Canteremo fino alla morte
Il nostro, anzi uno dei nostri canti di battaglia, forse uno dei migliori, dei più incisivi, quello che riassume in pieno l'essenza stessa dell'essere ULTRAS, .. canteremo fino alla morte innalzando i nostri color, e ci vien dal profondo del cuor ... !!! Per anni e anni questo coro è rimbombato nelle curve d'Italia, cantato un po' da tutte le tifoserie con lo stesso spirito, con la stessa intensità, ricordo un derby a Torino con la curva Maratona che sembrava esplodere, tanto lo cantava con forza. Per tutti gli ULTRAS che si rispettino credo non esistano dubbi a proposito, cantare per la propria squadra del cuore rappresenta il top dei top, significa schierarsi al fianco dei propri beniamini e lottare insieme a loro, con loro, per raggiungere lo scopo finale, la vittoria sempre e comunque o il pareggio se le cose non si mettono bene. Sosteniamo la squadra più forte che il mondo ha visto mai, magica Roma ..., bello anche questo come coro di incitamento, un coro possente per avvicinarti sempre più ai colori del cuore, per non parlare poi di quel famoso ... che sarà sarà, con la sconfitta e l'eliminazione inevitabile in una lontana coppa, eppure con la curva prima ed il resto dello stadio poi a cantare per più di 30 minuti questa nenia d'amore, solo in apparenza noiosa, in realtà da esempio anche per i giocatori avversari e la loro panchina, entrambi rimasti conquistati da così tanta fede. Questa è la nostra realtà, vicini alla squadra sempre e comunque, nella buona e nella cattiva sorte, soffrire insieme e insieme gioire, cosa c'è di più bello? Nulla dico io, e ne sono sicuro!!! Mi chiedo se mai potrei avere il coraggio di sperare in una sconfitta della mia squadra ed andare allo stadio con questo intento, mi chiedo se mai potrei esultare ad gol subito dal mio portiere, mi chiedo se mai potrei fischiare e lanciare maledizioni al mio portiere solo perchè sta facendo il proprio lavoro, insomma mi chiedo se preferisco perdere piuttosto che vedere l'odiato nemico avvantaggiarsi. Brutta scelta ragazzi miei, ma risposta sicura la mia, prima di ogni cosa viene la Roma, viene l'amore che porto ai colori del cuore, viene la consapevolezza che mai potrei esultare per un gol subito e men che meno ingiuriare il mio portiere che para il parabile. Chiarito questo (anche se mi sembra che il concetto non debba essere granchè chiarito), devo arguire che per alcuni è più forte l'odio che l'amore, quindi per essere ancora più chiari visto che di loro si vorrebbe parlare, la vera lazialità non è quella di sostenere i colori del cuore, ma quella di sperare nella sconfitta, di gioire alla rete altrui, se questo è il prezzo da pagare affinchè il romanista non goda, che strano modo di vedere le cose, un curioso concetto, che poco si lega all'altro, fin troppo sbandierato, di essere quelli che "hanno portato il calcio nella capitale". In verità più che aver portato il calcio mi sembra che a destinazione sia arrivato ben altro, e se questo è il significato che codesti "pionieri" danno all'amore per i colori del cuore, allora sono ben lieto di essere nato qualche anno dopo. Per carità, non vorrei essere frainteso, non sto condannando gli sfottò, le prese in giro, i striscioni anche pungenti e neanche i cori, insomma l'antagonismo ULTRAS tra noi e loro è un elemento insostituibile, mi risulta invece difficile da capire e giustificare il resto, e ve lo dice uno che non nutre nessuna simpatia per quei colori, nessuna. Come gesto mi ricorda molto da vicino il teatrino di Balo-Balo, in entrambi i casi la maglia è stata oltraggiata, non parlo da romanista ma da ULTRAS, al quale stanno sempre molto a cuore le vicende di curva. E molto peggio di uno scudetto vinto dall'odiato nemico c'è la propria maglia oltraggiata, beh, a quello davvero non vedo rimedio USQUE AD FINEM con la Roma nel cuore -sm-.
|