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"CANNIBAL HOLOCAUST" > aka "Holocausto Canibal" > aka "Nackt Und Zersleischt"
> Agli inizi degli anni '80, o meglio, nel secondo lustro degli anni '70, fa capolino nella cinematografia di genere italiana un nuovo filone, quello cosiddetto dei "cannibal movies", ovverosia pellicole che hanno come tema atti cannibalici da parte di indigeni, spesso ambientati in foreste pluviali e inesplorate, dove una malcapitata spedizione occidentale incappa in brutte avventure dallo sfondo, appunto, antropofago. "Cannibal Holocaust", diretto da un regista giovane e di talento che rispondeva al nome di Ruggero Deodato, è il lungometraggio che in qualche modo fa da miccia all'esplosione del filone, già anticipato qualche anno prima in alcune opere quali "Ultimo Mondo Cannibale" (1978), dello stesso Deodato, e nell'avventuroso "La Montagna Del Dio Cannibale" (1978), di Sergio Martino, che aveva come protagonista la bellissima Ursula Andress. Come dicevamo, "Cannibal Holocaust" è il capostipite "acquisito", e insieme il frutto migliore, della serie di pellicole dedicate ai terrificanti cannibali, che ebbero modo di insanguinare le platee dei cinema anche internazionali in un unico lustro che idealmente si può far coincidere con il primo lustro degli anni ottanta. Purtroppo, paradossalmente, all'uscita del film si sollevò un'ondata di disgusto dal vago sapore censorio, che bloccò il film impedendo in questo modo a Deodato di raccogliere i frutti immediati del suo lavoro. Dopo alcuni tagli e cause legali varie venne riproposto nelle sale, quando ormai la febbre dei cannibal movies andava scemando. Siamo fieri di sapere che, grazie al circuito dell'home-video, questo grande gioiello del cinema dell'orrore è ora abbastanza diffuso in termini di numero di copie tra gli appassionati, che vanno sempre di più a ingrossare, ne siamo certi, le fila di un ideale movimento che lotta contro ogni forma di censura e ipocrisia. La pellicola contiene immagini forti, è senza dubbio uno dei film più crudeli e politically incorrect dell'intero cinema italiano, ma la violenza mostrata, a differenza dei tremendi filmacci d'azione che Hollywood ci propina ogni primavera, si presta a precise riflessioni di carattere etico, sociale e cinematografico, che più avanti in questo articolo affronteremo. "Cannibal Holocaust" si apre sull'azzeccato main-theme composto da Riz Ortolani, mentre i titoli di testa spiccano, in un bianco gelido e composto, sulle riprese aeree dell'inferno verde (località Leticia, Colombia), la foresta nella quale si svolgerà gran parte del girato. La prima scena, dal sapore vagamente "mondo", è un servizio della BBC dal quale apprendiamo che quattro reporter (Kerman, Barbareschi, etc…) incaricati dal canale televisivo di girare un documentario sulle tribù cannibali in Amazzonia, non danno notizie di sé da più di un mese; viene quindi incaricato il professor Harold Monroe di effettuare le ricerche dei quattro scomparsi. Li vediamo così per la prima volta, allegri e un po' strafottenti, alla loro partenza. L'effetto è rassicurante e mediamente distensivo, tanto che Deodato inserisce nei frame successivi, di punto in bianco, il primo piano di un indigeno, presumibilmente cannibale, che addenta avidamente un braccio ormai spolpato e di cui non rimangono che le ossa. Lo spettatore viene così catapultato da una realtà che è sua e gli è propria in una dimensione di primitivismo assurdo, dove una pratica (dis)umana quale l'antropofagismo è accettata e anzi largamente praticata. Nei secondi che seguono l'intervento di un gruppo di militari armati di mitra ristabilisce la giusta dimensione, dando alle sequenze un tono guerresco- avventuroso che ritornerà più di una volta durante i 115 minuti circa del film (cut permettendo). Intanto muore uno dei militari, avvelenato da una freccia al curaro, e un indigeno viene catturato, in possesso di un accendino (prima traccia dei reporter). La scena seguente vede l'arrivo del professore all'avamposto militare, dove sbriga le scartoffie di rito con un rude sergente nero poco avvezzo a intrusioni occidentali. Poi, senza soluzione di continuità, viene presentato il co-protagonista della prima parte del film, la guida che porterà il professore alla ricerca dei reporter scomparsi. Senza dubbio è uno dei personaggi meno azzeccati dell'intera pellicola, con la sua impostazione macchiettistica da vecchio lupo di mare (ma in questa caso sarebbe più adatto dire di "foresta"), dal cuore indurito dalle insidie del posto. Finiti i preparativi, la spedizione di salvataggio formata da Monroe, dalla guida, da un giovane indio civilizzato e da un indigeno Yakumo usato a mo' di schiavo si addentra finalmente nella dura realtà dell' inferno verde, dove è facile avere spiacevoli incontri con caimani, sanguisughe e ogni genere di bestie feroci (persino tigri). Lungo la strada ritrovano il cadavere di un uomo ormai divorato dai vermi, che la guida riconosce in un suo vecchio amico, e un guscio di tartaruga, prova del passaggio dei quattro scomparsi (seconda traccia). Le scene seguenti offrono nient'altro che un siparietto dai toni macabri, dove la guida sniffa cocaina (costringendo lo Yakumo a fare lo stesso) e l'indio cattura un topo muschiato sgozzandolo in diretta, purtroppo senza l'ausilio di effetti speciali. Un altro tipico stacco alla Deodato ci porta alla prima sequenza propriamente gore o nasty del film: l'uccisione rituale di un'adultera, che viene trascinata dal marito fino a una specie di totem/palo di legno e poi violentata con un fallo di pietra, con sottofondo il terribile score composto da Riz Ortolani per i momenti più atroci della pellicola. Monroe e gli altri assistono alla scena da lontano, senza intervenire, poi si servono dell'indigeno per raggiungere, dopo un breve e peculiare "scambio di battute" con alcuni degli abitanti, il villaggio Yakumo. L'arrivo in questo insediamento primitivo scioglie non poco la tensione che si era andata a creare, minuto dopo minuto, nel film, e porta il racconto in un punto di quasi distensione. Il capovillaggio strepita, gesticola, indica resti umani e capanne bruciate, facendoci intuire che probabilmente i "quattro" devono essere passati di qui provocando tale desolazione. L'indio della spedizione intanto distrae gli indigeni donandogli un coltellino a scatto. Il gruppo si mette in seguito alla ricerca del popolo degli alberi, e sventa l'attacco di un'altra tribù indigena, guadagnandosi la loro fiducia. Assistiamo subito dopo alla precipitazione di una donna dal grande albero dove gli Shamatari abitano, sequenza piuttosto forte, contrappuntata dai battiti della colonna sonora del film, che rendono il tutto, se possibile, ancora più agghiacciante. Giunto all'insediamento dei veri e propri cannibali con i compagni di spedizione, il professore sperimenta alcuni stratagemmi di carattere antropologico, che gli permettono di ritrovare i corpi dei giovani reporter (putrefatti, naturalmente, all'ennesima potenza) e il materiale da loro girato. Termina con la spedizione di salvataggio invitata al pranzo cannibale la prima parte del film. Il secondo "blocco" importante di sceneggiatura è stato ambientato a New York, nei dintorni degli studi della BBC, dove viene visionato da Monroe e da alcuni responsabili il materiale girato dalla troupe scomparsa. Da qui in poi il film assumerà una struttura strettamente geometrica, ispirata quasi ai gironi dell'inferno dantesco, con la proiezione di cinque filmati inframmezzati da altrettanti stacchi che mostrano i curatori della BBC alle prese con dubbi e patemi di vario genere sulla messa in onda del materiale. In una sorta di ante-inferno viene mostrato, per rassicurare il dubbioso studioso sulla professionalità dei quattro, un loro vecchio schockumentary dal titolo "The Last Road To Hell". Questo mondo movie zeppo di esecuzioni e violenze (un film nel film) ha lo scopo di preparare lo spettatore a ciò che potrebbe poi vedere in seguito, date le premesse che sottolineano già un certo grado di "mercenarietà" nel lavoro solitamente svolto dai quattro reporter. Si proietta il primo filmato: i reporter in aereo, nella camera da letto mentre si fanno scherzi a vicenda, insomma poco più che un filmino vacanze. A questa prima trance di materiale si collega il primo stacco, che mostra il professore alla prese con le interviste ai familiari delle vittime. Qui lo spettatore comincia a nutrire seri dubbi sulla personalità dei filmaker: un operatore definisce Alan Yates "un gran figlio di puttana"; la moglie di Jack Anders afferma che il marito era pressoché assente nella sua vita e in quella di suo figlio; addirittura Mark Tommaso viene inquadrato dal padre come "un lavativo, violento e sfaticato", senza tralasciare l'ormai tipica espressione di "figlio di puttana". Il secondo filmato ci porta ad uno degli aspetti più controversi della pellicola, ovvero l'uccisione di animali in diretta. I quattro avvistano una tartaruga gigante, la trascinano a forza fuori dal fiume per poi squartarla con un coltellaccio, documentando il tutto con dovizia di particolari. Ci teniamo a ricordare che il futuro divetto Luca Barbareschi, pur avendo rinnegato tali atrocità, se n'è reso partecipe in più d'una occasione. Tornando al filmato, la seconda scena ci mostra Shanda alle prese con un ragno velenoso che le viene tolto con cautela da una spalla, mentre subito dopo il gruppetto perde la sua guida a cui viene inutilmente amputata una gamba dopo il morso di un serpente. Il resto del filmato consiste in rilievi di carattere antropologico e documentaristico della giungla, e soprattutto nell'avvistamento di un gruppo di indigeni, gli Yakumo. Uno di loro viene ferito da una fucilata per permettere ai quattro di localizzare il villaggio. Un breve stacco sulla BBC (il proiezionista ci annuncia che "Alan ha fatto anche di peggio") e ci ritroviamo nel villaggio Yakumo. I quattro non si smentiscono e, per simulare l'attacco di una tribù nemica, radunano tutti gli abitanti in una capanna a cui viene appiccato il fuoco. I poveri indigeni muoiono arsi vivi sotto gli occhi dei reporter, o meglio, delle loro cineprese incalzate da un incessante "continuate a girare! CONTINUATE A GIRARE!". Segue uno dei momenti erotici del film, una scena di sesso tra Shanda e Alan anche stavolta rubata dall'occhio quantomai indiscreto della telecamera. Deodato si guarda bene dall'allentare il senso di perversione e crudeltà che pervade l'intera pellicola, e fa in modo di figurare il loro "momento privato" alla stregua di un accoppiamento selvaggio, ambientandolo per di più davanti a un gruppo di Yakumo scampati al massacro. La scena si sposta nuovamente a New York: in un grazioso parchetto Harold Monroe e una dirigente della BBC commentano quanto appena visto, certi ormai che il materiale girato sia impossibile da mandare in onda. Segue un'altra tranche di filmato dove una donna ammalata e incinta viene uccisa con il suo bambino, mentre poco lontano dei vecchi indigeni attendono la morte sbeffeggiati dai reporter. Ancora loro sono nuovamente coinvolti in un momento di sesso, sebbene violento, con lo stupro di una giovane indigena che ci porta alla scena madre del film, immagine con il quale è universalmente conosciuto: l'impalamento della povera vittima dello stupro di poco prima. C'è da dire che la scena, molto realistica, fu realizzata facendo sedere la ragazza su un sellino legato al palo, e la sensazione che il legno avesse trapassato tutto il corpo fu resa possibile posizionandole un piccolo paletto appuntito in bocca. Nessun dubbio sulla natura artefatta della scena, per fortuna! L'ultima parte del film preferisco lasciarla inedita a chi (pochi, suppongo) non ha ancora avuto il piacere di visionare il film. Si può dire che queste scene abbiano vergognosamente ispirato l'idea principale del recente "The Blair Witch Project", mi riferisco all'idea di mostrare la morte dei protagonisti direttamente dalle loro macchine da presa. No comment. E pensare che molti critici importanti l'hanno presa per originale, definendola "una nuova frontiera dell'horror", una frontiera che Deodato aveva già varcato esattamente vent'anni prima. Grande pregio della pellicola, oltre all'originale soggetto e alle molteplicità di sequenze gore da antologia, è il gran numero di interpretazioni che essa ispira una volta terminato lo shock da prima visione. Ovverosia, come recita l'ultima battuta del film: chi sono i veri cannibali? E fino a che punto è lecito che si spinga una macchina da presa? Gli inviti alla riflessione sono davvero tanti. Primo fra tutti emerge un discorso ecologico non banale, la contrapposizione tra civiltà occidentale e il mondo inesplorato, la sopraffazione di quest'ultimo da parte del nuovo mondo. Innanzitutto, ed è un aspetto che verrà ben caratterizzato nel successivo "Cannibal Ferox" (1981) di Umberto Lenzi, il cannibale reagisce con violenza non per istinto di cattiveria, ma solo ed esclusivamente dopo le atrocità subite dagli invasori. Si perpetua così una profonda frattura tra i due blocchi di culture, addirittura sembra che la natura stessa si ribelli di fronte all'intrusione di soggetti dichiaratamente malvagi, che tenta di contrastare mettendoli alla mercé di ragni velenosi, serpenti che nel film causano la morte ad un uomo della spedizione, coccodrilli, sanguisughe e, last but not least, i cannibali. La cosa curiosa è che questo discorso può addirittura essere letto in un'ottica speculare, nell'ottica del modernismo cannibale. Forse che non siamo anche noi dei cannibali?, si domanda Deodato. La risposta è naturalmente sì. Basta dare un'occhiata al pasto a base di tartaruga che i reporter "cannibalizzano" con morsi che nulla hanno a che invidiare ai loro antagonisti indigeni. La vittima in questo caso non è l'uomo occidentale, bensì la natura, e in altre scene lo saranno i cosiddetti cannibali. Deodato ci porta in territori difficili da esplorare, territori che comprendono l'antropologia, le teorie evoluzionistiche di Darwin, la religione. Nonché l'ecologia. Già, emerge anche un messaggio ecologico, sebbene Deodato sia stato tacciato più e più volte di bieche violenze su animali, offerte in sacrificio alla sua pellicola e ai suoi spettatori. Ma nondimeno può essere che quei sacrifici siano stati perpetrati per offrire un visione reale e cruenta di ciò che gli animali provano nell'atto della loro uccisione, una visione che solo la morte "in diretta" può mostrare. Lo snuff (esista o no) è un gioco macabro e basta, "Cannibal Holocaust" non è e non sarà mai snuff perché vuole far provare disgusto e suscitare nuove riflessioni nella testa dello spettatore, e ciò viene dichiarato apertamente nella ormai celeberrima battuta finale, sulla quale si chiude questa pellicola storica: "Mi sto chiedendo chi siano i veri cannibali…"
Scena culto: Il futuro divetto televisivo Luca Barbareschi fucila un povero maialino. Peccato che l'innocente bestiolina muore davvero per sua immonda mano… Gasp!
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01/07/2004 13:24:12 |
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"PORNO HOLOCAUST" aka: "Holocausto Porno"
> Bizzarro. Non credo sia possibile definire altrimenti questo incredibile incrocio fra hardcore, denuncia eecologista ed horror, con netta preponderanza del primo genere sul resto. D’Amato/Massaccesi (l'unico ad avere il coraggio di trattare con simile materia senza scadere nel ridicolo) realizza con l'aiuto di Bruno Mattei, in netto anticipo sui tempi, un ibrido che solo alla fine degli anni ’70 (quando ancora l’hard in Italia non aveva intrapreso una strada definita ed era ancora possibile dar vita ad interessanti esperimenti di sincretismo fra diversi generi) avrebbe potuto essere realizzato. Non ebbe molto successo, in ogni caso. Riporto la trama, se così si può definire, di questa pellicola gemella de "Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi" - stesse location, stesso cast - solo per dovere di completezza, dal momento che è pressoché inesistente e come al solito trattasi di mero pretesto per mostrate scene hard nella prima parte del film, e altre molto poco splatter nella seconda. Repubblica Dominicana (qui Massaccesi avrebbe girato molti altri titoli in contemporanea), esterno giorno. Il capitano O' Day (Mark Shannon/Manlio Cersosimo - l'Harry Reems nostrano) a bordo di una jeep si dirige verso il porto, dove incontra alcuni marinai con i quali concorda la partenza verso l’isola di un vicino atollo. Saputo che della spedizione faranno parte alcuni civili (fra cui donne), la ciurma si dimostra piuttosto scettica e superstiziosa. Fissata la prossima partenza, O' Day si reca quindi nell'albergo ove alloggiano gli oceanografi e vi incontra due membri della spedizione scientifica che, guarda caso, sono proprio due affascinanti donne: Annie (Lucia Ramirez), assistente di colore del dott. Lemoir, e la contessa di Saint-Jacques. Mentre i tre sono impegnati in una conversazione, durante la quale si fa riferimento ad alcune foto scattate sull’isola, giunge all’improvviso il giornalista Benoit, in cerca di uno scoop relativo ad un mistero che pare circondi il luogo, ma viene prontamente allontanato. Nel frattempo al porto viene ritrovato il cadavere mutilato di un uomo; i soccorritori sono convinti che la morte del poveretto sia legata a un suo viaggio verso la solita isola, dove si era recato per vendicare suo figlio, e giungono alla conclusione che nessuna creatura del mare avrebbe mai potuto ridurre il corpo in quello stato. La scena si sposta in albergo, dove Simone, un’altra studiosa (!), tenta una copula col marito, il dott. Keller, ma quest’ultimo è impotente e il tutto si conclude in un nulla di fatto. Cambio di situazione: ecco Keller e Lemoir (George Eastman/Luigi Montefiori qualche mese prima di rivestire gli immortali panni del cannibale in "Antropophagus") a colloquio con un ministro, ove si evince che sull’isola si sono svolti degli esperimenti nucleari a causa dei quali alcuni esseri risulterebbero aver subito orribili mutazioni. Anche qualche essere umano potrebbe essere stato colpito dalle radiazioni, pur negando l'ipotesi il politico alla fine acconsente a che gli scienziati possano effettuare ricerche sul posto. Arriva quindi il momento della prima scena hard: rimaste sole in albergo, Simone e la contessa si concedono un breve (ma intenso?) rapporto lesbo, che viene ripreso senza indugiare in troppi particolari né primi piani. Nel frattempo fra il capitano ed Annie, complice una cenetta romantica, inizia a crearsi una certa intimità. Altresì veloce nel creare intimità è anche la focosa nobildonna che, durante un'uscita con un’amica, entra in un bordello per donne, ove attende paziente il suo turno come se si trovasse in banca, paga anticipatamente, e consuma un rapporto sessuale con due giovani di colore (notare: a un certo punto, visibilmente disgustata, la nostra non riesce a celare il ribrezzo: si vede chiaramente che reprime un conato di vomito durante un blow job a un figuro poco attraente). Le scene hard proseguono: prima della fatidica partenza O' Day e l'assistente decidono di concedersi un giorno di vacanza; in una spiaggia deserta accade l’inevitabile: il rude uomo di mare rivolge alla ragazza dolcemente un "Sei meravigliosa, ti desidero..." e poi i due si ritrovano preda di una passione violenta. Eccoci al giorno della partenza: O' Day, Keller, Lemoir e le tre studiose, in compagnia di due marinai di ciurma, si dirigono verso l’isola per scoprire se ci sia effettivamente qualcosa di strano. Una volta approdati, il registro del film cambia, la musica diventa più tesa: qualcuno osserva i nuovi arrivati e se ne sente il respiro affannoso. La situazione chiaramente non sembra preoccupare troppo la contessa e Simone, le quali, rimaste sole in riva al mare, indulgono in un ulteriore rapporto lesbo, mentre gli altri iniziano a ispezionare il posto, ove si registra una quantità di radiazioni praticamente nulla. Il capitano confessa ad Annie e Keller di sentirsi spiato, ma non viene creduto. Intanto la spedizione dà i suoi primi frutti: i tre trovano dei granchi giganti, che Simone e la contessa successivamente analizzano senza riuscire a dare una giustificazione plausibile, anche se Keller ritiene che le dimensioni abnormi siano da imputare alle radiazioni. Subito dopo O' Day e Annie perlustrano di nuovo l’isola, seguiti da una figura misteriosa, anche se non è chiaro se quest’ultimo continua a guardare anche quando i due si abbandonano al piacere per l'ennesima volta. Tornando alla vicenda propriamente detta, Lemoir cerca di convincere il capitano che, dal momento che la radioattività sull’isola è nulla, probabilmente la vita è ritornata ed alcune specie possono aver acquisito abitudini notturne (sic!). Al fine di analizzare meglio la situazione, il gruppo decide di protrarre il soggiorno. Keller e Simone si allontanano per perlustrare un’altra zona dell’isola. Qui recuperano alcune strane alghe e poi, vinti dalla passione, fanno l’amore, stavolta realmente spiati (il rapporto è simulato). Keller finalmente riesce a superare la propria impotenza e si abbandona ad un rapporto di ben venti secondi (l’ho cronometrato!!). Ma i due non sembrano dare importanza alla cosa, considerato che subito dopo il rapporto lei prorompe in un "Accidenti professore, è andata a meraviglia, era ora!.." e lui, per tutta risposta: "Sì, è stato bellissimo!". Dopo la titanica impresa, il professore si allontana momentaneamente per rinfrescarsi in mare. Finalmente, dopo un’ora e dodici minuti di film, fa la sua comparsa l’essere "mostruoso" (un ragazzotto di colore con un make-up evidentissimo - fangaccio impiastrato) che affoga il malcapitato dopo una colluttazione di ben quindici secondi (le scene clou sono tutte di durata scarsissima). Dopo il primo omicidio il mutante va quindi da Simone e, estratto un enorme fallo bianco e deforme (naturalmente falso), la obbliga ad una fellatio mortale: la poveretta muore a colpi di blow job in una delle scene top della pellicola. Si ritorna quindi all’accampamento, che i due marinai lasciano per andare in cerca di frutta. Ma la loro sorte è segnata: l’essere, dotato di forza sovrumana, uccide uno dei due con una pietra in pieno volto e l’altro, accorso in aiuto dell’amico, a bastonate. Richiamati dalle urla, gli scienziati si avventurano nella foresta per scoprire cosa sia accaduto. Ed è la volta di Annie: l’essere la stordisce con un pugno ma non la uccide, accontentandosi di portarla nel proprio rifugio. Rinvenuta, l'assistente si accorge della presenza di due teschi e uno zaino, che una volta aperto rivelerà uno strano contenuto: capi di vestiario e un diario stilato da qualcuno che si comprende essere stato colpito dalle radiazioni. Letto il manoscritto, Annie capisce che i teschi appartengono alla moglie e al figlio di un certo Romero (!!!!), null'altro che il "mostro" e anche l’autore del diario! Da questo momento in poi è tutta una continua alternanza di scene che coinvolgono prima Annie, poi gli altri membri della spedizione. Gli altri si accorgono che la barca è scomparsa e si interrogano sul destino dei colleghi. Annie vede il mostro avvicinarsi ed accarezzarla. Gli scienziati trovano i cadaveri di Keller e di Simone, li seppelliscono e decidono di attendere la nave-appoggio. Il mutante porta ad Annie dei fiori e della frutta. Vengono ritrovati i cadaveri dei due marinai e scoperta una barca misteriosa. Il mostro dà da mangiare alla ragazza. Gli scienziati si sfamano a loro volta, poi O' Day e la contessa fanno sesso (tanto per ribadire il concetto), dopodiché il nostro capitano si reca in perlustrazione e scopre il cadavere di un individuo in agonia: è Benoit, il giornalista incontrato in città, il proprietario della barca misteriosa, che gli indica il rifugio dove è prigioniera Annie. Alla base Lemoir viene strangolato dal mostro (scena ridicola: Montefiori è chiaramente ben più piazzato, alto e prestante. Da notare inoltre che per tutto il film l'attore non fa altro che aggirarsi indifferente e imbarazzato, facendo quasi finta di non aver nulla a che fare con quanto accade attorno), e la contessa stordita e stuprata ripetutamente (in queste scene il membro non è quello abnorme e finto della scena della fellatio, ma quello reale dell’attore). Tornato all’accampamento, O' Day scopre i cadaveri dei colleghi ma riesce a salvare la prigioniera. I due fuggono, inseguiti dal mostro che cerca di uccidere il capitano. Annie, chiamandolo per nome, lo blocca, consentendo a sé ed al proprio compagno la fuga verso la barca. Siamo ormai all'epilogo: i superstiti, salvi, sono in barca e si allontanano dall’isola, abbandonandosi ad un rapporto orale per "stemperare la tensione"! Subito dopo, mentre O' Day confessa all'assistente di aver finito viveri e carburante, arriva una nave in loro soccorso ed il film si conclude. Molte sono le cose su cui porre l'accento in relazione a questo archeoporno. Innanzitutto la netta divisione fra una prima parte, esclusivamente hard, e la mezz’ora finale, in cui è preponderante l’elemento horror. Non aspettatevi però gore a profusione: le scene degli omicidi sono talmente rapide da essere davvero poco credibili, e lo spargimento di sangue quasi nullo. Idem per il make-up del mutante "Romero": ridotto solo a qualche applicazione sul viso. E’ interessante notare che gli attori paiono, per così dire, suddivisi in tre categorie: quelli deputati all'hard (Shannon, la Goren), quelli che si occupano solo del "soft", e quelli cui viene riservato esclusivamente un ruolo esulante dal porno (Montefiori, come già detto, che non fa un accidente per tutta la durata del film e si aggira mormorando fino alla scena del suo strangolamento!). Divisione relativamente comune agli albori dell’hard italiano ma oggi difficilmente proponibile. L’elemento hard, inoltre, è separato nettamente dalla componente puramente orrorifica (se forse escludiamo la scena della fellatio col mostro, e quella in cui il "mutante" si balocca con delle interiora di pecora). A differenza di altre pellicole (mi sovviene "Nekromantik", che non era comunque un film hard, ma tutt’al più soft-core) in cui i due elementi si compenetrano, qui è come se coesistessero due differenti film, che sono solo affiancati non giungendo mai a diventare un'opera completa. E forse per questo motivo la pellicola finisce con lo scontentare un po’ gli amanti di entrambi i generi. Il grado di convinzione degli attori nelle scene hard è bassissimo, e si vede. Nella sequenza del bordello, la "contessa" cerca in tutti i modi di non baciare i due giovani quando fa sesso, Shannon guarda distratto la telecamera e finge un’espressione rapita solo quando si rende conto di essere inquadrato, per non parlare della Ramirez, che ha la stessa espressione sia quando gira svogliatamente le scene porno, che quando viene scoperta dal mutante, che quando viene liberata dal capitano (Bruce Willis la invidierebbe moltissimo). A parte ciò, potete chiaramente indovinare da cosa si nota lo scarso coinvolgimento, cosa che a volte, vi assicuro, risulta davvero imbarazzante.
N.d.R: la cosa più pazzesca dell'intero cultone (non proprio un masterpiece, anche se Rob Zombie pare pensarla diversamente) è soprattutto lo score di Fidenco, una specie di nenia che pare mugugnata da un'orchestra di kazoo e pettini con la carta velina, su cui si inserisce un falsetto maschile e coretti femminili che cantano di "beautiful feelings". Non c'è bisogno di dire che questo theme accompagna giubilante le scene della mattanza di "Romero"!
Scena culto: almeno due, quella della fellatio mortale e quella del rapporto sessuale di Keller e Simone a tempo di record.
Cap
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30/06/2004 14:17:50 |
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dice che...
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gnafo ha fatto 94 e c'ha er core giallorosso.
BFR e Cicoria cambiate sport!!!
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26/06/2004 11:23:01 |
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Ma Porca putt...
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Puzzetti al Toro? Ma come si fa... ve ne accorgerete quando giocherà in nazionale...
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24/06/2004 13:22:13 |
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Ricordateve de Frau...
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Tra qualche anno sarà il nonno dello Zola della Viterbese.
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15/06/2004 11:31:52 |
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11:31 A Fucking, Austria, referendum per cambiare nome: vince il no
Circa 150 abitanti hanno scelto di tenere il nome del paese, che in inglese ha un significato volgare VIENNA, 15 giu - Un piccolo paese austriaco sceglie di andare al referendum per cambiare nome. Il borgo si chiama infatti Fucking, parola che in inglese è utilizzata con significato scurrile (significa infatti "fottuto", ndr). Ma il motivo del referendum non è legato tanto alla sconcezza del significato, quanto a una ragione pratica: troppi turisti inglesi rubano come souvenir i cartelli stradali che segnalano l'abitato. Alla fine i cittadini hanno votato, scegliendo di tenere il nome del paese. Il sindaco Siegfried Hoeppl, ha spiegato: «Tutti sanno cosa vuol dire in inglese, ma per noi Fucking rimarrà Fucking anche se i segnali stradali continueranno a essere rubati». Sotto i cartelli stradali la scritta in tedesco per limitare la velocità, "Per favore non così veloce", creava un ulteriore doppio senso. Il sindaco ha raccontato che il nome della città deriva dal signor Fuck e dalla sua famiglia che si stabilirono nell'area circa 1000 anni fa. L'aggiunta del suffisso "ing" sta a significare villaggio o insediamento. Gli abitanti non vennero a conoscenza del significato inglese del nome fino a quando i soldati alleati non arrivarono nella regione nel 1945, rivelando il significato alternativo. L'editore del giornale locale Menhardt Buzasa ha spiegato che negli ultimi anni si è verificato un incremento nel numero di cartelli stradali rubati e che per i furti si è sempre data la colpa ai turisti inglesi. Buzasa si è dichiarato favorevole al cambio di nome: «I tedeschi oggi usano la parola "fucking"come gli inglesi e vuol dire lo stesso per gli americani, gli australiani e per chiunque parli inglese». Votazioni simili sul cambio di nome si sono verificate recentemente in paesi austriaci vicini chiamati "Wank" (in inglese "masturbarsi"), "Petting", "Vomitville" e "Windpassing". (News2000)
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13/06/2004 09:48:51 |
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greci greci vaffanculo
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12/06/2004 17:53:15 |
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Erano gli anni 50, andavo alla Standa insieme a mammà, mi apparve un angelo e disse: "Tuo tutto questo un bel giorno sarà!" Tornato a casa, nel bagno, ebbi un altro segno del Fato creator: La mano prese lo spunto e mi trovai unto da Nostro Signor
Mi sono fatto da solo, sull’elicottero volo, Ma non disdegno la nave, ricordo soave della gioventù Mi sono fatto da solo, mi sono alzato dal suolo, Mi sono fatto i cartelli con tutti i capelli che ormai non ho più
Anni sessanta moderni: allestivo gli esterni del mio kolossal, Ma con cinque o sei palazzine, non potevo neanche comprarmi la Spal Sui ponti delle crociere passavo le sere a cantar "La vie en rose", Marcello, sotto la coppola, diceva: "Minchia, jè nostra ‘sta ccos!"
Mi sono fatto da solo, sull’elicottero volo, Ma non disdegno la nave, ricordo soave della gioventù Mi sono fatto da solo, mi sono alzato dal suolo, Mi sono fatto i cartelli con tutti i capelli che ormai non ho più
Il Murator Venerabile disse: "Sei abile, vieni tra i miei! Ecco il cappuccio e la tessera numero uno-otto-uno-sei" (uno-otto-uno-sei!) Poi anni di truffe, di inganni e indicibili affanni, ma niente di ché: Davo una mano a Bettino, ospitavo mafiosi e pagavo lacchè
Mi sono fatto da solo, sull’elicottero volo, Ma non schifo il motoscafo da cui mangio a sbafo, facendo l’off shore Mi sono fatto da solo, mi sono alzato dal suolo, Mi sono fatto sei reti tra trucchi e decreti da grande editor!
Regalo immagini e suoni e tutti mi tengo buoni, Ho dato un posto importante ad ogni brigante che mente per me Mi son comprato un paese di gente che fa le spese, E va al lavoro contenta, sognando villazze e pensioni da re...
Ed ora che sono il padrone di questa nazione e comando il vapor, Ho sistemato i miei conti e c’è un branco di tonti che mi crede ancor Se dico che...
Mi sono fatto da solo, sull’elicottero volo, Ma non disdegno la nave, ricordo soave della gioventù Mi sono fatto da solo, mi sono alzato dal suolo, Mi sono fatto i cartelli con tutti i capelli che ormai non ho più
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11/06/2004 11:01:08 |
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Qualcuno sa darmi notizie sulle condizioni di salute dell'ostaggio cuoco?
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10/06/2004 11:01:18 |
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oc fai poco lo splendido, rimani al posto tuo
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10/06/2004 10:38:57 |
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oc scherza poco coi mod.....
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08/06/2004 15:13:40 |
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Scusate qualcuno sa darmi notizie circa le condizioni di salute dell'ostaggio italiano cuoco?
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08/06/2004 13:33:37 |
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08/06/2004 09:59:24 |
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dice che...
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Dice che il cuoco morto ostaggio era un fan di Silvio Berlusconi...
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24872
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06/06/2004 07:49:40 |
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dice che....
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.... Ronald Reagan ha accusato un lieve malessere, sapete niente?
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24799
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01/06/2004 13:48:33 |
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...MI NIPOTE E' NO ZINGARO DE MERDA!!!!
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Nonna Mutu vive con 25 euro al mese Mar 01 Giu, 3:35 PM
Nonna Mutu vive con 25 euro al mese Mar 01 Giu, 3:35 PM
vedi foto (ANSA) - LONDRA, 1 GIU - Il nipote e' uno dei calciatori piu' pagati della Premiership, ma la nonna di Adrian Mutu vive con una rendita di appena 25 euro al mese. Elena Ivascu, 78 anni, vive a Inul de Arges, in Romania, e per arrotondare la pensione vende al mercato la frutta che coltiva. Al 'Sun' ha detto di non avere notizie del nipote (che guadagna 3,5 mln di euro l'anno) e di credere che lui voglia dimenticare le sue origini. "Ma non chiedero' mai nulla ad Adrian - ha detto - Gli auguro solo salute e felicita'".
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28/05/2004 15:20:54 |
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senza parole...sullo sfondo Baldini
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 E' ancora Marione Corsi a riportare il pensiero della dirigenza giallorossa: "Ho sentito i dirigenti dell'As Roma", racconta. "Mi hanno detto: 'L'abbiamo visto l'altro ieri, era contento per l'acquisto di Mexes. Oggi abbiamo provato a cercarlo. Non risponde, né lui, né nessuno della sua famiglia". Marione chiosa a modo suo: "E' un infame fracico".Inevitabilmente, si scatena la corsa alla dietrologia. Da quanto tempo l'allenatore sapeva che avrebbe lasciato la capitale? E ora ci si chiede: Capello rivelerà all'odiato Moggi le strategie di mercato pianificate dalla società giallorossa?
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