedenti
209241
BOC User
09/09/2014 11:34:53
onore a maico x king b
A cojone leggi mejo i mess precedenti
209216
BOC User
08/09/2014 13:37:41
onore a maico
OLEDOBRASIL.COM.BR - Secondo quanto riporta il sito brasiliano ci sarebbe uno scherzo pesante e di cattivo gusto dietro l'esclusione dal Brasile di Maicon.Dopo la partita contro la Colombia il terzino della Roma si è recato in una discoteca insieme a Elias e Oscar. Secondo un giocatore della nazionale, che non ha voluto rendere noto il nome, Elias avrebbe bevuto molto provocando vari disagi ai colleghi e confusione in discoteca.Per fargliela pagare allora Maicon ha voluto organizzare uno scherzo: tornati in albergo Maicon ha chiesto alla cucina pepe e latte condensato. I due ingredienti il terzino li ha usati per far credere ad Elias di aver avuto rapporti con quattro uomini.Elias ha allora avvertito Dunga che ha fatto visitare il suo giocatore dallo staff medico. Pochi minuti dopo Maicon è stato convocato per informare la polizia sulle caratteristiche degli uomini che avrebbero violentato Elias.A quel punto il terzino della Roma, rendendosi conto della gravità che stata prendendo la situazione, ha raccontato la sua verità. A quel punto, in una riunione con lo staff tecnico riunita d'urgenza, Dunga ha deciso di escludere Maicon preferendo anche non raccontare nulla dell'accaduto per preservare Elias.
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BOC User
28/08/2014 23:52:16
Onore a Moti
Champions, Ludogorets: Cosmin Moti eroe. Il difensore para due rigori
Il romeno ex Siena è andato tra i pali contro la Steaua dopo l'espulsione del portiere ed è stato decisivo per la qualificazione dei bulgari ai gironi di Champions. Il presidente ha annunciato in diretta che gli intitoleranno una tribuna del nuovo stadio

28 agosto 2014 - Milano

Avevamo un eroe in casa e non lo sapevamo. Cosmin Moti ha giocato 5 mesi al Siena tra il 1° settembre 2008 e il 2 febbraio 2009. Ma nei 169 minuti di Serie A che gli concesse Marco Giampaolo si limitò a fare il difensore, il ruolo per cui in teoria è pagato anche dal Ludogorets. Nella notte in cui i bulgari accedono per la prima volta ai gironi di Champions, a scrivere la storia è proprio il 30enne calciatore romeno che indossa i guanti, va in porta e para due rigori che fanno fuori la Steaua Bucarest.

il fatto — L'antefatto è l'espulsione di Stojanov a un minuto dal termine dei supplementari, guadagnati anche questi "eroicamente" con un gol pazzesco di Wanderson al 90'. La sua prodezza, però, finirà per passare in secondo piano grazie a quelle incredibili di Moti. Georgi Dermendzhiev,tecnico del Ludogorets, ha già finito i cambi e così decide che ad andare in porta debba essere il difensore. Che indossa i guanti e la maglia numero 91 del portiere di riserva, Ivan Cvorovic. Nemmeno il tempo di rendersene conto e si va ai rigori. Moti va subito dal dischetto e segna, poi torna in porta. Si muove come Grobbelaar (o Dudek, se preferite) cercando di distrarre gli avversari: intuisce il primo tiro, poi para il secondo di Parvulescu rimediando all'errore precedente di Wanderson. Poi non sbaglia più nessuno fino al quattordicesimo penalty: calcia Rapa e Moti addirittura blocca il pallone in uno stile che ricorda Sylvester Stallone in "Fuga per la vittoria".
eroe — La notte di gloria di Moti non finisce qui: il romeno festeggia con i compagni sotto la curva dei tifosi del Ludogorets e va ad abbracciare Stojanov, il portiere espulso a un minuto dalla fine. Poi è il presidente Aleksandar Aleksandrov a rivelare che quelle prodezze saranno ricompensate con un premio speciale: "Intitolerò a Moti una tribuna dello stadio". Non il Vasil Levski di Sofia, dove il Ludogorets gioca le partite di Champions, e neppure la Ludogorets Arena di Razgrad, l'attuale impianto di 6 mila posti. Ma quello nuovo che verrà costruito a breve nella piccola città bulgara che andrà alla conquista d'Europa. Grazie (anche) a un difensore para-rigori.

208087
BOC User
18/07/2014 22:40:54
onore a loro

Cantano con un vibratore tra le gambe: l'esperimento della girlband Adam

La girlband Adam, gruppo olandese che fa musica elettronica, ha pensato di imitare l'idea del fotografo e regista americano producendo un videoclip della canzone Go to Go con un vibratore a testa fra le gambe cercando di cantare mantenendo intonazione
207933
BOC User
13/07/2014 16:36:54
Onore a Grignani
che ieri ha festeggiato er bicentenario della fondazione dei Carabinieri con un paio de loro che se lo volevano beve
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BOC User
19/06/2014 01:14:34
Onore a VAnni e Pacciani
Rileggendo il racconto de Er Porco, mi è venuta un mente una cosa che mi è successa l'altro giorno e visto che il campionato e' fermo mo ve la racconto. Stavo seduto al bar dopo aver staccato da lavoro, e vedo una dall'altra parte della strada che me arapa da subito. Premesso che ognuno ha i propri gusti, a me me piaceno le ballardone, no proprio ciccione eh ma belle in carne specie se grosse de culo. Questa attraversa la strada e comincio a impreca che venga ar bar a sedesse; tempo due secondi e sta li davanti a me de spalle. Cazzo se mette a sede posa un libro sul tavolino, ordina una birra e noto che dai bordi della sedia di ferro Er culo glie travasa, de grasso pure ma glie travasa, si insomma i classici tipi che ce vanno anozze l'africani. Er sangue me sale ar collo anche perché quando ha ordinato me so accorto che è de Roma pure e nonostante il fatto di prova a parla forbito se sentiva. Si insomma na coatta che prova a fa quella de classe e questo me ha fatto arapa ancora de più. C'ha un vestito nero e scarpe de vernice e' sudata e appare stanca e infatti se leva pure le scarpe che se vede aveva male ai piedi,sta "finezza" ulteriore a condimento de tutto m 'ha fatto così trasalire che so dovuto Anna ar cesso a famme na sega e immaginamme na bella scopata alla prociuttona!!

Onore per Vanni e Pacciani!
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BOC User
28/04/2014 17:19:46
ONORE A BERNABUCCI
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BOC User
12/02/2014 11:09:53
ONORE A SANTE MORETTI
Il compagno Sante Moretti se n'è andato. Ma ci lascia molto
Sante Moretti se n'è andato. Lo ha fatto in punta di piedi, da autentico combattente quale è sempre stato per l'intera sua vita, non lasciando mai che la grave malattia che se l'è portato via diminuisse il suo impegno militante, generoso e intelligente, per la causa che è stata la ragione della sua esistenza: la lotta contro ogni forma di prevaricazione e di ingiustizia e per la realizzazione degli ideali comunisti a cui è stato fino all'ultimo indeflettibilmente coerente. Pensare che non lo rivedremo più ci riempie di una tristezza e di un'amarezza non raccontabili. Non potremo più contare sul suo prezioso contributo di analisi, di critica e di proposta che in particolare sulle materie previdenziali e pensionistiche Sante ci ha sempre offerto, con una competenza ed un'acutezza rare a trovarsi in un mondo politico in cui è alquanto diffusa, spesso anche a sinistra, approssimazione e superficialità. Solo pochi giorni fa l'ultimo suo scritto, per Liberazione, come sempre efficacissimo contributo sulle pensioni d'oro, che ripubblichiamo in queste pagine. Ma è soprattutto la passione di Sante che in questo orribile giorno vorremmo ricordare: uno sprone ed un insegnamento per tutti, giovani e anziani, a non cedere mai alla demoralizzazione, al pessimismo, men che meno alla resa, neppure nei momenti più difficili che la vita pubblica e la sorte personale riservano. Grazie Sante, per tutto quello che hai fatto e che ci hai insegnato. Un abbraccio fortissimo a Neda Graziani Moretti.
201434
BOC User
11/01/2014 16:03:13
Coda di Lupo (onore a dk)
Oggi si è sentito poco bene una merda che già erano 8 anni che stava pochissimo bene.

Ma 15 anni fa moriva Fabrizio De André, sperando qualcuno lo ricordi ancora

201429
BOC User
11/01/2014 11:55:17
onore a 2:25
198863
BOC User
11/11/2013 17:49:16
onore a passante
* CONTRO TUTTO E TUTTI OSTINATAMENTE ROMA *
197553
BOC User
17/10/2013 11:38:59
onore a Garcia!
Rudi, come è andata davvero per il suo arrivo alla Roma?
Ero in piena riflessione. Ero ancora del Lille per questa stagione e volevo sapere quale sarebbe stato il mio futuro alla luce del cambio in corsa del progetto societario, rispetto a quello che mi era stato presentato all’inizio. Poi la Roma si è fatta sentire, a Milano ho incontrato Walter Sabatini, il ds della Roma. Un uomo di carattere, che ti guarda negli occhi, che ti parla in modo molto schietto e onesto. Ed è stato un incontro interessante perché la sua prima frase è stata: “Ti abbiamo fatto venire a Milano – io ero infatti in ferie per alcuni giorni – ma non sarai tu il prescelto”. Dunque era una bella sfida (ride, ndr), siamo rimasti due o tre ore a discutere, e poi alla fine, tre giorni dopo, sono dovuto volare a New York per incontrare il team del presidente della Roma, Pallotta – sì perché abbiamo da due stagioni una proprietà americana – poi le cose si sono accelerate. La Roma è un grande club europeo, un club che per me non ha vinto abbastanza, sono solo tre gli scudetti in vetrina, pur essendo la Capitale d’Italia. È un posto difficile, me lo avevano anticipato, l’ho subito visto con i miei occhi, ho capito immediatamente che era necessario avere del carattere per allenare la Roma. Ma è una sfida fantastica. La cosa più frustrante per me – debbo ammetterlo – è stata la lingua. Parlavo due parole d’italiano al mio arrivo… Ho trovato soprattutto un gruppo ferito. Questa cosa mi ha molto colpito. Poi abbiamo visto gli striscioni, alcuni pseudo-tifosi hanno insultato alcuni dei miei giocatori prima della partenza per il ritiro e lo hanno pure fatto a 700 chilometri da Roma, fino alla frontiera con l’Austria. Per prima cosa abbiamo dovuto proteggere i giocatori, poi ridare loro fiducia, e innanzitutto in loro stessi. Per esempio Federico Balzaretti, che ha segnato al derby. Poi sapevo che tutti erano irrequieti per il fatto di dover giocare il derby alla quarta giornata, anche in seno al club, ma per me era meglio così: avremmo voltato pagina al più presto. Ovvio che dovevamo vincere quella partita, ma ci siamo arrivati con tre successi di fila e 9 punti in tasca, che ci hanno aiutato molto. E questo ha permesso di cancellare un po’ quel terribile momento che la Roma aveva vissuto perdendo la Coppa Italia nella scorsa stagione, nel mese di maggio, contro il nemico giurato, che è l’altra squadra della città. Ecco, da quel momento le cose vanno bene.



Non ne conosce il nome? (l’intervistatore ride, ndr)
È la squadra di cui non si pronuncia mai il nome (ride anche Garcia, ndr).



Ok. Ho un altro piccolo video da mostrarle, Rudi (si vede Garcia che lancia dei cori verso i tifosi del Lille, come un capocurva, ndr). Ho fatto mettere queste immagini perché il passaggio al Lille rappresenta un punto importante della sua carriera di allenatore. Allora, a che punto è del suo cammino personale?
Non ho un piano per la carriera, è molto onesto da parte mia dirlo. Ho sempre lavorato nei miei club come se ci dovessi rimanere per sempre, ho fatto questo a Dijon, che ha dato inizio alla mia avventura come allenatore di prima squadra, e infatti ci sono rimasto 5 stagioni. L’ho fatto al Le Mans, ma lì sono stato un anno solo perché il Lille, il club dove sono cresciuto (come calciatore, ndr), è venuto a prendermi. Alcuni erano parecchio scettici al mio arrivo, perché secondo loro mi servivo di questo club come rampa di lancio… ma 5 anni segnano la storia di un uomo. Ho vissuto uno storico “double” (coppa e campionato di Francia, ndr) e delle cose incredibili, non solo con i miei giocatori, ma anche con i miei dirigenti, con il presidente Michel Seydoux. Cose che saranno incise per sempre nella storia del club e nella mia personale memoria. Ecco… poi… non avevo mai pensato di allenare un giorno in Italia e ancor meno la Roma, anche se avevo visitato la città 3 o 4 anni prima e mi ero detto che era veramente fantastica. Oggi poi l’avventura continua. Qualsiasi cosa accadrà alla fine di questastagione, sarà stata comunque un’esperienza che mi avrà arricchito personalmente. E sarà stata molto appassionante. Questo è sicuro.



Parlando di motivi personali e di cammini tracciati, ricordiamo un uomo, suo padre, che se n’è andato quasi cinque anni fa. José Garcia, allenatore, giocatore, Sedan, Dunkerque, grande personaggio del Corbeille-Essonnes… era tutto scritto per lei, Rudi?
Non credo. Vedevo papà fare questo mestiere, anche se a livello dilettantistico. È arrivato fino alla seconda divisione francese, cosa già molto buona. Ma io lo vedevo lavorare tutta la giornata (quasi certamente non nel calcio, ndr), la sera andava agli allenamenti e poi stava via tutto il fine settimana perché a quell’epoca si partiva in bus il giorno prima della partita e si tornava il giorno dopo. E io adolescente mi dicevo sempre che era un mestiere molto ingrato: quando vinci, sono i giocatori che vincono; quando perdi, è l’allenatore che perde. Mi ero proprio detto, per scappare da quel destino che era mio, e lo sapevo, che non avrei fatto questo mestiere.



Ma poi, ovviamente e logicamente, essendo caduto da piccolo nel pentolone (come Obelix, è un modo di dire francofono, ndr) faccio delle cose – oggi – che sono per lui, per mio padre.



Suo padre era malato per la bicicletta.
Sì, esatto. Ho un nome germanico come il campione tedesco (di ciclismo, ndr) Rudi Altig.



È per lui che suo padre le ha dato il nome Rudi?
Sì, e anche per avere questo piccolo lato cartesiano che fa un po’ difetto ai popoli latini (Garcia ride, e con «cartesiano» intende metodico, rigoroso, ndr). Sicuramente è così.



Rudi Altig, vincitore nel 1964, anno della sua nascita, del Giro di Andalusia e del Giro delle Fiandre. Tra le persone che hanno segnato il suo cammino c’è ovviamente suo padre. Ma c’è un altro viso forte che vorrei farle vedere (scorrono delle immagini, ndr). Quello di Robert…
Ovviamente! Robert Nouzaret! Quando lascio il Lille – non bisogna scordarsi che ci ho giocato 6 anni, è lì che ho firmato il mio primo contratto professionistico e ho trascorso begli anni – Robert diventa l’allenatore del Caen e mi ingaggia, Caen che era per la prima volta in prima divisione. È una persona dalla quale ho imparato parecchio. Quando mi ha chiamato come assistente al Saint-Etienne, mi ha insegnato a strutturare un club. È un grande “costruttore” (probabilmente un manager alla Ferguson, ndr), è un gran signore e ha certamente contato molto per me, sia quando ero giocatore al Caen sia per il mio reintegro tra i professionisti, perché non mi scordo che ho anche allenato tra i dilettanti (al Corbeille-Essonnes, ndr), dove ho ottenuto una promozione. È vero anche che, quando alleni tra i dilettanti, hai voglia di tornare tra i pro. E Robert mi ha permesso di farlo. Ecco, posso dire che la mia qualità nel saper fare tutto e nello strutturare un club la devo a lui.



Lei ha un carattere risoluto, ma poi vediamo che ci sono molte cose che la toccano, suo padre, Robert (Nouzaret, ndr), o che addirittura la fanno un po’ barcollare. Ci sono così tanti altri visi sul suo percorso. Ce n’è uno molto forte che l’accompagna sempre, un viso scolpito con il coltello (testuale, ndr), che ha giocato con lei nei Pulcini a Corbeille- Essonnes. Un bel tipetto anche lui. È Fred Bompard (il suo vice alla Roma, ndr).
Fred è il mio fedele assistente.



Avete vissuto tutto insieme: i Pulcini, le ragazze, la disoccupazione.
Sì, abbiamo vissuto parecchie cose insieme. È veramente una persona che merita di essere conosciuta, perché sotto l’aspetto un po’ burbero, massiccio, ha un cuore grande così. È un lavoratore instancabile. Sotto questa faccia da duro si nasconde un uomo affettuoso. Come me, penso.



(mostrano a Garcia il video in cui, dentro lo spogliatoio del Lille, suona “Porompompero” di Manolo Escobar, ndr)
È un po’ quello che è successo quando sono arrivato alla Roma. Ovviamente sono andati a cercare delle cose della mia vita precedente, tra le quali questa. Finora è andato tutto bene, non c’è stato nessun problema particolare, ma le posso assicurare che, se non fosse così, sono cose come queste che possono generare problemi.



(l’intervistatore chiede al pubblico se vogliono vedere Garcia suonare ancora quel brano in diretta, e in studio gli viene data una chitarra, ndr).
No, no, no. Nella vita non possiamo ripetere due volte gli stessi errori. Dovete capire che in Italia c’è una copertura mediatica enorme. Come ho appena detto, sono cose che non rinnego, che sono state fatte in un contesto particolare e preciso.



Ci faccia solo un piccolo accordo alla U2, allora.
No, no. È vero che gli U2 sono il mio gruppo preferito, ma meglio di no. La musica è importante nella vita di tutti e nella mia in particolare. Ci sono dei momenti forti della vita che possono essere accompagnati da questo tipo di musica, la usiamo a volte nel dopogara durante i nostri confronti. Ma ecco, questo è un po’ il mio universo personale e particolare e soprattutto un pezzo della mia gioventù che adesso è molto lontano.



Come i barbecue il giovedì a Caen.
Sì, i barbecue il giovedì a Caen con amici che oggi sono stranamente quasi tutti allenatori.



Rudi, a lei piace questo profilo di attaccante che attira a sé i difensori. Come Tulio de Melo al Lille.
No, quello che mi piace è avere a disposizione vari attaccanti con profili complementari e diversi, cosa che avevamo a Lille con il profilo di Tulio de Melo, un attaccante di quel tipo. Ed è quello che ho oggi a disposizione alla Roma, visto che Francesco Totti può giocare come punta. Gervinho anche, ma ho un Marco Borriello che è un attaccante da area di rigore. Avere una serie di opzioni, con vari profili di attaccanti che sappiano fare più movimenti, è certamente un “di più” per la squadra e per l’allenatore.



(Passano al maxischermo le immagini di Townsend del Tottenham, ndr) Rudi, parlavamo dell’importanza di avere giocatori di fascia come Debuchy (allenato da Garcia al Lille e ora in nazionale, ndr). Da qui l’importanza di avere preso Gervinho alla Roma. Gervinho che davano per cotto.
Beh, la risposta viene sempre dal campo. Non esiste un altro tipo di risposta. Ma è vero (riferendosi al filmato, ndr), Townsend è un giocatore raro nel calcio moderno, non ci sono tanti attaccanti come lui capaci di andare nell’uno contro uno, di portare via gli avversari e poi di andare in profondità, grazie alla loro velocità, facendosi dare la palla. È per questo che ho preso Gervinho. E per il momento va molto bene, sì…



Ah beh, sì, eccome se va bene… Molto bene, anche!
(Garcia ride, ndr)



E Strootman?
Sta bene, sta bene. In più (parlando dell’Olanda, ndr) erano già qualificati prima di questa partita (con l’Ungheria, ndr) e noi giochiamo venerdì (domani, ndr) contro il Napoli e spero che martedì van Gaal mostrerà buon senso (e così è stato, Strootman non è sceso in campo, ndr).



Ma lei dà delle direttive ai giocatori o, come gli altri, chiama il selezionatore della nazionale?
No, ma quello che succede è che esiste uno scambio di informazioni con loro. Non chiediamo nulla perché il selezionatore è l’unico a decidere cosa fare con i suoi giocatori, ma mi è piaciuto moltissimo quello italiano (Prandelli, ndr), che ha detto in conferenza stampa che sa bene che c’è una partita importante tra Roma e Napoli venerdì (domani) e avrebbe mostrato buon senso nei confronti dei giocatori della sua selezione. Ecco, penso che sia una buona cosa.



Qual è il profilo di Strootman? Lo si conosce poco.
È un giocatore che sa fare tutto, con molto carattere, a 23 anni è già capitano della nazionale olandese. Formidabile piede sinistro, abile nel proiettarsi in avanti, capace di cambi repentini di ritmo, vede tutto prima di tutti, col suo piede sinistro è capace di fare qualsiasi cosa.



Come lo ha preso la Roma?
Abbiamo parlato molto con Walter Sabatini, non era facile prenderlo, prima di tutto perché il PSV è un cliente molto ostico nelle trattative. E poi era necessario convincerlo. Ho passato molto tempo a parlare con lui al telefono prima di fare breccia e di persuaderlo che volevamo creare una grande squadra. E che avevamo il progetto di diventare uno dei più grandi club europei nei prossimi anni.



Cosa lo ha fatto esitare?
È stato uno dei pochissimi giocatori che, quando gli ho parlato la prima volta, mi ha chiesto quale sarebbe stato il profilo della squadra, quali giocatori soprattutto ne avrebbero fatto parte. E questo è davvero raro, perché l’allenatore spiega la propria filosofia e il suo sistema di gioco, mentre lui voleva sapere chi sarebbe stato lì, chi sarebbe partito ma specialmente chi sarebbe arrivato, per essere sicuro della sua scelta. E spero che ora non sia deluso.



Rudi, come siete messi in difesa?
Avevamo già dei giocatori in certi ruoli, “Leo” Castan, brasiliano, Nicolas Burdisso che tutti conosciamo e una promessa molto giovane che di nome fa Romagnoli. Abbiamo reclutato Mehdi Benatia, che tutti qui nella regione di Parigi conoscono e poi un giovanissimo di 17 anni, il nostro piccolo baby (testuale, ndr) Tin Jedvaj. Ma la mia cerniera difensiva, che funziona e ha preso solo un gol, è Benatia-Castan, una cerniera molto sicura non solo in fase di ripartenza ma anche molto forte fisicamente, nei duelli. Dal punto di vista difensivo, sono perfettamente complementari. Sì, per il momento va tutto bene.



Benatia. Gran bel colpo perché era molto richiesto. Per lui ha fatto la stessa cosa di Strootman? Una telefonata?
Sì, ci siamo parlati con Mehdi ed è stato anche più facile visto che ci conoscevamo già da un po’. E poi anche perché proviene dal mio stesso dipartimento (il 91, ovvero Essonne, ndr). È un giocatore di grande qualità e talento, con un senso dell’anticipo fenomenale, forte di testa, forte fisicamente, ma soprattutto un uomo di grande spessore, intelligente, uno che ragiona bene. E questo è molto interessante per un allenatore, perché un calciatore così è anche un uomo spogliatoio. Poi ha giocato tre anni all’Udinese, parla un italiano perfetto. Ecco, speriamo che duri. Tutti insieme, siamo per il momento molto solidi dal punto di vista difensivo.
197234
BOC User
10/10/2013 22:25:20
pe er porco : Onore a Lui...
191613
BOC User
07/06/2013 17:33:18
infinito onore a nakata
http://www.youtube.com/watch?v=qZaIv5bYhFo