Anno di fondazione dell'ASR
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BOC User
07/03/2011 19:43:41
solo per dire che...
oggi football a 45 giri non è andato in onda...delusione
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BOC User
06/03/2011 14:47:16
notare Capello quanto po' esse pezzo de merda...
"Ho sempre pensato che la vita non si fermasse dove finiscono le linee di gesso sul campo". Nel terzo tempo, Lilian Thuram insegue trofei immateriali, sogni che si chiamano giustizia, rispetto, tolleranza. Uno dei difensori più pagati al mondo, recordman dei Bleus, centoquarantadue partite giocate in nazionale, il nero della Francia black-blanc-beur che non piaceva a Jean-Marie Le Pen, ora lavora a tempo pieno negli uffici della sua fondazione contro il razzismo, viaggia come ambasciatore dell'Unicef ad Haiti, ha finito di scrivere Mes Etoiles Noires insieme allo storico Bernard Fillaire. "Mi è venuta voglia di fare questo libro - racconta - dopo aver scoperto in un sondaggio che l'ottanta per cento dei francesi ha sentito parlare dei neri solo studiando il periodo dello schiavismo".

Le stelle da seguire invece sono quarantacinque uomini e donne che hanno cambiato la storia. Malcom X, Nelson Mandela, Billie Holiday, Aimé Césaire fino a Barack Obama, ma anche il meno famoso Joseph Anténor Firmin, antropologo che alla fine dell'Ottocento cercò invano di opporsi alla teoria della supremazia della cosiddetta razza bianca. "Nessuno nasce razzista, è un atteggiamento culturale. I tifosi che cantano cori contro Balotelli non sono stupidi, hanno semplicemente ereditato un inconscio collettivo che si tramanda di generazione in generazione". Il traguardo si raggiunge a piccoli passi, con fatica e resistenza. "L'altro giorno aiutavo mio figlio a fare i compiti. Nel
suo libro c'era scritto: Cristoforo Colombo scopre l'America nel 1492. Ancora oggi si cerca di tacere che quello era un continente abitato da un altro popolo".
Alla prima stretta di mano fa subito una richiesta. "Parliamo in italiano? Preferisco, ho paura di dimenticarlo". L'accento è lieve, il ricordo dei dieci anni passati nel nostro Paese ancora fresco. Per il ragazzo nato nelle Antille e cresciuto nella banlieue di Parigi, il nostro Paese è stata una seconda patria. "Viva l'Italia, lo dico sempre. Ripenso spesso alla prima volta che sono arrivato a Parma, nel 1995. Ho scoperto una piccola città ferma nel tempo. Sono andato in bicicletta fino in piazza Duomo, mi sembrava di essere finito in un museo a cielo aperto". Thuram si abitua presto ai piacere della provincia, viene adottato dalla città. "Dopo le partite ero l'ultimo ad andare via, mi fermavo a parlare con i tifosi. A Parma ho vissuto il mio miglior periodo calcistico, avevo ventiquattro anni, ero nel pieno della mia carriera". Andarsene non è stato facile. "All'inizio non volevo neanche rimanere in Italia per non tradire la squadra". Ma il Parma ha ricevuto dalla Juve una proposta che non si può rifiutare.

"A Torino ho scoperto un'altra filosofia sportiva. Dentro allo spogliatoio, nessuno diceva "oggi dobbiamo vincere". Era ovvio, un dovere scritto nelle regole. C'era un gran rispetto del lavoro di tutti, nessuno poteva permettersi di fare la primadonna. L'avvocato Agnelli veniva ogni tanto a salutarci e allora si fermavano gli allenamenti. Un segno di stima che oggi forse non esiste più". Nel 2006 la partenza da Torino viene un attimo dopo lo scandalo di Calciopoli. Thuram non ha mai voluto commentare le accuse ai dirigenti della Juve. "Per me le regole vanno rispettate in campo e fuori. La giustizia è l'unica che può pronunciarsi".
È allora che si conclude la stagione d'oro nei Bleus. Campione del mondo nel 1998, campione d'Europa nel 2000, fino all'amara finale mondiale del 2006 contro l'Italia. Il famoso coup de boule di Zinedine Zidane. "Rispettare e non provocare gli avversari dovrebbe essere la regola numero uno per un calciatore", commenta a proposito di Materazzi. "Ma Zidane non doveva reagire in quel modo sul campo, è sbagliato e lui lo sa".
Thuram, libero di parlare, fuori dagli schemi. Un calciatore comunque diverso. "Mi è spesso capitato di arrivare alla fine della partita senza sapere esattamente il risultato. Non davo importanza al punteggio e gli altri giocatori mi guardavano come se fossi pazzo. Altre volte, l'allenatore mi chiedeva di marcare un giocatore di cui non conoscevo il nome. "Come, non lo sai?" diceva stupito. Se giochi contro uno o l'altro per me non conta niente, l'importante è dare sempre il massimo".

Tre anni fa, mentre sta trattando per andare dal Barcellona al Paris Saint-Germain, i medici gli diagnosticano un problema al cuore. Sembra la malattia genetica di sua madre e suo fratello, morto mentre giocava a basket. Per fortuna, invece, non è la stessa patologia. "Ma non valeva la pena correre un rischio, anche piccolo, e far vivere nell'ansia la mia famiglia a ogni allenamento o partita". Thuram si congeda a trentasei anni e fa in fretta a passare ad altro. "Non guardo quasi mai le partite. Qualche volta controllo la classifica delle squadre in cui ho giocato, Monaco, Parma, Juventus. Per il Barcellona è facile, sono sempre primi". Da qualche settimana ha anche abbandonato il consiglio direttivo della Federazione nazionale, ancora in crisi per la figuraccia in Sudafrica e la contestazione a Raymond Domenech, il suo allenatore. "Non m'interessa tutto ciò che ruota intorno al calcio. A me piace giocare, nel senso di divertirsi, provare a dare il massimo superando i propri limiti". I suoi figli, Khéphren e Marcus, vorrebbero fare i calciatori come lui. "Giocano da attaccanti come tutti i bambini. Anche a me piaceva fare l'attaccante ma non avevo i piedi e mi hanno messo in difesa. Alla fine è stato meglio così".
L'impegno sociale come una seconda pelle. Da piccolo sognava di farsi prete, ha preso altre strade ma con la stessa voglia di cambiare il mondo. "Quando ero alla Juve, Fabio Capello mi ripeteva: "Smettila con le tue storie politiche". Non gli rispondevo, ma ho sempre pensato che abbandonare le cause in cui credo significherebbe rinunciare a me stesso". È stato l'unico sportivo a rispondere a Sarkozy che definiva racaille, feccia, i ragazzi delle banlieue. "Con quello che guadagna - commentò l'allora ministro dell'Interno - Thuram non può farsi portavoce delle periferie". "Dopo ci siamo incontrati. Mi ha detto, testuale, che i problemi della banlieue sono causati dai neri e dagli arabi. Io gli ho fatto notare invece che è un problema di delinquenza che bisogna affrontare senza alcuna generalizzazione sul colore della pelle". Diventato presidente, Sarkozy gli ha offerto un posto da ministro della Diversità. Ha ottenuto un garbato rifiuto. "Fare politica non significa avere il potere o stare dentro a un partito". Sulla nuova sfida all'Eliseo, l'anno prossimo, non si sbilancia. "Di sicuro Sarkozy non è cambiato. Continua nella sua logica di dividere il Paese per imperare. Ha fatto così con il dibattito sull'identità nazionale o con le espulsioni dei rom. Il presidente è sempre alla ricerca di un capro espiatorio, semplicemente perché non è in grado di affrontare e risolvere i problemi di ingiustizia sociale".

È nel 1981, arrivando dalle Antille insieme alla mamma Marianna e agli altri due fratelli, che il piccolo Lilian scopre il razzismo. Nelle città satellite dove abita, a Bois-Colombes poi ad Avon, vicino Parigi, i compagni di scuola lo chiamano Noiraude, il nome di una mucca dei cartoni animati che fa sempre la parte della stupida. Una volta, in una partita contro il Milan, sente i tifosi cantare "Ibrahim Ba mangia banane sotto casa di Weah". Nel dopopartita, il difensore del Parma critica l'insulto razzista. La domenica successiva i tifosi rispondono con uno striscione "Thuram rispettaci!". "Il mondo all'incontrario. Invece di riflettere su quello che avevo detto, si erano sentiti loro offesi". Nessuna sorpresa, dunque, per Mario Balotelli e la canzone "non esistono negri italiani". "Sono a favore delle sanzioni contro le curve che diffondono questo tipo di cori o insulti. Ma non dimentichiamoci che i pregiudizi non si trovano solo negli stadi, vengono veicolati dalla scuola, dalla famiglia, dalla religione. Ci sono anche pregiudizi positivi altrettanto assurdi. Per esempio, molte persone sono convinte che un nero sia più forte fisicamente".

La prima cosa, ripete, è riconoscere la discriminazione in quanto tale. "Mi preoccupa la pericolosa banalizzazione del razzismo di questi ultimi anni". Thuram cita il caso del profumiere Jean-Paul Guerlain che in televisione dice in assoluta tranquillità che "i negri" non hanno mai lavorato in vita loro. "Certo - aggiunge lui - nella mia isola, la Guadalupa, per quattrocento anni gli schiavi hanno fatto la fortuna dell'Europa". Oppure il ministro Brice Hortefeux: "Un arabo va bene, se ce ne sono troppi iniziano i problemi". Più che le singole frasi, lo colpisce il contesto. "Ogni volta, ci sono sempre meno proteste. Lentamente ci si abitua". La crisi, anzi, ha riacceso l'intolleranza. "E allora sono i più poveri a essere discriminati, com'è sempre accaduto nella storia. Qualche anno fa in Francia venivano ridicolizzati gli italiani immigrati, chiamati ritals, anche se avevano lo stesso colore di pelle". Le linee di gesso, a volte, sono dentro di noi.
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BOC User
04/03/2011 20:08:36
uno che è amico di quello con la camicia bianca e la sciarpa grigia...
ci si vede da checco tra una mezz'ora...carbonara e partita
è regolare,e si perdemo...sti cazzi!!!
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BOC User
04/03/2011 14:50:14
er Coquinaro vi mette la voglia....
http://www.hardsextube.com/video/298377/Rebecca-and-Faye-share-loads
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BOC User
03/03/2011 19:32:00
cose che già sapevamo...
L'ESPRESSO - Claudio Ranieri torna a parlare per la seconda volta, dopo l'intervista rilasciata al Tg1, al termine della sua esperienza alla guida della Roma. Ecco alcuni pensieri dell'ex tecnico giallorosso:

“A Genova la Roma vola, va sul 3-0 e alla fine si fa rimontare. Nello spogliatoio annuncio il mio addio ai giocatori, li ringrazio uno ad uno, li saluto e nessuno fiata”.

La società non auspicava traumi immediati...
“Era necessario che i giocatori non avessero più scuse o capri espiatori, che discutessero tra loro. Mi risulta lo abbiano fatto, non a caso la settimana prima avevo annunciato alla squadra il mio punto di vista: ‘Ragazzi, voi avete bisogno di uno shock’."

Alcuni hanno brindato al suo addio…
“Ne dubito. Se fosse accaduto davvero avrei fatto bene ad andar via prima. Al mio interesse ho sempre anteposto quello del gruppo, ci ho messo la faccia, ho cercato un rapporto onesto ed aperto con tutti”

Sulle dimissioni e suoi soldi a cui ha rinunciato…
“La dignità non è un assegno. A Torino, dove il feeling non era lo stesso, mi sono fatto pagare. Qui è diverso e non mi sarei potuto più guardare in faccia”

La Roma si è tornata ad impegnare dopo il suo addio…
“E io sarei l’incompetente…quando sono arrivato nel 2009 era l’ultima in classifica, allora mi chiedo: ‘dov’è la verità?’ Ho compiuto un errore di generosità quando ho detto: ‘resto comunque, combatto’.”

Sul rinnovo contrattuale.
“Sia la Sensi sia gli uomini di UniCredit. Non è stato possibile, ma a me interessava relativamente. Sarebbe stata soprattutto un segnale diretto alla squadra: quando venti persone sanno che sei in bilico per mantenere armonia generale serve saldezza d’animo”

Non tutti l’hanno mantenuta questa saldezza d’animo?
“No, in situazioni simili la mente va ovunque e s’inquina l’aria. Dopo la sconfitta con il Basilea mi feci sentire: ‘andremo incontro ad una stagione complicata. Saremo io e voi, nessun’altro, faremo rotazioni continue, se non siete d’accordo ditemelo altrimenti ci rimetteremo entrambi’. Ci fu silenzio anche quella volta.”

Cos’è stato a far degenerare il progetto?
“Le troppe voci, le false notizie, forse arriva questo, forse quello, domani firma Angelini, poi Angelucci, poi la notizia dello sbarco americano ha propagato il caos definitivo. La macchina è finita fuori strada e poi si è fermata”

Le lamentele dei giocatori sulla stampa hanno fatto il resto…
“Ci sono state reazioni che andavano punite, calci alle borse, musi lunghi, labiali in diretta tv da sanzionare per dare un esempio non è accaduto e si è fornito il lasciapassare all’anarchia. Non sono un personal trainer, alleno 25 persone”

Dicono che Totti non abbia tollerato lo smacco di Genova con la Samp. In quell’occasione lei lo fece entrare a 4 minuti dalla fine…
“Lo rifarei, era influenzato. Gioca chi è in forma e Totti è un campione che in un minuto può cambiare volto e senso a una partita. Comunque non abbiamo mai litigato. Francesco è la bandiera della Roma e nello spogliatoio è probabilmente molto più solo di quanto non appaia.”

Doni messo da parte. Non l’amava?
“Julio Sergio è un bravissimo portiere”

Pizarro. Con lei non giocava, con Montella è tornato a brillare, una coincidenza?
“David da tempo aveva problemi al ginocchio. Fin dall’estate si era allenato poco e male, non era pronto (ha giocato la Supercoppa a Milano senza allenamento, ndr) più lo difendevo dandogli il tempo di guarire più trovavo insinuazioni continue sui giornali. Siccome non sono un’idiota l’ho preso molte volte da parte: ‘hai dei problemi con me? Ti ho trattato male? Dimmelo in faccia, se ho commesso un torto non ho paura di ammetterlo sono fatto così, non da ieri.’ Risposta: ‘No mister, nessun problema’.

Pizarro la guardava negli occhi?
“No, mai. Che le devo dire? Io sono diverso, per me la sincerità è fondamentale”

Su Borriello.
“Voleva giocare sempre, ma non è che nel Milan fosse costantemente titolare. Lo faccio partire dal 1’ con il Napoli e non vede un pallone, due giorni dopo analizziamo la gara, glielo faccio notare e mi risponde: ‘Ero stanco mister, venivo da tre partite consecutive’. Allora non capisco forse sono tardo io: se sei stanco perché dovrei farti giocare anche la quarta e la quinta partita consecutiva?”

Genova, giorno dell’addio: in tribuna sedeva l’agente Davide Lippi, ospite anche il primo giorno post a Trigoria…
“Non volevano smarrire la continuità”

E lei di Marcello Lippi aveva già parlato…
“Non io, i media. Di solito sono informati…a Torino invece c’erano i fatti, le trame. Mentre ero il tecnico della Juve Lippi e il direttore generale Blanc officiavano la cena della piadina, alcuni giorni dopo l’allegro convivio. Arriva Blanc da me e mi dice: ‘Claudio, dobbiamo assolutamente prendere Cannavaro.’ Mi ribello: ‘Chi scusa? Cannavaro? No signori, io così non ci sto, io sono un uomo libero. Non ho procuratori, ne ho agenti”

Quanto influiscono i procuratori nel calcio?
“Molto, sono la categoria più a contatto con i giornalisti, presidenti e giocatori”

I giornalisti: non tutti l’hanno sostenuta…
“Sui collezionisti di cariche che commentano il calcio in tv preferirei tacere”

Ha timore a far nomi?
“Non scherziamo, dicevo quel che pensavo già a 35 si figuri a 60”

Quindi?
“Io amo lo sport e disprezzo l’avanspettacolo”

Ancora una cosa. Chi l’ha tradita?
“Lasciamo perdere, non è grave. Mi deludono solo quelli che rispetto davvero”

L’ultima gara di Champions con lo Shakhtar siete passati in vantaggio, però Sky ha inquadrato a bordo campo volti non proprio felici…
“Davvero? So che sono stato solo, solissimo. Da Madrid a Londra, da Torino a Roma, sempre una rivoluzione societaria. Me le vado a cercare con il lanternino queste situazioni. Nessun rimpianto, mi rimane un anno e mezzo meraviglioso. Mi ero fatto capire forse fin troppo bene: ‘se non correte tutti, non arriviamo. Con invidia, antipatia, gelosia e cura ossessiva del proprio orticello non faremo strada. Qualcuno sta pensando solo a sé stesso.’ Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”

Visti i litigi in campo?
“Un’infinità. Non aggiungerei altro. L’anno scorso eravamo uniti, poi lo scenario è mutato.“

Qualcuno ha messo in dubbio la preparazione atletica e i carichi di lavoro…
“Era semplicemente avveniristica, ma quando non conosci l’argomento e sproloqui per convenienza, malafede o pigrizia ragionare su cambi di direzione o tecniche anaerobiche è patetico. Capanna, il preparatore atletico, è un luminare, gli hanno attribuito anche il premio di categoria. Le faccio una domanda io adesso: perché alla Roma da Taddei a Brighi, passando per Mexes e Riise fino a Perrotta, correvano sempre e solo i soliti? Dopo i 18 anni, anche se è dura, bisogna decidere cosa si vuol diventare da grandi. Sai che penso? Che questa squadra non ha bisogno di altri alibi, deve vincere tirando fuori tutto meno le scuse altrimenti non ne usciranno e il mio gesto si rivelerà del tutto inutile”

Chi le è rimasto nel cuore?
“Tante persone. Se devo fare un nome dico Burdisso. Un giorno parlai con la squadra: ‘Ho una convinzione, si gioca bene in base a come ci si allena’, e lui pronto: ‘No mister, si gioca come si vive’. Profondo, bellissimo, Burdisso non si nasconde, ti guarda negli occhi sempre”
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BOC User
02/03/2011 17:06:27
er Coquinaro... io preferisco l'artra---però pure questa...

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BOC User
01/03/2011 17:18:32
tacci sua...
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BOC User
01/03/2011 12:35:37
bella la foto sotto...
il buon oc 1980 avrebbe molto da raccontare sulla faith in questione...
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BOC User
01/03/2011 11:09:00
eccone n'artro......
Sempre nell'intervista radiofonica Riccardo Cocciante si lascia andare anche a commenti sulla situazione del calcio italiano: "Siamo messi male. Andiamo male in Europa ed il nostro campionato non attira più come qualche anno fa. Adesso pare che un'importante squadra italiana (la Roma ndr) venga acquistata da un gruppo d'investitori americani: spero non accada, sarebbe una sconfitta per il nostro paese. Spero che siano i grandi imprenditori italiani a reinvestire sul nostro mercato, anche calcistico."
141742
BOC User
28/02/2011 19:22:09
mina suona live in afghanistan...
booommmm
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BOC User
28/02/2011 17:13:44
peccato che atriano non c'era...
http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_28/brasile-incidente-cavo-elettrico-16-morti_e6c8f028-4330-11e0-bd8e-86c2288d7465.shtml
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BOC User
27/02/2011 18:04:04
v ho fatto na macumba de niente...
141653
BOC User
27/02/2011 10:03:27
er Coquinaro...Buongiorno Boc!!! e FORZAROMA!!!
141646
BOC User
26/02/2011 14:03:24
er Coquinaro a vorte perde er lume della ragione...ma poi se aripija...nun sempre ma spesso....
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BOC User
25/02/2011 20:19:57
in attesa del 3 aprile...
141638
BOC User
25/02/2011 19:51:38
ecco ...
141516
BOC User
24/02/2011 09:56:59
Che famija demmerda...da il Fatto
ECCO IL VIDEO CHE INCASTRA SAVOIA Dopo 33 anni Vittorio Emanuele ammette di aver ucciso Dirk Hamer, sparandogli nella notte sull’isola di Cavallo, in Corsica. Una confessione involontaria avvenuta dentro la cella del carcere di Potenza
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BOC User
23/02/2011 12:13:30
gnafo e signora,cartolina di un loro viaggio esotico in scooter....
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BOC User
22/02/2011 18:47:03
con o senza montella io faccio come me pare da na vita....grazie rosetta
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BOC User
22/02/2011 14:40:09
si voi chiacchierate...
intanto Borriello cerca casa vicino al Colosseo