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16/10/2012 09:09:45 |
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31 anni reduce da un infortunio tremendo e si mette in discussione, altro che capitan passato
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Una lunga chiacchierata con Zeman, nella giornata di sabato e tanti confronti con lo staff tecnico del boemo, per farsi ripetere, fino all’ossessione, i movimenti difensivi. Nicolas Burdisso non vuole arrendersi, convinto di poter interpretare, con il tempo, il ruolo di centrale pur non avendone le caratteristiche naturali.
Non si è abbattuto, non ha messo il broncio, raccogliendo l’esclusione dalla gara con l’Atalanta come una spinta per mettersi in discussione, riazzerando convinzioni personali, legate a tanti anni di carriera giocati in un certo modo. Anche alla ripresa degli allenamenti, ieri pomeriggio, Burdisso ha spinto sull’acceleratore nel fare i temuti gradoni, che ogni tanto rispuntano quasi come un simbolo del manifesto programmatico zemaniano. L’argentino non ci sta, inconcepibile per lui arrendersi e sta facendo di tutto per riscavalcare il giovanissimo Marquinhos, presentandosi per primo alle sedute di allenamento e ripetendo i movimenti della difesa, convinto di poter ritrovare una maglia da titolare già a Genova.
In tutto questo continua a far discutere la questione De Rossi, visto che anche Ancelotti ha detto la sua. «Mi ha sorpreso non abbia giocato l’ultima partita, ma credo fosse una soluzione del momento. Daniele viene accostato al Psg perché il nostro è uno dei pochi club che può spendere. Ma, nel caso, se ne riparlerà a gennaio». Benissimo. Meglio aspettare il ritorno del centrocampista, domani nella capitale e pensare all’attualità. La Roma giocherà infatti sempre in notturna all’Olimpico fino a fine anno (escluso il derby). Un danno per la società che punta molto sul settore famiglia, penalizzato dalla scomodità dell’orario sera.
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12/10/2012 18:29:57 |
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METTONO LE MANI AVANTI, FANNO SCHIFO
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Bimbo prelevato a forza dalla polizia Denunciati la zia e il nonno La magistratura ipotizza l'oltraggio e la resistenza a pubblico ufficiale e l'inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Le scuse del governo per l'episodio avvenuto a Cittadella. Il ministro Cancellieri:"Attendo esito inchiesta". Un secondo filmato potrebbe chiarire molte cose
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11/10/2012 09:01:07 |
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sì, ma...
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il sex tape di hulk hogan colla milf?
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09/10/2012 19:16:14 |
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attenzione, puzza de bruciato
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Voci sul fatto che le indagini relative al calcioscommesse non fossero finite si ascoltavano da tempo. Ma se arriva la conferma di Antonio Manganelli, capo della Polizia, allora il timore che arrivi altro fango è destinato a diventare realtà.
AMMISSIONE — "Le indagini sul calcioscommesse - ammette Manganelli - hanno portato alla luce alcuni comportamenti scorretti che hanno già portato a clamorose risposte, consentendo alle forze di Polizia di scoperchiare un sistema. Ma non è finita: altri comportamenti stanno per venire fuori e porteranno a ulteriori risposte, se possibili ancora più clamorose".
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08/10/2012 08:33:28 |
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no ma la colpa è di Spalletti, Ranieri, Montella, Zeman...
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«Ho già detto che con me possono giocare tutti: dipende dal loro atteggiamento, dalla loro voglia. Se ho schierato questa formazione vuol dire che in settimana è quella che ho giudicato di maggiore garanzia. Osvaldo per me è secondo solo a Totti per talento nella squadra, mentre De Rossi non lo devo certo presentare io ma questi giocatori importanti mi devono dimostrare che vogliono ancora dare qualcosa. Vorrei vedere giocatori con motivazioni perché le gerarchie degli anni precedenti io non le riconosco. Per me non contano: per me conta quello che vedo in allenamento. Vorrei che tutti pensassero alla squadra invece di pensare ai fatti propri» «In questa settimana non mi hanno convinto, spero che dalla prossima lo faranno. Dipende da loro, non da me. Io posso solo aiutarli. Non basta chiamarsi in un certo modo per giocare, serve dimostrare la voglia sul campo in settimana, altrimenti io la domenica difficilmente li utilizzo. Non basta che mi dicano: te lo faccio vedere domenica. A me serve gente che abbia voglia di lottare. Burdisso? Vorrei venti giocatori con la sua mentalità e la sua applicazione. Ora non riesce a rendere al meglio, ma ne vorrei venti così».
'NA ZAPPA IN MANO E VIA A LAVORA' NEI CAMPI..
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04/10/2012 21:49:45 |
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Flash mob alla Banca d'Italia, rispedita al mittente la lettera della Bce
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Stamattina un Flash mob organizzato dalla Federazione della sinistra, sotto la sede romana della Banca D'Italia, per rimandare al mittente la lettera inviata al nostro governo firmata Jean Claude Trichet, presidente della Bce e da Mario Draghi. Una lettera inviata al governo italiano molte settimane dopo l'ultima approvazione della manovra finanziaria che, nei suoi punti principali, invitava l'esecutivo ad una più potente privatizzazione del settore pubblico, ai tagli della sua amministrazione e l'abolizione del contratto collettivo di lavoro.
“Sono manovre che ormai vengono dettate da un organo sovranazionale che tutela unicamente la politica della banche, con un grave rischio di democrazia, questa lettera avrebbe respingerla il nostro governo,invece come al solito si sta piegando al diktat imposto dalla Bce – spiega Fabio Alberti, Federazione della sinistra di Roma – stanno agendo sulle fasce più deboli dei cittadini, bloccando i salari e privatizzando i servizi, questa non può essere più considerato accettabile”.
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04/10/2012 13:18:24 |
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Fermi tutti, finalmente ho scoperto chi cazzo era:
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IL BACICCIO: Biografia
Formatosi in patria sotto la guida di Luciano Borzone (dove conobbe l'arte di Rubens e Anton van Dyck e dei quali assimilò la pennellata pastosa e libera e la vasta gamma di colori) e stabilitosi a Roma fin dal 1657, dopo aver perso la famiglia a causa della pestilenza scoppiata a Genova, Gaulli entrò presto nell'entourage di Gian Lorenzo Bernini, di cui divenne uno dei più dotati collaboratori, grazie anche ad una buona affinità temperamentale e di gusti.[1] Fu infatti Bernini a raccomandarlo per decorare i pennacchi della cupola di Sant'Agnese in Agone (dal cui cantiere Borromini era appena stato estromesso; 1668 - 1669) e ad introdurlo presso i Gesuiti, facendo sì che ottenesse il compito di decorare la Chiesa del Gesù (1674 - 1679), affrescandone la volta, il presbiterio e la cappella di Sant'Ignazio (che proprio in quegli anni veniva rifatta da Andrea Pozzo e ornata di statue da Pierre Legros). Il ciclo del Gesù, impensabile senza il completamento a stucco del ticinese Ercole Antonio Raggi (ma ultimamente è stata ipotizzata la regia di Bernini per l'intero impianto) è unanimemente considerato il capolavoro del Baciccio, per il vorticoso e vertiginoso moto dei personaggi che traboccano illusionisticamente dalla cornice, creando un unicum tra pittura, scultura, e architettura tipicamente barocco. Il Trionfo del nome di Gesù (questo il tema della decorazione della volta) può essere considerato il vero parallelo pittorico del berniniano Altare della Cattedra, fondale prospettico della Basilica di San Pietro. Alla Galleria Spada esiste un bozzetto (m. 1,81x1,12) dell'affresco. Fu sempre Bernini a richiederne l'operato per pale d'altare a Sant'Andrea al Quirinale e a San Francesco a Ripa (dietro alla celebre statua della Beata Ludovica Albertoni). Molti sono infatti i motivi stilistici ripresi direttamente dal grande scultore, in primo luogo il vorticoso movimento barocco che anima vistosamente figure e panneggi, ma anche il trasporto patetico dei personaggi raffigurati. Tra le sue fonti stilistiche non va dimenticato il grande Correggio. Dopo un breve ritorno in patria, per decorare il palazzo della Repubblica (ma la commissione non ebbe buon esito), il Baciccio rientrò trionfalmente a Roma, dove affrescò la volta della Basilica dei Santi Apostoli con il Trionfo dell'ordine francescano (1707) e diede inizio ad una serie di cartoni per i mosaici della cappella battesimale della Basilica di San Pietro (dopo la morte fu sostituito da Francesco Trevisani). Gaulli fu anche ritrattista di ottima qualità: fra i suoi effigiati ci sono Clemente IX, Clemente X, il cardinale Alfonso Litta, l'abate Giuseppe Renato Imperiali, Gian Lorenzo Bernini. Altre opere sue sono presenti a San Rocco in Augusteo (Madonna con Bambino e i santi Rocco e Antonio abate, del 1660 circa) a Santa Marta, Santa Maria in Campitelli, Santa Maria Maddalena, Palazzo Chigi, a Genova e ad Ascoli Piceno (Conversione di san Paolo, Morte di san Francesco Saverio). Contraltare della vorticosa e berniniana pittura di Gaulli fu quella, più eclettica e composta, di Carlo Maratta, che alla fine risultò la linea dominante di tutta l'arte romana del XVIII secolo.
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01/10/2012 22:26:43 |
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Il proletariato europeo nel vortice dell’austerity. Monta la protesta in Spagna, Grecia, Portogallo. E in Italia?
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Che gli stati dell’Europa meridionale – simpaticamente chiamati PIGS, cioè “maiali”, dalle tecnocrazie dell’UE – siano in crisi, è cosa ormai nota. Come al solito, l’ottimismo dei governi ha avuto le gambe corte: in Italia si rivedono le cifre del PIL, che nel 2013 scenderà dello 0,6% (dopo che già quest'anno andrà giù del 2,4%); lo stesso si fa in Spagna, che vede il proprio PIL in calo del dell’1,4% invece che dello 0,6% finora pronosticato. Quanto alla Grecia, il suo baratro sembra senza fondo: il Ministro delle Finanze greco ha infatti appena annunciato che, dal 2008 al 2014, la contrazione del PIL è calcolabile intorno al 25%. Non meno preoccupante è la situazione in Portogallo, dove il PIL quest’anno è in calo del 3,3%. In queste condizioni lo spread con i titoli tedeschi ricomincia a salire, e non è più solo la Grecia a essere interessata dai piani di “aiuto”…
Ma queste cifre, che pure fotografano una situazione molto grave, non dicono tutto, anzi: vengono usate per nascondere qualcosa. I media infatti tendono a presentarci gli Stati – Italia, Spagna etc – come entità compatte, come unità nazionali che si siedono al tavolo delle trattative con unità nazionali altrettanto compatte – la Germania, la Francia etc –, come se fossimo ancora all’epoca degli Stati-nazione ottocenteschi e non in un’epoca di globalizzazione, di circolazione mondiale di capitali e di formazione di classi dominanti non più su base nazionale ma internazionale. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza per provare a capire cosa sta succedendo per davvero.
È persino banale dire che gli Stati non sono ordinamenti super partes, ma costruzioni politiche mediante le quali la borghesia afferma il suo potere sulle classi lavoratrici facendolo passare per “volontà generale” e “interesse collettivo”.
Quello che sta succedendo negli ultimi mesi in Europa ce ne dà la conferma. Nonostante i media parlino sempre di “Italia”, per cercare così di far sentire tutti partecipi di un progetto nazionale, addomesticando la popolazione agli imperativi della “responsabilità” e dei “sacrifici”, è evidente che non stiamo assistendo a uno scontro fra diversi paesi, ma a una lotta fra classi sociali a livello continentale. Da un lato c’è una borghesia europea che vuole andare verso la costituzione di un’unione imperialista più forte, più competitiva a livello globale, strutturata intorno all’asse franco-tedesco; dall’altro ci sono pezzi di borghesie ancora legate alla dimensione nazionale (magari marginali da un punto di vista economico, ma ancora rappresentative da un punto di vista politico) e soprattutto una massa sterminata di lavoratori, disoccupati, precari, proletari che non intendono – e comunque non possono – più pagare questa crisi.
In altre parole, all’interno del “normale” sviluppo ineguale fra i paesi capitalisti europei, alcune frazioni della borghesia decidono – per meglio servire i propri interessi, per rafforzare la propria posizione economica e politica all'interno di ciascun paese – di applicare le misure di “austerità” decretate dall’UE, che incarna gli interessi “universali” della borghesia contro i piccoli interessi di bottega delle frazioni borghesi nazionali.
Da questo punto di vista tutti i ritornelli della destra e dei populisti, tutti gli slogan contro la “casta”, dai politici “traditori” e “corrotti”, alle lamentele sulla perduta “sovranità nazionale”, non hanno alcun senso: non perché i politici non siano anche corrotti e traditori del mandato dei cittadini, ma perché in realtà essi eseguono al meglio – nell’Italia di Monti come nella Spagna di Rajoy – gli interessi di quella borghesia da cui dipendono, borghesia che ha bisogno dell’UE per partecipare da una migliore posizione alla “gara” contro i monopoli statunitensi, giapponesi, cinesi, russi etc. Per questo motivo una vera alternativa allo stato di cose esistenti non sta né nelle ridicole proposte di taglio ai “costi della politica”, né nel miracoloso ricorso a “figure nuove”, ma nell’opposizione alle pretese delle classi dominanti, nella rottura con i loro interessi. Perché la crisi non è mai per “tutti”, ma sempre per qualcuno: quelli che hanno bisogno di lavorare per poter sopravvivere.
Che la cosa stia proprio così, lo dimostrano alcune notizie degli ultimi giorni. Il 24 settembre Publico, il principale quotidiano portoghese, apriva con quest’articolo: I salari del lavoratori calano di più di quelli degli imprenditori. In sostanza, per la prima volta da sempre, i salari del lavoratori portoghesi (i salari nominali, cioè la cifra effettivamente ricevuta, non quella calcolata in relazione all'inflazione - rispetto a quella infatti i salari erano già indietro da tempo) calano in termini assoluti, a tutti i gradini della scala sociale, ma in particolar modo nei livelli più bassi – fra gli operai, gli addetti ai servizi, gli impiegati.
Per essere più chiari, se fino a qualche anno fa il contratto di un lavoratore prevedeva per ipotesi un salario di 1.000€ al mese, ora per lo stesso lavoro il dipendente percepisce 980€, con in più l’aggravio di dover pagare l’aumento dei prezzi delle merci dovuto all’inflazione e l’aumento delle tasse imposte dallo Stato, mentre vengono contemporaneamente tagliati le tredicesime e i servizi sociali. Il padronato – e non solo quello portoghese, anzi: le aziende più importanti del paese sono multinazionali – è riuscito a ottenere questo risultato, che gli permette anche in tempo di crisi di fare profitti considerevoli, usando i contratti a termine, le varie direttive europee in tema di lavoro, le ristrutturazioni volute dai neoliberisti del Fondo Monetario Internazionale. Il sistema è semplice: gli imprenditori sostituiscono in continuazione i “vecchi” lavoratori con “nuovi” lavoratori pagati di meno. Inutile dire che nello stesso periodo gli stipendi dei direttori generali e degli amministratori non sono stato affatto toccati.
Il caso portoghese non è ovviamente molto diverso da quello spagnolo, da quello greco, o da quello italiano – proprio l’altro ieri l’Istat ha annunciato che “se non si rinnovano i contratti, nel 2013 le retribuzioni rischiano di crollare”. In tale contesto non sorprende che i mutui accesi siano sempre di meno, così come siano in calo le vendite al dettaglio e persino i consumi alimentari. Ma che quella di recuperare competitività internazionale spremendo il più possibile il lavoro sia una strategia che la borghesia sta applicando a livello internazionale, ce lo dimostrano persino gli USA. Secondo il Financial Times, per avviare una vera ripresa dell’economia statunitense bisogna agevolare una “rinascita della manifattura” attraverso una politica energetica e fiscale che incentivi gli investimenti, e soprattutto ammazzando i costi della forza lavoro. Secondo il Boston Consulting Group, gli USA in questo modo potrebbero creare entro il 2020 fra i 2 e i 5 milioni di lavoratori industriali (fra operai, tecnici e impiegati), che guadagneranno, rispetto ai loro colleghi cinesi, solo 7 centesimi in più all’ora…
Tornando all’Europa, e in particolare all’Italia, è evidente che mentre la condizione di vita dei lavoratori torna a quella di venti, se non trenta anni fa, ci sono fasce sociali che non sono affatto toccate dalla crisi, tanto che il settore che soffre di meno della contrazione dei consumi è quello delle gioiellerie e degli articoli di lusso in generale. Persino Napolitano si deve essere accorto di qualcosa se – proprio lui che ha fatto di tutto per avere come Capo del Governo un agente della grande borghesia europea – parla di “una politica di rigore che parta dai più abbienti”. Affermazione che fa ridere in un paese dove si è parlato di recuperare entrate anche attraverso una tassa sugli animali domestici, ma non è mai stata presa in considerazione una patrimoniale nemmeno blanda, né è stato avviato un serio recupero dell’evasione fiscale.
In ogni caso, le classi subalterne dell’Europa meridionale si stanno accorgendo del trucco, e stanno iniziando a porre i loro interessi, che sono quelli della maggioranza, contro quelli assolutamente particolari della minoranza borghese. La crisi sociale prende così anche una forma politica: è quello che accade da tempo in Grecia, in cui non si smette di manifestare contro le misure di austerity, ma è quello che sta accadendo anche in Spagna, dove negli ultimi giorni i manifestanti hanno assediato il Parlamento, costringendo la polizia a caricare duramente, mentre ieri i sindacati baschi hanno incrociato le braccia per 24 ore. Anche il Portogallo vede le più grandi manifestazioni dal 1974 (il 15 settembre erano in piazza in tutto il paese quasi un milione di persone, circa un portoghese ogni dieci), manifestazioni che hanno già prodotto parziali effetti politici, mettendo in crisi il governo di centrodestra e fermando gli attacchi già programmati ai salari, mentre per sabato 29 settembre è stata chiamata un’altra grande mobilitazione nazionale a Lisbona…
Certo, la crisi politica può spostare anche il quadro politico verso destra: è il caso dell’ascesa del partito greco neonazista Alba Dorata, o di quello francese Front National. Ma i proletari europei, per quanto combattano ancora in larga parte le “seconde linee” come “i politici” o la “partitocrazia”, per quanto siano spesso manovrati da forze reazionarie, stanno a poco a poco prendendo consapevolezza del fatto che la sola via d’uscita dalla crisi è la loro unione a livello locale e la loro alleanza a livello internazionale.
Purtroppo, in questo scenario autunnale confuso ma dinamico, è l’Italia a mancare. Forse i lavoratori italiani sono ancora paralizzati dall’arrivo di Monti, annichiliti dai falsi problemi posti da Repubblica e da Ballarò, schifati dagli stili di vita dei propri politici, oscillanti fra un nichilismo disperato e una sudditanza al primo incantatore che passa. A questi bassi livelli di coscienza si aggiunge la struttura sindacale corporativa di CGIL-CISL-UIL che controlla ancora capillarmente i punti più significativi del conflitto di classe, impedendo la sua esplosione. Ciò non toglie che importanti segnali di inversione di tendenza ci siano: l’ondata di rabbia contro Marchionne che attraversa il corpo degli operai FIAT dal Nord al Sud, la determinazione dei lavoratori dell’ALCOA, la capacità di resistenza nel tempo di vertenze come quella dell’Irisbus, se convogliate e unite intorno a un progetto realmente alternativo, potrebbero produrre effetti dirompenti. Bisogna incominciare da subito, per costruire il corteo nazionale del 27 ottobre come una reazione di massa alle politiche della borghesia europea che oggi trovano in Monti l’interprete più astuto e spietato.
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01/10/2012 11:44:45 |
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Sabatini, Baldini, Zeman...grazie di cuore
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Il centrocampista della Juventus Claudio Marchisio, in un intervista al quotidiano sportivo, è tornato a parlare della vittoria di sabato ai danni della Roma. "Ormai siamo abituati a essere marcati a uomo, invece la Roma è venuta a giocare la sua partita e ci ha lasciato molti spazi. Per uno con le mie caratteristiche inserirsi a quel punto è stato abbastanza semplice. La cosa fondamentale però è sempre l'equilibrio tra i reparti. A Firenze per esempio eravamo troppo bassi. Un sapore particolare battere Zeman? Sicuramente, anche se di questa rivalità si è parlato fin troppo. Il concetto è stato un po' esasperato, però... Però resta il fatto che la Roma è un'avversaria molto importante a prescindere da Zeman. Il suo credo è noto, certo gli spazi sabato sera non ci sono mancati. Tra le due tifoserie c'è una rivalità accesa e riuscire a rifilare ai giallorossi 8 reti in due partite giocate nel giro di pochi mesi nel nostro stadio è un precedente difficile da eguagliare".
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