al Golasa, diciannovenne israeliano già trequartista del Maccabi Hafa e nuovo acquisto della Lazio, non ha fatto in tempo a sbarcare a Roma, dove ha visitato il quartiere ebraico, che già fioccano, su Facebook, i primi gruppi contro di lui, promossi da alcuni ultras della curva biancoceleste. Il più numeroso, con un centinaio di iscritti, chiede che Golasa non indossi la maglia della Lazio, in quanto appartenente al popolo israeliano che ha commesso gravi crimini contro l’umanità. Non è da oggi, d’altronde, che l’estrema destra utilizza la questione palestinese per camuffare il suo mai sopito antisemitismo. Anche perché, se è fuor di dubbio che il Governo e l’esercito israeliano abbiano commesso nella striscia di Gaza crimini di guerra da “soluzione finale”, utilizzando anche armi bandite dall’Onu, non si capisce come si possano attribuire queste colpe non alla politica e alla maggioranza degli elettori israeliani ma, piuttosto, alla razza ebraica. Un pò come pensare che Bertolt Brecht, essendo stato “tedesco” negli anni della dittatura di Hitler potesse essere etichettato come “nazista”. I tifosi laziali che hanno promosso il gruppo, vicini in larga parte a soggetti neofascisti come Casapound, possono adoperarsi quanto vogliono a spiegare che loro non sono antisemiti ma vicini al popolo palestinese, ma niente può cancellare lo spettacolo di croci celtiche, svastiche e cori fascisti offerti ogni domenica in curva. E come dimenticare, poi, il “romanisti ebrei, i forni sono la vostra casa”, esposto durante un derby di cinque anni fa? “Siamo pronti a difendere il ragazzo contro tutti e con tutte le nostre forze. – ha detto ieri Vittorio Pavoncello, presidente della federazione italiana Maccabi – Lotito è molto vicino alla comunità ebraica, e anche se un pizzico di timore c’è, bisogna sottolineare il lavoro fatto dalla nuova dirigenza biancoceleste”. Mattia Nesti
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