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03/06/2006 12:16:44 |
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uno che sa....
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AVE UBALDO AVE UBALDO AVE UBALDO UBALDO UBALDO!!!
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01/06/2006 16:47:27 |
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dice che...
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a di francesco j'è nato un fio come quello de baresi
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01/06/2006 16:33:38 |
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dice che...
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Al nostro caro Eusebio DiFrancesco je sta a nasce un altro figlio. Onore a lui
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26/05/2006 21:11:02 |
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uno che sa delle verità ancestrali...
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Scommetto che voi sete convinti che Pino ha sempre disegnato fregne......e invece no.....andate a riguardavve il primo disegno de Pino al messaggio numero 43328. Quell'uomo conosce veramente le verità ancestrali ed è proteso oltre l'ovunque.
ONORE!
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26/05/2006 07:35:24 |
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onore ar canaro
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25/05/2006 17:00:43 |
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ma il tonno è al naturale?
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25/05/2006 13:55:24 |
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25/05/2006 13:45:22 |
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dice che...
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a vertroni je so venuti i carcoli renali speramo che je se fermano ar cazzo a sto juventino
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23/05/2006 15:17:54 |
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a me me...
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piace er genere dove l'ape impollina er fiore... però mica me ricordo come se chiama... me ricordo solo i nomi delle attrici: eva, moana, selen, ubalda...
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23/05/2006 14:57:28 |
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e comunque...
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... roberta alimenti del romanista è proprio una fregnetta...
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18/05/2006 11:50:03 |
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sto cazzo de moggi....
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- COSÌ LA ROMA FINÌ NELLE MANI DELLA «CUPOLA»… Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per “Il Giornale” La Roma completamente nelle mani di Moggi. A dar retta ai magistrati napoletani che indagano sul calcio sporco è addirittura «una succursale dell’organizzazione moggiana», con la complicità della dirigenza, ma all’insaputa della sua appassionata tifoseria. Una scalata occulta ma inesorabile al club giallorosso, reo di lesa maestà nei confronti della Juve e di Lucianone. Un take over concluso solo, secondo i carabinieri, con «il raggiungimento, da parte della compagine moggiana, del controllo sull’As Roma, ovvero sulla società calcistica che, più di ogni altra, aveva intrapreso un percorso autonomo e indipendente nel sistema calcio con la gestione del presidente Sensi».
Alla fine il club capitolino è sotto schiaffo, letteralmente «agli ordini» di Moggi, che porta a termine la sua vendetta: licenziato da Sensi padre, riaccolto a braccia aperte dalla figlia Rosella. Una beffa per il popolo giallorosso, che storicamente nella Juve individua l’«avversario». E che ora scopre che proprio il dg bianconero ha imposto - rivelano le intercettazioni agli atti - che a sedersi sulla panchina dell’Olimpico fosse Luciano Spalletti.
Una storia incredibile, che per gli inquirenti conferma il ruolo dominante di Moggi nel calcio italiano e la sua capacità di sfruttare le sue conoscenze nel sistema creditizio per stringere il controllo sui club in difficoltà finanziaria. E che viene alla luce anche grazie al ruolo di un testimone lucido e preciso di quegli avvenimenti, l’ex diesse Franco Baldini, «fermo difensore dell’autonomia della società capitolina rispetto allo straripante potere dell’organizzazione moggiana», ricordano gli inquirenti.
È lui che racconta ai pm partenopei Beatrice e Narducci - tramite i carabinieri che mettono a verbale le sue deposizioni il 14 aprile di un anno fa - nomi, cognomi e retroscena della pace senza condizioni imposta alla Roma dalla «Cupola», fra il tramonto di Franco Sensi, l’ascesa di Rosella, le cessioni di Capello ed Emerson, il siluramento dello stesso Baldini e un incontro strategico con il sindaco Veltroni. Ecco quello che i militari raccontano nel rapporto sulla nuova alleanza tra Gea e vertici romanisti. L’altra faccia di un’inchiesta che anche a Roma vive un capitolo importante con il fascicolo dei pm Palaia e Palamara.
La «moggizzazione» della Roma comincia a metà 2004, spiega Baldini nel suo interrogatorio, «quando per situazioni economiche ormai pressanti che riguardavano la società Italpetroli e la propria controllata Roma 2000, a sua volta detentrice del pacchetto di maggioranza dell’As Roma, è stato sottoscritto dalla famiglia Sensi un accordo per la ristrutturazione dei debiti pregressi con Capitalia».
Il patto ha un costo pesante per la famiglia Sensi, rivela l’ex diesse giallorosso, perché comporta «la diretta assunzione in Italpetroli, con l’incarico di direttore generale, di Bassi, indicato espressamente dallo stesso istituto di credito». E la storia cambia. «Da qui discendono una serie di eventi - mette a verbale Baldini - che posso collocare schematicamente dapprima nel subentro di Rosella Sensi nella gestione anche formale della società in luogo del padre; subito dopo si determina, chiaramente con finalità agevolatrici in termini di mercato sia esso strettamente riferito ai calciatori che soprattutto agli accordi sui diritti televisivi, un disgelo nei rapporti con la società dominante il sistema del calcio, ovvero la Juventus».
E la pace, prosegue Baldini, «è sancita dalla vendita del calciatore Emerson nonché dal passaggio dell’allenatore Capello alla medesima società». Qui salta fuori anche il ruolo del primo cittadino della capitale. «In particolare il passaggio di Emerson - racconta l’ex diesse - era stato favorito da alcuni preventivi incontri tra lo stesso Giraudo e la Sensi, che ha visto anche come propedeutica attività il contributo del sindaco di Roma Walter Veltroni».
Quell’accordo tra Rosella e i vertici bianconeri consentirà a Moggi di fare il bello e il cattivo tempo in casa giallorossa, scartando e scegliendo gli allenatori della panchina della Roma, guidandone il mercato e cacciando dal club capitolino un nemico giurato: Baldini, appunto. Moggi vorrebbe addirittura sostituirlo con suo figlio Alessandro. Spinge in questa direzione con Geronzi anche attraverso la figlia Chiara, socia nella Gea con Moggi Jr. L’evoluzione della trattativa finisce agli atti grazie a due conversazioni intercettate tra il dirigente sportivo Pietro Leonardi (diesse dell’Udinese) e Francesco Zavaglia della Gea.
Quest’ultimo, scrivono i carabinieri, il 19 novembre 2004 racconta a Leonardi «che Moggi è andato da Geronzi per valutare la possibilità di far entrare il figlio Alessandro nella Roma come direttore generale ma, a suo dire, sia Chiara che il padre Cesare vedono questa operazione non particolarmente utile». E il 21 dicembre 2004, ancora Zavaglia parlando con Leonardi «gli riferisce che Chiara Geronzi ha parlato con la “figlia” (riferendosi a Rosella) e costei gli ha detto che l’operazione sarebbe anche possibile, però è opportuno aspettare un po’ prima di far entrare Alessandro Moggi nei quadri dirigenziali di detta società, (evidentemente riferito all’ostacolo Baldini da rimuovere)».
Moggi figlio non occuperà quella poltrona, ma «l’ostacolo Baldini» verrà rimosso nella primavera successiva, quando la Roma darà il benservito a uno degli uomini chiave per la conquista dell’ultimo scudetto. Ma i tempi sono cambiati. Ci sono ormai «conflitti d’interesse che evidentemente minano alla base la credibilità e la trasparenza di questo sistema calcio», spiega sempre Baldini nel rapporto dei pm napoletani, «prima fra tutte la posizione di Franco Carraro nella sua duplice veste di presidente della Figc e presidente del Medio Credito Centrale, istituto presso il quale è maggiormente indebitato l’intero sistema finanziario del calcio».
«Ovviamente - osserva Baldini nella sua testimonianza - credo che sia stata da parte mia logica conseguenza attribuire alla presenza di Carraro, nella sua duplice veste, la netta inversione di politica societaria da parte della Roma a partire dall’accordo sottoscritto tra la stessa società e Capitalia in data 31 marzo 2004». Perché il gruppo bancario prende il controllo di Italpetroli e «determina conseguentemente l’indirizzo della politica societaria dello stesso Sensi - conclude Baldini - privandolo di autonomo potere decisionale». Una volta che in casa giallorossa il comando passa a Geronzi, si apre la strada per Moggi. Scrivono i carabinieri: «Si evince lo stretto rapporto di Moggi, in particolare, con Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, a cui l’organizzazione fa riferimento».
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17/05/2006 13:11:44 |
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OGGI TE....DOMANI TU MOJE!
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Inchieste: Prandelli e' sbalordito
Tecnico viola, al massimo si poteva pensare a sudditanza (ANSA) - FIRENZE, 17 MAG - Gli scandali che stanno attraversando il calcio sono 'oltre l'immaginazione': ne e' convinto il tecnico della Fiorentina Prandelli. 'Al massimo si poteva parlare di pressioni - spiega - e di una certa sudditanza ma non fino a questo punto'. E su un eventuale coinvolgimento dei Della Valle, che risultano indagati, risponde: 'non voglio neppure pensare che la Fiorentina sia colpevole, poi il patron non si e' mai tirato indietro e sta lottando per dimostrare tutto'.
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16/05/2006 13:55:41 |
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19/09/2004 - 17h53 Com gols de Fernandão, Inter vence o Vitória MBPress No Rio de Janeiro
Fazer as pazes com a vitória. Foi isso o que representou o triunfo do Internacional por 2 a 1 sobre o Vitória, na tarde deste domingo, no estádio Beira-Rio, em Porto Alegre. Depois de seis jogos sem vencer no Brasileiro, a equipe quebrou o jejum graças a dois gols de Fernandão.
Embalado pela vitória sobre o rival Grêmio no meio de semana, em partida válida pela Copa Sul-Americana, o Inter, apesar de não apresentar um bom futebol, demonstrou determinação e conseguiu melhorar sua pontuãção na tabela de classificação - os gaúchos somam 39 pontos.
Do outro lado, no entanto, a derrota aproximou ainda mais o rubro-negro baiano da zona do rebaixamento. Depois de uma semana muito tumultuada, na qual teve até troca de agressão entre jogadores no coletivo e o desaparecimento de Edílson, o time voltou a jogar mal e segue com 33 pontos, colado nos quatro últimos colocados.
O Internacional volta a jogar no próximo sábado, quando viaja até Belo Horizonte para enfrentar o Atlético-MG, no Mineirão. Já o Vitória entra em campo um dia depois, para enfrentar o líder Santos em plena Vila Belmiro, às 18h.
O jogo Foi um primeiro tempo com poucas emoções. Jogando em casa, a equipe gaúcha teve mais posse de bola, mas encontrou dificuldades para furar a defesa baiana, que, pela primeira vez na competição, adotou o esquema 3-5-2, que marcou a estréia do zagueiro Milton do Ó.
O defensor não comprometeu e, apesar de abusar de jogadas mais duras em alguns lances, teve uma estréia segura. Já do lado gaúcho, quem estreou foi o atacante Didi, que também teve atuação discreta.
O primeiro lance que chamou a atenção da torcida presente ao Beira-Rio aconteceu aos 6min, quando o árbitro Márcio Rezende de Freitas deixou de marcar um pênalti claro para os donos da casa. Após cruzamento de Galego na área, Marcelo Heleno pulou com os braços abertos e cortou a bola com a mão. Mas o árbitro, apesar de estar de frente para a jogada, ignorou a infração, para desespero dos colorados.
A bola aérea, por sinal, foi a jogada mais utilizada pelos gaúchos, que tinham dificuldades em tabelar próximo da área baiana. Recuado, o rubro-negro tratou de explorar os contra-ataques e quase marcou aos 17min.
Em bela jogada individual, o lateral-direito Pedro invadiu a área, driblou dois marcadores e chutou forte de perna esquerda. Mas o goleiro Clemer, bem colocado, defendeu em dois tempos e salvou o Internacional.
O lance animou os baianos, que voltaram a assustar aos 23min. Em falta da intermediária, Cléber cobrou com força e a bola passou raspando a trave direita de Clemer.
Os sustos fizeram os donos da casa acordar. Adiantando a marcação, o Inter passou a apertar a saída de bola do Vitória e começou a dominar o jogo. Apesar de pecar na criação das jogadas, a equipe conseguiu chegar ao seu gol na primeira boa jogada ofensiva que realizou.
Aos 32min, Gavilán avançou pela direita e levantou na área. Fernandão subiu sozinho e cabeceou sem chances para Juninho.
A partida seguiu morna e com raras chances de ataque. Movimentação somente aos 38min, quando o zagueiro baiano Marcelo Heleno, com um corte na cabeça, deixou o jogo e foi substituído por Alex Silva.
As equipes voltaram sem alteração para a segunda etapa. Em desvantagem no marcador, o Vitória voltou buscando mais o ataque e quase empatou aos 8min. Obina chutou fraco de fora da área, a bola desviou em Vinicius e sobrou para Fabinho. Mas o lateral demorou a chegar na bola e Clemer conseguiu evitar o arremate.
Aos 13min, o técnico Hélio dos Anjos fez a segunda alteração no Vitória: sacou o jovem atacante Hulk, que teve atuação inoperante, e colocou o centroavante Silmar. O time ganhou mais ímpeto ofensivo, mas esbarrou na segura atuação dos defensores gaúchos.
Desta forma, o Inter passou a jogar de forma inteligente e tratou de explorar os contra-ataques, principalmente com Gláucio, que entrou aos 14min no lugar de Danilo.
Mas a melhor jogada dos donos da casa saiu aos 27min, quando Fernandão marcou um lindo gol. O atacante avançou desde o meio-campo, driblou Alex Silva, invadiu a área e tocou com categoria na saída de Juninho.
Os visitantes não amoleceram e continuaram lutando. E foram premiados. Aos 37min, Silmar deu um lindo lençol em Vinicius dentro da área e foi puxado pelo zagueiro. Pênalti, que Cléber cobrou e diminuiu.
A reação do Vitória, no entanto, foi tardia e o time de Salvador amargou mais uma derrota na competição nacional.
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12/05/2006 07:52:44 |
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io contiuno a dire che andremo in champions league perchè qua squalificano tutti mentre a noi non ce fanno un cazzo perchè sensi è cosi pulciaro che non s'acchitta le partite al telefono per non pagare la bolletta
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11/05/2006 10:14:29 |
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dice che ...
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... chinellato bazzicava la sede del PSI de Garbatella
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