il caso «Batigol fa fatica a stare in piedi» Il giornalista Luca Calamai racconta in un'intervista che l'ex bomber viola fatica a camminare per le infiltrazioni alle ginocchia. Ma il medico rassicura
FIRENZE - La notizia arriva come una bomba, raccontata in un'intervista a Calciomercato.com dal giornalista Luca Calamai, fiorentino, una vita alla Gazzetta dello Sport: Gabriel Omar Batistuta, 42 anni, il Batigol della Fiorentina, uno dei calciatori più amati in città, non sta bene. «Ho avuto la fortuna di diventare amico di Gabriel Omar Batistuta - dice Calamai - all'inizio si sentiva osteggiato dalla coppia Branca-Borgonovo, che gli fecero la guerra. E ho vissuto quel periodo insieme a lui. Poi quando Batistuta segnò il gol alla Juve mi inventai di far mandare sms al giocatore. E il fax della redazione di Firenze della Gazzetta andò in tilt! In due giorni, 3.000 fax. Poi da lì decollò tutto. Ora purtroppo Batistuta fatica a camminare e gira il mondo cercando il sole. Non può stare in piedi più di mezzora per problemi alle ginocchia. Le infiltrazioni che ha subito gli hanno sbriciolato i tendini».
Sotto accusa ci sono le infiltrazioni a cui si è sottoposto per alleviare dolori e abbreviare i tempi di recupero dagli infortuni. Il più grave il 7 febbraio ’99, quando l’attaccante che festeggiava i gol col gesto della mitraglia si fece male in Fiorentina-Milan: stette fuori per oltre un mese. Batistuta ha smesso di giocare nel marzo 2005, dopo tre partite nella sua seconda stagione in Qatar con l’Al Arabi, proprio dopo un infortunio a una caviglia. Ma l'allarme sarebbe già stato ridimensionato - secondo quanto riporta La Nazione - dall'ultimo medico che ha curato Batistuta, operato alle caviglie un anno e mezzo fa: adesso Batistuta gira il mondo, e non disdegna di giocare a tennis e polo. Pochi giorni fa il neo ct della nazionale argentina, Sabella, ha annunciato che avrebbe contattato come collaboratori Batistuta e l’ex difensore Ayala.
A metà luglio, dall'Argentina, Batistuta, oltre a rilasciare alcuni commenti sull'edizione della Coppa America parò anche del suo rapporto con Firenze: «Quando sento il bisogno di un bagno d'affetto vado sempre a Firenze». A settembre Batigol è atteso in città dove dovrebbe risiedere per almeno un paio di settimane, dopo aver già fatto una scappata a luglio.
IL CASO Sale giochi, l'assedio di Cinecittà L'allarme del minisindaco Medici: "In tre anni sono quadruplicate". Ieri il maxi blitz della polizia scoperte macchinette truccate e bancomat illegali Denunciati 18 titolari di GABRIELE ISMAN
Il gioco esplode a Cinecittà. In tre anni le sale - vietate ai minori e non - sono quadruplicate: "Si tratta di un vero e proprio boom - dice Sandro Medici, presidente del municipio X - perché tre anni fa noi ospitavamo dieci tra sale scommesse e sale giochi in tutto. Ora ne abbiamo 47, oltre alle 13 autorizzate dalla questura perché riservate ai maggiorenni, e le altre 5 che sono in attesa delle ultime autorizzazioni. In sostanza, da noi abbiamo 65 sale in tutto, una ragnatela di luoghi di alienazione che non sembra volersi fermare".
È di ieri l'ultimo grande blitz della polizia amministrativa nelle sale Bingo e nelle agenzie di scommesse. Tante le irregolarità riscontate: da macchinette truccate e non collegate al ministero della Finanza a bancomat installati nei centri scommesse senza autorizzazioni. Per 18 titolari è scattata una denuncia, per due la sospensione della licenza disposta dal questore Francesco Tagliente per frequentazioni poco raccomandabili riscontrate all'interno dei locali.
Ma il boom delle sale è un fenomeno inarrestabile. "Abbiamo una media di tre richieste al mese per nuove aperture. Un elemento assolutamente inedito rispetto al quale siamo disarmati" dice Massimo De Simoni, assessore del municipio alle Attività produttive, Bilancio e Sicurezza. Ancora Medici a denuncia che il Comune di Roma non ha alcuna regolamentazione su queste attività. "Per aprire una sala giochi - spiega il minisindaco - sono necessarie soltanto l'abitabilità e la destinazione d'uso commerciale dei locali e il certificato penale, ovvero la mancanza di carichi pendenti. Questo per quanto riguarda le aperture delle sale non vietate ai minori. Per le altre, comprese le sale scommesse, serve l'autorizzazione della questura che tuttavia non si discosta molto dalle procedure comunali. Altre città, come Ferrara per citarne una, hanno introdotto diversi percorsi, sicuramente più severi".
Medici è preoccupato: "Si dissemina il territorio di un'offerta di intrattenimento dequalificante e, per alcuni aspetti, anche rischiosa. Le sale scommesse, in particolare, ma anche le sale giochi, ruotano attorno all'appetibilità di una vincita facile con un altissimo rischio di danno economico". Il minisindaco allarga il discorso: "Negli ultimi anni i fondi ai municipi sono stati tagliati con meno opportunità aggregative e minore offerta culturale. Se l'amministrazione pubblica abdica a questo ruolo, e in parte il Comune lo ha fatto, si crea quel vuoto che diventa terreno fertile anche per attività talvolta poco chiare e comunque sempre in perdita per giocatori e scommettitori".
Non mancano i segnali allarmanti: "Sarà un caso - dice ancora Sandro Medici - ma le recenti recrudescenze di piccola o media criminalità, per intenderci le quattro sparatorie che sono avvenute nei nostri quartieri negli ultimi mesi, trovano alcune connessioni con i frequentatori delle sale scommesse". "Il clima nel nostro territorio è certamente deteriorato, e qui ci sono nato 49 anni fa. Le sparatorie in strada non si erano mai viste" aggiunge De Simoni.
C'è un ulteriore elemento inquietante: "Nel nostro quartiere di Piscine di Torre Spaccata abbiamo da anni uno sportello antiusura: perfino in quell'ambito sono pervenute segnalazioni di persone finite sul lastrico a causa del gioco d'azzardo e delle scommesse" dice il presidente. Come si combatte questo impoverimento culturale? "In primis, non in chiave proibizionista, serve che il Comune e le amministrazioni statali intervengano e regolamentino in modo più puntuale e stringente, ognuno per il proprio ambito, l'intero settore delle sale giochi e scommesse. In più - conclude Medici - se il Comune continua a tagliarci i fondi, cosa possiamo offrire noi di alternativo per intercettare i tempi lasciati dalla disoccupazione giovanile e dal sogno dei soldi facili?".
PROSTITUZIONE Massaggi hard a Castel Porziano venti euro per una prestazione sessuale Scoperto un giro di ragazze cinesi che avvicinano i bagnanti in spiaggia. Poi uno strano andirivieni fra le dune nell'area protetta di Capocotta. Le indagini della polizia di Roma Capitale. Il fenomeno coinvolge anche i maschi, sempre di origine asiatica
Il copione è sempre lo stesso. Graziose e minute cinesi si avvicinano ai lettini dei bagnanti per offrire dei massaggi rilassanti. Ma con soli venti euro in più al massaggio tradizionale aggiungono una prestazione sessuale. Lo hanno scoperto gli agenti del XVII gruppo della polizia di Roma Capitale dopo le segnalazioni di alcuni turisti insospettiti dallo strano andirivieni tra le dune.
Le indagini, condotte con appostamenti e rilievi fotografici, hanno messo in luce che il fenomeno interesserebbe tutta la spiaggia di Castel Porziano. Sarebbe coinvolta anche la prostituzione maschile, sempre di origine asiatica.
Gli agenti hanno inoltre avuto modo di constatare come i rapporti sessuali vengano consumati nell'area protetta di Capocotta ed "esposti alla pubblica vista". Nel corso di questa operazione sono state denunciate tre ragazze cinesi, condotte presso la questura per accertarne l'età visto che, dal momento del fermo, si sono chiuse in un totale mutismo.
Il fenomeno della prostituzione in spiaggia sembra essere in espansione e riguarderebbe decine e decine di ragazze che operano su diversi chilometri di arenile.
Ormai l'abbiamo capito: a Milano, di 'sti tempi, tocca girare coi guantoni da boxe. Il nuovo teatro del ring è stato il compleanno di Claudia Galanti. E considerato che doveva essere una festa a sorpresa, la sorpresa c'è stata: una bella scazzottata tra Bobo Vieri e Fabrizio Corona, nello specifico.
Ma andiamo con ordine: la bella Claudia era stata portata a Milano dal suo compagno Arnaud Mimran (con cui ormai vive a Parigi) con la scusa di impegni di lavoro. Nel frattempo invece il premuroso compagno le stava preparando una costosissima festa a sorpresa (con la complicità della pr milanese Alessandra Grillo): la suite presidenziale del Principe di Savoia come teatro per la sua festa con tutti i suoi più cari amici ad attenderla. Prima di cena Claudia arriva al Principe di Savoia.
Il compagno le ha detto che devono salutare un suo collaboratore. Lei apre la porta della suite e si trova davanti una sessantina di amici a festeggiarla. Alcuni nomi: Nicolo' Cardi, Rossano Rubicondi, Alessandro Martorana, Ana laura Ribas, Domenico Zambelli, Raffaella Zardo, Fabrizio Corona con Belen, madre e sorella (di Belen), Aida Yespica, Davide Lippi, Bobo Vieri, Alessandra Sorcinelli e molti altri amici e personaggi.
Fabrizio Corona è a detta di molti fin dall'inizio nervoso e provocatorio. Dice a molti invitati che nel prossimo numero del suo giornale ha preparato una polpetta avvelenata per Simona Ventura. A un certo punto Bobo Vieri gli si avvicina e gli fa: "Prima ero fidanzato e non potevo dirtelo. Ora sono single e posso parlare: vaffanculo!". Fabrizio replica qualcosa e Bobo rincara la dose: "Ma stai zitto che facevi i bocch... a Lele Mora!".
Fabrizio si leva la giacca e dà un pugno a Vieri che glielo restituisce con gli interessi: Corona si ritrova con un bel taglio sul viso. Intervengono degli invitati a dividerli, Belen comincia a gridare: "bastaaaa" e scappa con madre e sorella al seguito. Corona le corre dietro e che dire? Al compleanno della Galanti ospiti decisamente galanti.
“Io non sono il classico calciatore come lo intendete voi”. Voi chi? Siamo un pugno di figure professionali antiche, moderne e modernissime, accampate in una saletta di Trigoria, il campo di allenamento della Roma.
Che Daniele De Rossi calciatore lo sia eccome te ne accorgi quando nasconde tra congiuntivi e cautele il suo bell’accento romano. “Ultimamente - spiega - già stare a casa con la nutella, le patatine, le briciole che cascano sul divano a vedere un film per me è divertimento”. Quale film? “Vedo di tutto, mi piace anche il film particolare, di nicchia. Due giorni fa ho visto Of gods and men”. Sinossi breve: film francese di monaci trappisti chiusi in un convento in Algeria, assediati dai fondamentalisti islamici, alle prese col problema di andarsene di lì o restare. “Io sarei scappato”, sorride. “Di Saviano ho letto il libro e ho visto il film che hanno fatto. – non so perché poi siamo finiti a parlare di Saviano – Lui ha aperto un mondo, e lo ha fatto a suo rischio e pericolo. Mi fa pensare quanto si è spinto oltre e non può godersi niente della sua popolarità, persino dei suoi soldi, qualcosa avrà pure guadagnato… Vivere nella paura… io non ne sarei mai stato capace… non penso di essere così coraggioso da riuscire a mettere in discussione tutta la mia vita”. Una cosa poco da calciatore magari è questa. Daniele ha imparato bene la differenza che passa tra la retorica da stadio e la vita. A sue spese. Ma è sempre così.
Tifoso della Roma, romano di Ostia - la cosa conta, vedremo - comunque romano e romanista secondo il motto del Piccolo Gladiatore, coraggio ne ha vendere in campo. Scagliare il pallone dritto verso la porta da 25 metri – il suo colpo segreto – col rischio di mandarlo alle stelle di fronte a 20 telecamere e 20.000 persone, non è cosa da poco. Saltare col gomito alto e colpire un avversario, espulso, inquadrato in primo piano con la rabbia che esce come fuoco dal naso mentre chiunque a casa è capace di pontificare sul buon esempio e la lealtà bla bla, cos’è? “Il buon esempio? Tutto vero, rispettabilissimo – si fa serio - Ma la domanda è: a chi devo dare il buon esempio? Devo vincere la partita o devo dare il buon esempio? La gomitata a Srna non ci ha fatto vincere, è venuta così, non c’ho pensato, c’ho pensato mentre la stavo dando. C’era uno che mi rompeva le scatole ed è stata una cosa istintiva. La verità è che nel calcio italiano di buon esempi se ne vedono pochi. Guarda solo dove giochiamo, gli stadi sono fatiscenti, i terreni scassati”.
Sposato, separato da due anni, una figlia che adora - e per lei si è tatuato un Teletubbies sul braccio con le parole di Favola dei Modà. “Gliela cantavo per addormentarla”, aggiunge, quasi per scusarsi. Non ce n’è bisogno. Una vicenda dolorosa che, dice, lo ha cambiato, lo ha reso più chiuso e sospettoso. Il coraggio serve su un campo di calcio, nella vita c’è bisogno di tante altre qualità. “Da qualche mese abito da solo a Campo de’ Fiori, proprio sulla piazza. – dice - Volevo provare l’esperienza di vivere in centro ed è indimenticabile. Il profumo del mercato, i ragazzi dei banchi, il fornaio. Nessuno rompe le scatole, nessuno si impiccia, ma poi è normale: mi guardano come avrei guardato io da ragazzino un calciatore che veniva ad abitare vicino casa”. Ascolta gli Oasis, Mumford and sons. Da qualche tempo, aggiunge, è “andato in fissa” con Bob Dylan e con “la musica di mio padre e mia madre”. Gli brillano gli occhi quando indaghiamo sulle sue ultime playlist. Se passate da Campo de’Fiori a bere una birra, magari lo incontrate. Salutatemelo.
Il ritorno a casa la sera della partita andata male contro la Juventus lo racconta così: “Quando si vince capita di andare coi compagni nei ristoranti più movimentati, quando si perde così nessuno ha voglia. Mi hanno aspettato gli amici che erano venuti allo stadio con me, abbiamo bussato al ristorante vicino. Era tardissimo, mezzanotte passata, i tavoli uno sopra l’altro, il cuoco che bestemmiava nella sua lingua. Ho fatto l’occhietto triste dello sconfitto e c’hanno fatto mangiare”. Dopo il derby vinto con la Lazio, invece, gran colazione al bar: “Siccome lì sono tutti laziali mi ero messo la maglietta di Totti sotto il maglione. Dicevano che se giocava Totti vincevano loro… Vabbè, non si sono fatti trovare”.
un'immagine che farà male a molti..ma abbiamo il dovere morale di postarla, dopo alcuni interventi insensibili apparsi su qesto gb.
Marzo 2006: poco prima di entrare all'olimpico, mike '77 viene colto da un malore improvviso che lo strappa ai suoi cari e alla boc, forse il caldo improvviso o forse la stanchezza del lungo viaggio da foggia...per sempre nei nostri cuori.
«Quando ero a Roma mi hanno fatto pochissime interviste, per questo adesso sono contento di parlare con voi. Sono pronto a rispondere a tutto». A parlare così è Artur Guilherme Moraes Gusmão, noto semplicemente come Artur, portiere-meteora della Roma per due stagioni (dal 2008 al 2010) e adesso punto fermo del Braga fresco finalista di Europa League. Intervistato subito dopo la fine della semifinale col Benfica, Artur, parlando della sua esperienza romana, ha detto: «Intorno alla squadra giallorossa ci sono troppi papponi». Parole di fuoco, che hanno ripreso quelle dette da De Rossi prima di Natale e che il portiere brasiliano conferma: «Mi ricordo benissimo cosa disse Daniele dopo Milan-Roma e io ho avuto, e ho tuttora, il suo stesso pensiero». Che cosa intende per "papponi"? Persone che pensano solo al loro tornaconto, che guardano a certi interessi personali e non al futuro della Roma. E neanche al bene della squadra. Sono dichiarazioni dure. E’ quello penso, Daniele ha detto soltanto la verità. E’ per colpa di questi presunti "papponi" che lei a Roma giocava poco? Questo no, o meglio non solo, perché a Trigoria c’erano e ci sono portieri molto forti. Però la mia esperienza romana è stata condizionata da certe cose e da certe persone. Non faccio nomi, però il riferimento mi pare chiaro. Meglio comunque pensare alle cose belle, come gli amici che ho lasciato a Roma. Doni, ad esempio, con cui ha uno stretto rapporto. Lui è una persona incredibile,oltre che un numero 1. Siamo molto amici, quando vengo a Roma sto a casa sua e quando lui viene in Portogallo alloggia da me. Stiamo insieme anche con le famiglie, un paio di mesi fa siamo andati a Eurodisney. Gli voglio molto bene. Con il cambio Ranieri-Montella è tornato ad essere titolare. Se lo merita, è fortissimo e sono felice per lui. Ogni tanto però non appare impeccabile tra i pali. Capita a tutti i portieri, prima o poi. Anche per me qui a Braga non è stato facile impormi.che quando non giocavo. E adesso i miei sacrifici sono stati ripagati.
Ci racconta la sua esperienza? La Roma mi ha lasciato libero nell’estate del 2010, la società portoghese mi ha chiamato e ho deciso di accettare. I primi mesi non ero titolare poi, poco a poco, l’allenatore mi ha inserito e adesso gioco tanto. Sono felice soprattutto di una cosa. Quale? Non ho mai abbandonato i miei principi, sono sempre stato me stesso, non mi sono mai abbattuto. Mi piace parare, ho continuato ad allenarmi anche quando non giocavo. E adesso i miei sacrifici sono stati ripagati. Da quarto portiere nella Roma a titolare di una squadra che è in finale di Europa League, un bel salto. E’ vero. Sapevo che la mia squadra era buona, che era stata costruita bene, ma non mi aspettavo di arrivare in finale. Siamo stati bravi e fortunati. E adesso, col Porto, ce la giochiamo.
A Dublino troverete di fronte Villas Boas, un allenatore che piace molto alla Roma. E ci credo (ride, ndr). Lui è uno bravissimo. Fa giocare bene le sue squadre e poi è capace di gestire le pressioni. Ha vinto il campionato in anticipo, è in finale di Coppa di Portogallo e di Europa League, può vincere tutto. Anche se, ovviamente, io spero si fermi a due trofei. Potrebbe essere lui l’allenatore giusto per la Roma? Non lo so, anche Montella è bravo, me lo dicono tutti. Villas Boas è un grande, se davvero la Roma lo prendesse sarebbe un affare. Oltre a Doni, chi sente della Roma? Cinque minuti fa parlavo con Cassetti, poi sono amico di Perrotta, Simplicio, Mexes, De Rossi e anche Tonetto mi chiama spesso. Ogni volta che li sento sono felice, a Roma ho passato momenti incredibili. Sa una cosa? Prego. Io sono stato davvero orgoglioso di indossare la maglia della Roma e mi fa piacere dirlo in questa intervista (segue qualche secondo di silenzio, ndr). So che lo dicono in tanti, ma per me è stato davvero così. Quando ho iniziato col calcio non pensavo che avrei giocato in una squadra tanto prestigiosa. Ecco perché faccio sempre il tifo per loro. Quest’anno hanno reso meno di quello che potevano, credo che abbiano risentito di tutto quello che è successo in società.
Stasera vedrà la partita? Certo, sarò in ritiro col Braga e la vedrò insieme ai miei nuovi compagni. Pronostico? Dico Roma: 1-0. Gol di? Totti. Quando comincia a segnare er Capitano (testuale, ndr) non se ferma più.