"Sei un figlio di..." Lite tra Messi e Burdisso Secondo quanto riportano i media argentini, tra il difensore della Roma e il fuoriclasse sarebbero volate parole grosse. Il padre della 'Pulce': "E' rimasto male per i fischi"
"Sei un figlio di..." Lite tra Messi e Burdisso
Messi tra Gabriel Milito e Cambiasso
Sorpresa Costa Rica
BUENOS AIRES - Alta tensione in casa argentina dopo i pareggi con Bolivia e Colombia. I media locali riferiscono di uno screzio tra Nicolas Burdisso e Leo Messi. Secondo il giornale 'Clarin', il difensore della Roma si sarebbe rivolto alla 'Pulce' con un "bimbo, metti in funzionamento le pile", chiedendogli cioè di impegnarsi di più. Secondo 'La Nacion', invece, il difensore avrebbe detto "bimbo, nell'ultima azione bisogna correre, non puoi farti anticipare", frase che sarebbe stata seguita da un'espressione argentina ben più forte, e cioè "la p.. que te pariò".
Messi avrebbe a sua volta criticato Burdisso per un errore commesso nel primo tempo dal romanista. La discussione sarebbe finita grazie al ct, Sergio Batista, intervenuto con un secco "ok, finiamola qua". "Sono cose che succedono, dopo il pareggio con la Bolivia ho litigato con Gabriel Milito, e siamo grandi amici", ha commentato Javier Zanetti, mentre il capitano, Javier Mascherano, ha a sua volta rilevato che il fastidio di Messi per i problemi della squadra "non è un fatto isolato".
A pronunciarsi sul diverbio è stato anche il padre di Messi, Jorge: "la situazione è complessa, in casi come questi si dicono sempre cose brutte. C'è stata una discussione, ma queste cose capitano anche nelle partitelle tra amici". Commentando i fischi e le critiche piovute sulla 'Seleccion', Jorge Messi ha sottolineato che il figlio "ci è rimasto male, e non capisce dove sia nata questa situazione: la gente è comunque libera di pensare quel che vuole", ha aggiunto, precisando che "la stampa sta gettando benzina sul fuoco". "E' la prima volta che Leo viene fischiato... di certo al Barcellona c'è un altro ambiente. Evidentemente, per l'Argentina giocare la Coppa America in casa rappresenta una pressione enorme", ha concluso Jorge Messi.
Ormai l'abbiamo capito: a Milano, di 'sti tempi, tocca girare coi guantoni da boxe. Il nuovo teatro del ring è stato il compleanno di Claudia Galanti. E considerato che doveva essere una festa a sorpresa, la sorpresa c'è stata: una bella scazzottata tra Bobo Vieri e Fabrizio Corona, nello specifico.
Ma andiamo con ordine: la bella Claudia era stata portata a Milano dal suo compagno Arnaud Mimran (con cui ormai vive a Parigi) con la scusa di impegni di lavoro. Nel frattempo invece il premuroso compagno le stava preparando una costosissima festa a sorpresa (con la complicità della pr milanese Alessandra Grillo): la suite presidenziale del Principe di Savoia come teatro per la sua festa con tutti i suoi più cari amici ad attenderla. Prima di cena Claudia arriva al Principe di Savoia.
Il compagno le ha detto che devono salutare un suo collaboratore. Lei apre la porta della suite e si trova davanti una sessantina di amici a festeggiarla. Alcuni nomi: Nicolo' Cardi, Rossano Rubicondi, Alessandro Martorana, Ana laura Ribas, Domenico Zambelli, Raffaella Zardo, Fabrizio Corona con Belen, madre e sorella (di Belen), Aida Yespica, Davide Lippi, Bobo Vieri, Alessandra Sorcinelli e molti altri amici e personaggi.
Fabrizio Corona è a detta di molti fin dall'inizio nervoso e provocatorio. Dice a molti invitati che nel prossimo numero del suo giornale ha preparato una polpetta avvelenata per Simona Ventura. A un certo punto Bobo Vieri gli si avvicina e gli fa: "Prima ero fidanzato e non potevo dirtelo. Ora sono single e posso parlare: vaffanculo!". Fabrizio replica qualcosa e Bobo rincara la dose: "Ma stai zitto che facevi i bocch... a Lele Mora!".
Fabrizio si leva la giacca e dà un pugno a Vieri che glielo restituisce con gli interessi: Corona si ritrova con un bel taglio sul viso. Intervengono degli invitati a dividerli, Belen comincia a gridare: "bastaaaa" e scappa con madre e sorella al seguito. Corona le corre dietro e che dire? Al compleanno della Galanti ospiti decisamente galanti.
“Io non sono il classico calciatore come lo intendete voi”. Voi chi? Siamo un pugno di figure professionali antiche, moderne e modernissime, accampate in una saletta di Trigoria, il campo di allenamento della Roma.
Che Daniele De Rossi calciatore lo sia eccome te ne accorgi quando nasconde tra congiuntivi e cautele il suo bell’accento romano. “Ultimamente - spiega - già stare a casa con la nutella, le patatine, le briciole che cascano sul divano a vedere un film per me è divertimento”. Quale film? “Vedo di tutto, mi piace anche il film particolare, di nicchia. Due giorni fa ho visto Of gods and men”. Sinossi breve: film francese di monaci trappisti chiusi in un convento in Algeria, assediati dai fondamentalisti islamici, alle prese col problema di andarsene di lì o restare. “Io sarei scappato”, sorride. “Di Saviano ho letto il libro e ho visto il film che hanno fatto. – non so perché poi siamo finiti a parlare di Saviano – Lui ha aperto un mondo, e lo ha fatto a suo rischio e pericolo. Mi fa pensare quanto si è spinto oltre e non può godersi niente della sua popolarità, persino dei suoi soldi, qualcosa avrà pure guadagnato… Vivere nella paura… io non ne sarei mai stato capace… non penso di essere così coraggioso da riuscire a mettere in discussione tutta la mia vita”. Una cosa poco da calciatore magari è questa. Daniele ha imparato bene la differenza che passa tra la retorica da stadio e la vita. A sue spese. Ma è sempre così.
Tifoso della Roma, romano di Ostia - la cosa conta, vedremo - comunque romano e romanista secondo il motto del Piccolo Gladiatore, coraggio ne ha vendere in campo. Scagliare il pallone dritto verso la porta da 25 metri – il suo colpo segreto – col rischio di mandarlo alle stelle di fronte a 20 telecamere e 20.000 persone, non è cosa da poco. Saltare col gomito alto e colpire un avversario, espulso, inquadrato in primo piano con la rabbia che esce come fuoco dal naso mentre chiunque a casa è capace di pontificare sul buon esempio e la lealtà bla bla, cos’è? “Il buon esempio? Tutto vero, rispettabilissimo – si fa serio - Ma la domanda è: a chi devo dare il buon esempio? Devo vincere la partita o devo dare il buon esempio? La gomitata a Srna non ci ha fatto vincere, è venuta così, non c’ho pensato, c’ho pensato mentre la stavo dando. C’era uno che mi rompeva le scatole ed è stata una cosa istintiva. La verità è che nel calcio italiano di buon esempi se ne vedono pochi. Guarda solo dove giochiamo, gli stadi sono fatiscenti, i terreni scassati”.
Sposato, separato da due anni, una figlia che adora - e per lei si è tatuato un Teletubbies sul braccio con le parole di Favola dei Modà. “Gliela cantavo per addormentarla”, aggiunge, quasi per scusarsi. Non ce n’è bisogno. Una vicenda dolorosa che, dice, lo ha cambiato, lo ha reso più chiuso e sospettoso. Il coraggio serve su un campo di calcio, nella vita c’è bisogno di tante altre qualità. “Da qualche mese abito da solo a Campo de’ Fiori, proprio sulla piazza. – dice - Volevo provare l’esperienza di vivere in centro ed è indimenticabile. Il profumo del mercato, i ragazzi dei banchi, il fornaio. Nessuno rompe le scatole, nessuno si impiccia, ma poi è normale: mi guardano come avrei guardato io da ragazzino un calciatore che veniva ad abitare vicino casa”. Ascolta gli Oasis, Mumford and sons. Da qualche tempo, aggiunge, è “andato in fissa” con Bob Dylan e con “la musica di mio padre e mia madre”. Gli brillano gli occhi quando indaghiamo sulle sue ultime playlist. Se passate da Campo de’Fiori a bere una birra, magari lo incontrate. Salutatemelo.
Il ritorno a casa la sera della partita andata male contro la Juventus lo racconta così: “Quando si vince capita di andare coi compagni nei ristoranti più movimentati, quando si perde così nessuno ha voglia. Mi hanno aspettato gli amici che erano venuti allo stadio con me, abbiamo bussato al ristorante vicino. Era tardissimo, mezzanotte passata, i tavoli uno sopra l’altro, il cuoco che bestemmiava nella sua lingua. Ho fatto l’occhietto triste dello sconfitto e c’hanno fatto mangiare”. Dopo il derby vinto con la Lazio, invece, gran colazione al bar: “Siccome lì sono tutti laziali mi ero messo la maglietta di Totti sotto il maglione. Dicevano che se giocava Totti vincevano loro… Vabbè, non si sono fatti trovare”.
BRASILE Soffre di un raro disturbo. Autorizzata a masturbarsi sul luogo di lavoro Il caso di Ana Catarina, costretta a cercare l'orgasmo fino a quaranta volte al giorno BRASILE
Soffre di un raro disturbo. Autorizzata a masturbarsi sul luogo di lavoro
Il caso di Ana Catarina, costretta a cercare l'orgasmo fino a quaranta volte al giorno
Ana Catarina MILANO- Dopo una lunga battaglia legale durata oltre due anni il tribunale del lavoro di Vila Velha, nello stato dell'Espírito Santo,Brasile, ha riconosciuto a Ana Catarina Silvares Bezerra, contabile trentaseienne e madre di tre figli, di essere affetta da un raro disturbo sessuale che la obbliga a ricercare l'orgasmo ripetute volte durante la giornata. Per questo la Corte ha stabilito che la brasiliana ha diritto, ogni due ore, a una pausa di 15 minuti e durante il break può guardare materiale pornografico utilizzando il computer aziendale .
DISTURBO SESSUALE - La notizia diffusa dal quotidiano carioca North Regiao è stata ripresa da diversi siti web internazionali. Al giornale sudamericano la donna ha raccontato che è arrivata a masturbarsi anche 47 volte al giorno: «A un certo punto ho cominciato a sospettare che qualcosa non andava e che tutto ciò non fosse normale - ha dichiarato la trentaseienne - Allora ho deciso di chiedere aiuto». Secondo il Journal of Sexual Medicine la malattia di cui soffre la brasiliana si chiama «sindrome di eccitazione genitale persistente». Le cause di questo disturbo non sono state individuate e non esiste neppure una cura che riesca a frenare l’eccitazione. Uno studio pubblicato dalla stessa rivista scientifica nel 2007 dimostra che se l'eccitazione genitale non è soddisfatta, il paziente è soggetto a forti crisi depressive e a continui stati d'ansia. Tuttavia grazie a cocktail di tranquillanti la trentaseienne brasiliana è riuscita a limitare i danni e a contenere il suo stato d’ansia: adesso riesce a masturbarsi «solo» una ventina di volte al giorno contro le quaranta del passato