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Il solito Cassano. Se n'è andato senza salutare, a Madrid l'hanno subito scoperto grasso (ma ciccia e brufoli erano un suo problema anche a Roma), mezza Italia si straccia i capelli per la perdita di un talento del genere. Ma siamo sicuri che Cassano sia davvero questo talento? Di sicuro, i suoi atteggiamenti - la maleducazione, l'insubordinazione, la scarsa professionalità - ne hanno sempre limitato la crescita, anche se tante volte il genio si esprime anche grazie alla sregolatezza, e da quella si alimenta. Ma la sregolatezza ha un senso quando il genio è smisurato (esempio massimo: Maratona), negli altri casi è soltanto una zavorra. E, in tutta onestà, durante questi anni Cassano ha dimostrato ottime doti tecniche ma non qualità assolutamente straordinarie. In pratica, ha giocato soltanto un buon campionato per intero, anche grazie alla vicinanza di un giocatore come Totti, che esalta il rendimento del compagno d'attacco che gli sta al fianco. Per il resto, Cassano è stato spesso infortunato, talvolta in crisi e solo raramente così bravo da fare decisamente la differenza, come la sua presunzione imporrebbe. Al Real si capirà se l'ex romanista è un campione o solamente un buon giocatore (più la seconda della prima, secondo noi), tenendo comunque presente che alla sua età, generalmente, quelli veramente bravi hanno già tracciato percorsi di carriera decisivi e hanno smesso da un bel po' di essere solo delle promesse. E in ogni caso, fa un po' tristezza sentire un ragazzo lamentarsi perché i suoi tecnici, a parte Capello e Fascetti, non lo hanno trattato come un figlio, ma come un allenatore tratta un giocatore. Dove pensava di essere, all'asilo?
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