30/07/2005 Amore e rabbia rossoblù
LA PROTESTA Grande corteo per le strade della città senza incidenti. Porto blindato, grande spiegamento di polizia. Rabbia senza incidenti: «Ridateci la A»
GenovaLe otto e mezza della sera. Il casello autostradale di Sampierdarena è bloccato da centinaia di tifosi. I traghetti sono partiti in fretta, assediati dal fiume rossoblù che pressa, spinge, grida, ma viene arginato dalla polizia e dai carabinieri. Finisce così la giornata della rabbia e dell'orgoglio, della protesta e del cuore. Finisce con qualche momento ruvido, finisce tra gli slogan inveleniti e i cori gridati a piena voce. Ma finisce soprattutto con una dimostrazione di maturità e di autocontrollo, che ha permesso di superare anche i momenti più difficili grazie allo sforzo diplomatico messo in campo su entrambi i fronti, quello dei dimostranti e quello delle forze dell'ordine. Erano in diecimila. In diecimila per ripetere, come un anthem propiziatorio, che la serie A «noi ce la siamo conquistata, voi ce l'avete rubata». È lo striscione che apre il corteo. Immediatamente un altro vessillo: "Arena e Lari, una vita da scortati", rivolto ai due magistrati della procura della Repubblica che, con la loro inchiesta sul calcioscommesse, hanno poi dato il la all'indagine della giustizia sportiva che ha condannato (provvisoriamente) il Genoa alla C1. Diecimila, forse anche di più. Arrivati all'unisono a De Ferrari, rispondendo al tam tam dell'autoconvocazione. Un popolo appassionato e puntuale. Alle 18 piazza De Ferrari è ancora semideserta, solo piccoli gruppi e i blindati dei carabinieri a presidiare il palazzo della Regione. Mezz'ora dopo è una piazza gremita di stendardi, di vessilli, di un orgoglio che la punizione draconiana inflitta dalla Disciplinare non ha spento, ma semmai ridestato ancor di più. Arrivano a piedi, in autobus, con lo scooter. «Serie A, serie A», è il grido che prorompe spontaneo, che segnala l'inizio della manifestazione. «Ragazzi, dev'essere una giornata di protesta, ma senza violenze», chiedono i capi della tifoseria, sfruttando la potenza di watt dell'impianto di amplificazione, installato su un camioncino. Così la violenza è solo verbale. Chi c'è nel mirino? C'è Franco Carraro, il presidente della Federcalcio, al quale devono fischiare le orecchie, tanto il suo nome è evocato: «Carraro, uomo di m...». E' in compagnia. Perché gli strali si abbattono anche contro il presidente della Regione (ironia: genoano anche lui), cui viene rifilata una raffica di «Burlando» accompagnato sempre dal medesimo sostantivo. Non va meglio a Pericu, «sindaco, sindaco, sindaco di m...». Certo, la protesta non dà il meglio di sé nella varietà del lessico, ma il risentimento contro chi, ritiene il popolo rossoblù, ha difeso tardivamente e troppo blandamente il Grifone, è tanto. C'è anche la stampa, c'è anche l'informazione, al centro della protesta. Uno striscione: «Boicottate il Secolo XIX». Però non è solo rabbia. Se c'è chi grida «Serie A o violenza sarà», ci sono anche le famiglie con i bambini, ci sono le coppie che si tengono per mano, ci sono severi signori in giacca e cravatta accanto agli adolescenti in bermuda. C'è quel mix in cui si annulla ogni differenza che solo la passione clacistica riesce a realizzare. E', questa grande sfilata, anche e soprattutto, una dimostrazione di orgoglio. Non manca chi sfodera l'ironia. "Se mi rilasso... collasso", recita un altro bandierone. Poi c'è"gabba gabba Genoa", con un riferimento pure musicale: gabba gabba hey era lo slogan con cui i quattro componenti del più noto gruppo punk statunitense, i Ramones, erano soliti concludere i loro concerti al fulmicotone. Le sette. I diecimila percorrono via Roma, imboccano le gallerie il cui riverbero naturale amplifica urla e canti. Giunge in via Gramsci: una lunga marcia, sull'ampia carreggiata, verso la stazione marittima. Qui c'è un primo momento di tensione: i blindati impediscono l'accesso al porto, e impediscono la prosecuzione rettilinea. Dura poco: il corteo aggira il palazzo del Principe e s'incammina per via Milano. Il traffico è bloccato, ma gli automobilisti non se la prendono. In molti, anzi, solidarizzano battendo ritmicamente sul clacson. La sopraelevata è trasformata in un parterre d'onore da cui contemplare la scena per decine di scooteristi che bloccano (non senza rischi) la marcia. E' il momento più difficile. I due schieramenti si fronteggiano. I tifosi vogliono arrivare al terminal, per bloccare l'imbarco ai traghetti. Le operazioni, dopo un conciliabolo tra il prefetto Giuseppe Romano e il questore Salvatore Presenti, vengono accelerate, quanto piùè possibile. Il reparto mobile fronteggia i diecimila. Vola qualche bottiglia, volano nell'aria i bengala. Polizia e carabinieri sfoderano scudi e manganelli e caricano le pistole per i lacrimogeni. E' una mossa dissuasiva e deterrente, non ce ne sarà bisogno. C'è anche, tra i più esagitati, chi trova il modo di farsi male da solo, facendo esplodere un petardone assordante che provocherà più danni al lanciatore stesso e ai suoi amici che agli agenti. Dura mezz'ora, così, e i capi della tifoseria, con i megafoni e gli altoparlanti, riescono a riportare la calma. Poi la più classica azione distensiva dell'ordine pubblico, con lo schieramento che arretra a più riprese di qualche decina di metri e i tifosi che avanzano. E' finita. I traghetti sono tutti partiti, chi si doveva imbarcare è riuscito a raggiungere i moli. Sono le otto e mezza, il lungo serpentone sfila per via Cantore verso l'imbocco dell'autostrada. Il casello di Genova Ovest è bloccato, in entrata e in uscita. Anche la sopraelevata è ferma. Ma anche l'ultima trattativa va in porto: lo stop forzato durerà al massimo mezz'ora, poi il corteo si scioglierà. C'è tempo per un'ultima scorribanda: un gruppetto (ma è difficile definirli tifosi) riesce a portare via due mini-motociclette e a depredare il distributore delle bibite della stazione di servizio. L'unico neo, ammette il questore Presenti, di «una giornata finita in maniera molto, molto migliore di quello che potevamo temere, grazie al buon senso di tutti». [Marco Menduni]
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